Flying Colors – Quando La Musica Si Fa Arte…

Il 02/01/2020, di .

Flying Colors –	Quando La Musica Si Fa Arte…

Nel mondo delle sette note così come nel cinema o in qualsiasi forma d’arte esistono i miti, le leggende. A volte queste ultime sono fittizie, create ad arte da geni del marketing oppure nascono quasi per caso, a volte invece questi artisti con quell’aurea quasi mitologica esistono veramente, pochi eletti che esprimono un tale talento artistico che è difficile non percepirne la grandezza. E tanto più questo accade quando dalle parole di questo o quel determinato musicista traspare quella grande umità ed umanità che li rende unici. Ecco, questo è l’identikit di Steve Morse, un chitarrista per il quale non ci sarebbe bisogno di alcuna presentazione. Come altrimenti per un chitarrista che ha suonato nella sua carriera con Dixie Dregs, Kansas, Deep Purple e con Jaco Pastorius nei primissimi anni di carriera? Oggi il musicista statunitense è qui con noi per presentarci ‘Third Degree’, terzo studio album prodotto con Flying Colors assieme al fido Dave LaRue, Casey McPherson, Mike Portnoy e l’altro Morse della band, Neal. Un estratto di una chiacchierata dove traspare la passione per un mestiere, quello del musicista, che in tanti vorrebbero intraprendere ma che in pochi sono in grado di portare avanti giorno dopo giorno…

