Halford – Scream For Me Brazil

Il 17/09/2010, di .

Halford – Scream For Me Brazil

E’ un Rob Halford in versione natalizia quello che contatta Fabio Magliano in una fredda serata dicembrina, per presentargli ‘Live At Rock In Rio III’, il nuovo DVD realizzato per la sua label personale, testimonianza del momento più alto toccato dal Metal God nella sua carriera solista.

In attesa di prendere il largo a febbraio con il “Priest Feast” in compagnia di Testament e Megadeth, il Metal God si concede un altro importante tuffo nel passato andando a rispolverare con la sua Metal God Entertainment forse il capitolo più importante legato alla sua carriera solista, ovvero lo show che lo ha visto protagonista nel 2001 sul palco del Rock In Rio III, uno dei più importanti festival al mondo, evento che in quell’edizione vedeva sul palco artisti del calibro di Guns’n’Roses, Iron Maiden, Deftones, Sting, Red Hot Chili Peppers e… hem, Britney Spears, REM, Oasis… pronti ad essere accolti da una folla adorante di centinaia di migliaia di persone. ‘Live At Rock In Rio III’ viene oggi buttato sul mercato in versione DVD arricchito da un CD contenente ‘Resurrection’, per l’occasione rimasterizzato e arricchito con due inediti, ennesima trovata manageriale di quella vecchia lenza che risponde al nome di Rob Halford. Pacato e gentile come non mai quando, nel corso di un giro di interviste, ha deciso di fare tappa anche dalle parti di Metal Maniac…
Oggi hai deciso di rendere disponibile a tutti il “capitolo” di Halford legato al Rock In Rio III. Che cosa ti è rimasto di quella esperienza?
“(Rob Halford) Well, devo dire prima di tutto di essere ancora oggi orgoglioso di quel concerto, perché ci siamo presentati a quell’appuntamento tutti in forma splendida, al massimo delle nostre potenzialità. Il feeling tra di noi era perfetto e al momento di salire sul palco eravamo consapevoli che avremmo fatto un grande show. E’ vero, già solo il pensiero di tutta quella gente là fuori può intimidire, però come ho sempre detto il segreto per non farsi piegare dalla tensione è salire sul palco concentrati, focalizzare perfettamente in testa le canzoni da suonare, pensare in ogni istante a ciò che devi fare e a come farlo al meglio. Tutto questo, però, non deve farti perdere la voglia di divertirti e, soprattutto, di goderti il momento, con quell’oceano di gente davanti a te a invocare la tua potenza dandoti energia canzone dopo canzone. Ho ricordi meravigliosi di quel concerto, e guardando questo DVD sono tornati a galla ancora più prepotentemente”
Perché hai deciso proprio oggi di andare a rispolverare quell’esperienza e metterla a disposizione dei tuoi fan?
“Penso che quando tu sei un musicista professionista sia di fondamentale importanza documentare tutto, fare interviste, fare foto, riprendere lo show, muoverti con una buona dotazione di macchine fotografiche e videocamere…perché quello che stai vivendo rappresenta un capitolo importante della storia della musica e sono cose che non devono assolutamente andare perse. So che là fuori ci sono ragazzi che attendono queste cose da me, in molti mi hanno scritto chiedendomi se esistessero testimonianze filmate di quell’evento, e visto che oggi ho la possibilità di muovermi in totale libertà grazie alla mia casa discografica Metal God Entertainment, ho pensato fosse giusto renderli partecipi di quei momenti. ‘Live At Rock In Rio III’ è un lavoro dedicato ai fan del Metal God, a chi c’era quella sera e a chi non ha potuto presenziare, come i miei fan italiani. E’ un modo per condividere anche con loro ciò che ho provato quella notte…”
C’è un aneddoto, un ricordo particolare, un fatto che ti ha colpito particolarmente, che ancora oggi ricordi con piacere legato alla vostra performance al Rock In Rio?