Lo scorso anno, era luglio, ebbi il piacere di fare un’intervista con Mike Portnoy il quale mi disse che stavate finalmente lavorando al nuovo album. Sicuramente non è stato facile visti i molteplici impegni ai quali dovete far fronte: quanto è stato difficile lavorare a ‘Third Degree’? Mi sembra di aver capito che la prima volta che siete riusciti a trovarvi tutti insieme fu a dicembre del 2016
Abbiamo avuto bisogno di tantissimo tempo nell’arco di circa un paio di anni ma ogni volta che ci trovavamo avevamo la sensazione di essere nello stesso punto dove avevamo terminato la volta precedente che magari risaliva a qualche mese prima. Tutto sommato si è lavorato molto velocemente, devo ammettere che ho dovuto mettere da parte un sacco di idee così come ho dovuto calmare gli animi quando eravamo vicini all’arrangiamento finale… semplicemente perché volevo fortemente provare tutte le variabili possibili. Tutti noi siamo abituati a lavorare in autonomia per via dei tanti progetti nei quali siamo coinvolti, quindi essere in questa band richiede che si adotti una mentalità diversa, tutta improntata verso un’attitudine di squadra.
Una delle cose più eccitanti del vostro sound è che la musica esce dagli speakers in maniera naturale, sembra che abbiate lasciato fuori dalla porta il vostro ego con l’unico piacere e scopo di lavorare insieme. Sei d’accordo?
Beh, tutte le persone sono dotate del proprio ego ma noi siamo consapevoli che crediamo nelle opinioni che ciascuno di noi nutre verso l’altro. Ognuno per di più ha l’abilità di fare delle grandi registrazioni per conto proprio, io, poi, voglio fortemente ascoltare musica che non sarei in grado di scrivere da solo! Abbiamo un sacco di cose in cantiere alle quali lavoriamo ma dobbiamo avere la capacità di ascoltarci vicendevolmente.
Personalmente ho apprezzato i vostri albums fin dal disco d’esordio, credo che questa volta il vostro suono è più attuale, ci sono molte più influenze del solito avendo esplorato nuovi territori… voglio dire, questa volta il vostro sound ha incorporato ‘colori’ che sono improntati ad esempio al jazz in una canzone come la meravigliosa ‘Geronimo’ giusto per fare un esempio mentre il gusto per la melodia sovrasta tutto…
Beh, Credo che la band abbia al suo interno un ampio spettro di stili, veniamo da background musicali estremamente differenti. Sì, sono d’accordo con te in merito alle influenze jazz su ‘Geronimo’ che io e Neal abbiamo in comune. Voglio dire, entrambi apprezziamo certe timbriche vocali, c’è una sezione molto divertente in quel brano e devo ammettere che siamo rimasti estremamente soddisfatti di come sia venuta fuori. Il punto iniziale del tutto è stato il basso di Dave… ogni tanto dobbiamo forzarlo a stare seduto per suonare alcuni riff di basso ma quando si mette in moto bisogna fermarlo quando comincia a suonare qualcosa come il riff iniziale di ‘Geronimo’ ahahaha! Quando lo ha fatto sembrava un’intro perfetto da dove iniziare a scrivere una canzone…
Come avete approcciato al songwriting? Avete una modalità di lavoro per così dire standard? Avete cambiato qualcosa durante gli anni oppure semplicemente siete cambiati voi come persone nonché come musicisti che quindi si riflette sul vostro sound?
Penso che il nostro approccio sia sempre stato improntato nel comporre da soli un’idea base o incompleta da portare all’attenzione degli altri membri della band. Poi tutti insieme proseguiamo su quella falsariga cercando di apportare modifiche, migliorie… a volte l’idea iniziale viene spezzettata in tante piccole parti e ricostruita con l’aggiunta di tante parti addizionali.
Steve, ci troviamo di fronte a cinque musicisti incredibili e dall’immenso talento con una tecnica strumentale fuori dal comune eppure il vostro sound riesce ad essere ancora molto accessibile e melodico allo stesso tempo, come può essere possibile? Mike e Neal sono gli esponenti più improntati al prog, te e Dave siete dei musicisti strumentali stupendi e non avete bisogno di nessuna presentazione, Casey aggiunge il suo talento e la sua voce dal timbro estremamente melodico… se vi si prendesse separatamente sembra strano che siate in grado di creare la musica dei Flying Colors… quanta grazia!
Grazie mille per i tuoi complimenti! C’è una grande enfasi nel rimanere estremamente melodici ed anche se ci imbattiamo in una sezione strumentale, questa deve includere una buona dose di melodia per renderla godibile per tutti e non noiosa da ascoltare. Casey è il nostro ingrediente magico grazie al fatto che riesce a esprimersi in tantissime modalità diverse, riesce a cantare con un range talmente ampio che rende tutto più facile. E poi considera che non riesce ad essere d’accordo con nessun arrangiamento melodico nel quale lui non riesca a mettere cuore ed anima!
Prima abbiamo detto che siete musicisti altamente talentuosi… questo vuol dire che la musica è venuta fuori senza sforzo?
No, niente è così facile da portare a termine. Cominciare a lavorare ad una canzone, apportare idee per una nuova canzone è relativamente facile per noi ma poi quando si tratta di assemblare le varie parti e risolvere i problemi di metrica piuttosto che melodica o di tonalità… questo richiede molto tempo e sforzo da parte di tutti. In qualche modo è come la vita: è facile quando sei innamorato, molto più difficile stare insieme quando le situazioni si fanno più complicate.
Quanto è importante per il risultato finale aver condiviso in passato altri progetti? Conoscersi come musicisti e come persone vi ha aiutato a modellare il sound della band così come lavorare a questo disco?
Sai, credo che sapere che io possa contare su Dave per qualsiasi parte si decida di lavorare così come sapere che Mike può suonare qualsiasi cosa, complessa o meno che sia oppure sapere che Neal potrà sempre apportare quel bridge o una stupefacente idea per un coro oppure sapere che Casey non fallisce mai di estrapolare il meglio da tutti noi sia qualcosa di estremamente pregevole. In definitiva, certamente sì, entrambe le situazioni sono di estremo aiuto. Come d’altronde la gente riesce a relazionarsi e rispettarsi influenza di sicuro il risultato finale.
Per questo ‘Third Degree’ avete scritto dieci canzoni ma solamente nove sono finite sulla release ufficiale, la decima è stata utilizzata come bonus track per la versione speciale dell’album: perché non realizzare un album completo con tutte le dieci canzoni senza fare la cosiddetta special edition?
Come potrai immaginare c’è una casa discografica coinvolta, non conosco sempre tutti gli accordi che possano esserci in situazioni di questo tipo. Ma già con le nove canzoni della regular version abbiamo già abbastanza musica per avere un album discretamente lungo da ascoltare. Per noi avere nove canzoni è come se ne avessimo diciotto se stai a guardare tutte le differenti sfaccettature e tematiche che trattiamo in ogni singola canzone.
Raggiungere un buon guitar sound è un lavoro che dura una vita, giusto? Ci sono degli effetti che solitamente utilizzi in studio quando registri?
Sì, certamente! Questa è una delle ragioni principali dello stare in studio: avere tempo per sperimentare differenti soluzioni sonore che altrimenti non avresti modo di affrontare. E devo ammettere che è anche una parte che mi diverte molto, cercare di trovare e creare un determinato suono che vedi modificarsi, crescere fino a quando non prende la sua forma definitiva. E quando arrivo a quel livello rimango sempre stupito di come alla fine le cose trovino sempre una sua forma propria, si crea tutto quasi magicamente tralasciando chiaramente tutte quelle soluzioni che non ti soddisfano come musicista o che non sono adatte al risultato che si vuole raggiungere con quel determinato brano o disco in generale.
Un selezionato numero di live shows sono già stati pianificati, non tantissimi anche se sarebbe stato auspicabile… pensi che andrete a registrare un altro live album come avete fatto in precedenza per le vostre passate release? Pensi che abbia senso oggigiorno quando su YouTube puoi trovare tonnellate di materiale live di ogni genere? Cosa rende indispensabile un live album anche se non ne ne avete pianificato la realizzazione?
Bella domanda, penso che la ragione principale risieda nel fatto che possiamo chiaramente avere il pieno controllo di come questa release debba suonare, quali parti includere e come questo debba essere mixato. In altre parole, possiamo selezionare veramente il meglio con un grande suono, molto meglio di quanto comunemente puoi trovare on line. Inoltre, in un’epoca in cui la gente compra sempre meno dischi con supporto fisico i live album devono avere un suono fantastico per poterli convincere a comprarne una copia.
Steve, mi permetti una domanda che esula dai Flying Colors? Ci sono novità in merito ad una reunion come Dixie Dregs?
La news è… che non ci sono news al momento. Abbiamo fatto un grandissimo reunion tour lo scorso anno, abbiamo festeggiato i 40 anni da quando la line up originale ha suonato per la prima volta insieme. Quindi questo vuol dire che da oggi ogni 40 anni possiamo ripetere l’esperienza ahahaha!
Qual è l’album ed il solo del quale sei maggiormente orgoglioso?
Hmmm… questa è una domanda veramente difficile. Ho avuto il maggior controllo e la maggiore responsabilità al tempo stesso su ‘High Tension Wires’, quello che è stato il mio primo album solista dopo i primi due come Steve Morse Band. Probabilmente se dovessi scegliere un album, sarebbe questo perché proprio per i motivi che dicevo prima è l’album che si avvicina di più a quanto avevo immaginato fin dall’inizio. Forse ‘Tumeni Notes’ contiene uno dei miei solo preferiti perché è stato per certi versi facile suonare con quel tipo di energia in quel momento della carriera nel quale ero abbastanza spossato a tal punto da non interessarmi minimamente a quanto poteva accadere attorno a me nel music business.
Steve, ormai mi sono fatto ‘prendere dall’entusiasmo’ ahahaha! Potresti raccontarci qualche aneddoto quando incontrasti Jaco Pastorious e Pat Metheny quando eri a scuola?
Ricordo con molto affetto i momenti in cui suonavo con Jaco a casa sua alla domenica… una volta accadde solamente dopo che insistentemente mi chiese di correre sulla spiaggia ed andare a fare surf per scaricare un po’ di energia. Correva sempre molto velocemente! Mentre Pat ed io solitamente ci trovavamo nella stanza del dormitorio dove vivevo improvvisando insieme per sessioni indimenticabili. E’ stata una mia grande influenza, non tanto perché cercassi di copiare il suo stile ma per la sua tenacia e la sua passione per la musica. Mi ha incoraggiato e supportato fin dagli inizi con quel manipolo di musicisti con i quali formammo i Dixie Dregs.
Hai lavorato con i Dixie Dregs, Flying Colors, Kansas e Deep Purple solo per fare qualche nome, senti il bisogno di indossare un ‘abito’ diverso come compositore e come chitarrista ogni qual volta ti approcci a lavorare ad un differente progetto?
Oh sì, questa è una lezione che alla fine sono riuscito ad imparare. Ma in effetti è stato semplice fare ciò che ho fatto nelle varie band: suonare nel miglior modo possibile le parti che rendono quella canzone così particolare e magica. Inoltre, non ho mai dimenticato le radici di questa o quella band così come ho sempre avuto molto rispetto per il passato di questa o quella band alla quale ho avuto la fortuna di collaborare. La cosa migliore, se riesci a essere una persona con forti convinzioni personali, è cercare di trovare dei compromessi e lavorare con altri musicisti anche quando loro sono in qualche modo in disaccordo con te.
Dopo tutti questi anni, quanto è difficile per te lavorare ‘al prossimo progetto’? Non ti sei mai sentito completamente appagato e quindi, in un certo senso, ‘arrivato’?
Per me, c’è solo un livello valido: essere pienamente coinvolti. E’ facile rimanere ad un tale livello quando suoni musica con la quale tu riesci totalmente a relazionarti. Suono ogni singolo giorno, non importa se mi sento ispirato oppure no, questo mi aiuta a suonare con meno sforzo quando mi sento ispirato e mi siedo a scrivere nuova musica.
Quando un grande musicista come te suona, sembra che ogni nota sia facile da suonare… ma forse il grande musicista è quello che riesce a suonare le cose più complesse facendole sembrare estremamente facili da riprodurre. Quanto è facile o difficile per te suonare? Se pensi ai tuoi esordi… come ti senti oggi come songwriter e musicista?
Per ragioni prettamente fisiche oggi ho bisogno di più tempo per esercitarmi rispetto a quando ero più giovane. Non posso esimermi dal saltare delle attente e salutari prove prima di ogni concerto ma quando sono on stage mi sembra di avere quaranta anni in meno, questo è quello che conta di più. Ma il giorno successivo, con alcuni dolori articolari e la sensazione che niente nel mio corpo si possa muovere correttamente, ho bisogno di ancora maggior lavoro per essere pronto nuovamente! Ogni persona su questo mondo immagino abbia gli stessi problemi se continua a fare gli stessi sforzi di quando era ragazzino anche se ha superato i sessanta o i settant’anni ahhahahaha!

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