“E’ un ricordo molto divertente che non ha a che fare con il concerto, però te lo racconto lo stesso. Era appena finito lo show e noi dovevamo percorrere un piccolo tratto di strada a piedi per raggiungere il van che ci avrebbe condotto sino ai camerini che erano posti a circa un miglio dal palco. Quando siamo arrivati nei camerini ci siamo girati e ci siamo accorti che Bobby, il nostro drummer, non era con noi. Cosa è successo? Semplicemente è successo che, una volta sceso dal palco, non ha più trovato il van e ha dovuto farsela tutta a piedi. Peccato che Bobby sia solito suonare senza scarpe! E’ arrivato dopo circa quaranta minuti, con i piedi gonfi come meloni, sporchissimi e pieni di graffi, e si è messo a piagnucolare come un bambino: ‘Bastardiiii, mi avete lasciato indietrooooo… me la sono fatta tutta a piediiiiiii…non è così che ci si comportaaaaaa!” E noi giù a ridere come pazzi. Vedi, Bobby è un ragazzone texano estremamente buono, ha un animo dolcissimo, e vederlo ridotto così è stato davvero buffo. Spero di non averti deluso, ma questo è stato un momento davvero divertente che ricordo sempre con gioia”.
Tempo fa, parlando con Bruce Dickinson, mi diceva di essere rimasto sorpreso dalla organizzazione maniacale di quel festival. Tutto a Rio era studiato nei minimi particolari in modo che fosse perfetto. E’ veramente così?
“Si, assolutamente. Tutto è studiato nei minimi particolari per offrire il massimo alle band che suonano, ai loro entourage e soprattutto al pubblico. Rob Medina, il ragazzo che è dietro a tutto questo, ha studiato un evento eccezionale, il palco è semplicemente fantastico, i ragazzi della crew svolgono un lavoro eccellente e tu che ti devi esibire devi davvero salire sul palco e pensare solo a fare il tuo dovere. Vedi, tante volte sali sul palco con mille pensieri, c’è sempre l’incubo della spia che non funziona, delle chitarre che non si sentono… a Rock In Rio invece sai che tutto funzionerà alla perfezione, che tutto andrà come dovrebbe andare, e allora ti puoi davvero godere a pieno quei 200.000 metalhead che sono venuti li per te. Sì, tutto è curato nei minimi dettagli, penso si tratti del festival meglio organizzato al mondo, professionalità alle stelle e attenzione ai particolari sotto tutti i punti di vista”.
Ci sono decine di grandi festival in tutto il mondo, penso al Wacken, al MetalCamp, allo Sweden Rock, al Bang Your Head, al nostro Gods Of Metal… ma l’impressione è che per un artista suonare al Rock In Rio sia qualcosa di ancora diverso e particolare. E’ proprio così?
“Penso proprio di si. Hanno provato a portare il Rock In Rio anche in Europa, a Lisbona, ma non è stata la stessa cosa. Rock In Rio è speciale perché è a Rio! E poi a renderlo particolare è il pubblico… non ci sono grandi festival in Sud America, e quando viene organizzato Rock In Rio vedi riversarsi in Brasile ragazzi provenienti da tutta l’America del sud, dall’Argentina, dal Cile, dal Perù, Venezuela…vedere davanti a te metalhead provenienti da diversi Paesi e non solo di un’unica nazione rende tutto speciale, ha un sapore diverso. Mi spiego:il Gods Of Metal è un grandissimo festival che ha una forte componente italiana e per voi italiani rappresenta un evento atteso tutto l’anno. Rock In Rio è “l’evento” per una importante fetta del Globo, non solo per una nazione”.
A Rio ti eri già esibito nel 1991 con i Judas Priest. Che differenze pensi ci siano tra queste due performance?
“La prima volta che ho suonato con i Judas era nel 1991, da li a poco avrei lasciato il gruppo, l’atmosfera in seno alla band non era più così familiare e questo sicuramente è andato ad influire sulla nostra prestazione finale. Si trattava poi della prima (in realtà era la seconda, Nda) edizione del festival, suonavamo in un immenso stadio a Rio, insieme con i Guns’n’Roses che all’epoca erano la band più celebre del Pianeta, c’era un clima differente, si assistette ad una vera e propria migrazione alla volta di Rio per assistere all’evento. Quando ho suonato con gli Halford la situazione era cambiata notevolmente, il festival si è tenuto in un paese vicino a Rio, ci suonavano nuovamente i Guns ma non avevano più l’impatto mediatico del 1991, mentre per quanto riguarda l’organizzazione è stato tutto perfetto come la prima volta. Hanno allestito una vera e propria cittadella del rock e l’atmosfera che si respirava all’interno era qualcosa di eccezionale. Penso il DVD lasci trasparire abbastanza bene le emozioni di quel giorno, l’idea di realizzare un lavoro simile mi è piaciuta subito perché finalmente avrei potuto condividere anche visivamente con i miei fan quello che il Metal God ha provato quel giorno salendo sul palco”.
Insieme con il DVD è presente una versione rimasterizzata e arricchita di ‘Resurrection’. Hai deciso di andarla a riprendere perché la versione originale non ti convinceva totalmente?
“No, la versione originale di quel disco mi soddisfa ancora oggi, però ho pensato che, visto che c’era la possibilità di fare un lavoro di rimasterizzazione e rendere ancora migliore il suono, fosse giusto sfruttarla. Roy Z, poi, è un maestro nel fare certe cose, quindi ci è parsa una buona idea realizzare questo lavoro e arricchire l’album con alcune nuove canzoni, ‘God Bringer Of Death’ e ‘Fetish’, inserendo poi il tutto nello stesso box del DVD vendendolo ad un prezzo di poco superiore alla versione singola. Musicalmente trovo i due lavori si sposino perfettamente insieme, dopo tutto lo show al Rock In Rio era stato organizzato per promuovere ‘Resurrection’, ci sono diverse versioni proposte sia in chiave live che in studio, quindi è possibile tracciare un’ideale parallelo. E poi penso sia una valida possibilità, per quei ragazzi che all’epoca avevano ‘mancato’ ‘Resurrection’, di andarlo a riscoprire in una versione ancora migliore e completa, in una confezione realizzata dalla mia label, a mio avviso davvero importante”.
A questo punto visto che hai ripubblicato sia Fight che Halford, ci si deve aspettare che esca anche ‘Voyeurs’, il disco inciso nel 1997 con i Two…
“Mah, da qualche parte dovrei avere le registrazioni originali di quel disco, quelle realizzate ancora prima di iniziare la collaborazione con Trent Reznor, e non nego che mi piacerebbe farle ascoltare ai miei fan, perché sono molto più dirette, molto più rock oriented rispetto al disco che tutti conoscono. Prima di ripubblicarlo dovrò però risolvere alcuni problemi legali con la label dell’epoca, però spero prima o poi di riuscire a farlo. L’ho ascoltato non troppo tempo fa, e devo dire che mi ha ancora emozionato parecchio, alcune canzoni sono davvero molto valide, è un peccato se rimangono in un angolo senza avere la possibilità di essere riascoltate, magari con un orecchio differente”.
In conclusione. Con i Judas da febbraio sarai in tour con Testament e Megadeth…
“Si, verremo anche a Milano a marzo. Sono molto eccitato dall’idea di questo tour perché si tratta di tre band storiche, hanno solide basi nel passato ma hanno saputo evolversi e continuare a sfornare nuova musica. Questo tour sarà però soprattutto la celebrazione dei classici del passato. Mi viene da dire che “Megadeth, Judas Priest e Testament back to back”. Per tutti i fan italiani sarà un momento davvero speciale, come lo sarà per noi durante tutto il tour!”.

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