Heilung + Eivør + Lili Refrain @Alcatraz, Milano, 09 dicembre 2022

Il 14/01/2023, di .

Heilung + Eivør + Lili Refrain @Alcatraz, Milano, 09 dicembre 2022

Finalmente sbarca in Italia il collettivo neofolk sperimentale Heilung, all’attivo da pochi anni ma già nome di punta di moltissimi eventi in tutta Europa, e dopo stasera anche i più scettici capiranno perché. In un cartellone orgogliosamente inflazionato al femminile anche Eivør e Lili Refrain. Arriviamo all’Alcatraz e la fila per entrare è fuori da ogni previsione, ci muoviamo piano nel freddino umido del dicembre milanese, scivolando tra una folla di visi dipinti, stringhe di pelle e coprispalle di pelliccia, segno che c’è chi prende davvero sul serio il rituale pagano a cui andremo ad assistere tra poco.

Una carichissima Lili Refrain apre le danze con i suoi loop magnetici, l’artista romana ha accompagnato gli Heilung per tutto il tour e ci ha raccontato qui, nella nostra intervista, come si sono conosciuti e subito piaciuti. Unica luce blu, palco minimal, e il nostro folletto di nero vestito ci immerge in un suono liquido fatto prima di piccole placide onde folkloreggianti, per poi agitarsi man mano con stratificazioni noise fino a scatenare un inferno post industrial con tanto di chitarre distorte e synth che si aggiungono alle percussioni, tutto accompagnato dalla voce sciamanica, cristallina e potente di Lili. Un mantra suburbano che serpeggia dall’asfalto alle cime verdi di foreste vergini. Un’artista con grandi potenzialità, capace di tenere col fiato sospeso anche il pubblico dei grandi eventi, se non la conoscete, rimediate.

Setlist:
Ichor
Sangoma
Mami Wata
Terra 2.0
Travellers
Earthling

Breve cambio palco e compare, eterea e luminosa, la cantautrice faroese Eivør accompagnata da un solo musicista, il palco resta spoglio, le luci soffuse, siamo tutti completamente rapiti dalla performance vocale onirica e sognante. Nonostante l’artista vanti una carriera ventennale che spazia dal jazz alle colonne sonore di famosi videogames, il set di stasera è incentrato sui suoi brani più folk, più dolci e melodiosi: una grandissima voce, modulata con grande maestria per creare pattern ritmici e toccare note altissime senza nessuno sforzo apparente. Sembrava un po’ fuori posto da cartellone ma ci ricrediamo dopo averla ascoltata. Un soffice tappeto di muschio su cui siederemo a gambe incrociate durante l’intensa cerimonia pagana che gli Heilung stanno per servirci.

Setlist:
Salt
Lívstræðrir
Í Tokuni
The Last Kingdom
Gullspunnin
Trøllabundin

Ed ecco che lo scenario cambia completamente, rami, foglie, corna, tantissimi strumenti sul palco, incenso, costumi, pelle dipinta: lo spettacolo è visivamente d’impatto. L’atmosfera si fa sempre più calda, il pubblico è numeroso e carico, il rituale pagano può avere inizio.
Non è questa la sede per spiegarvi nel dettaglio gli strumenti ancestrali di pelle e corna e ossa e argilla, tantomeno il senso dell’utilizzo del proto-norvegese o delle rune, quello che voglio raccontarvi è la sensazione di magia, di ritorno alle origini, di connessione con l’altro essere umano, con la natura e con gli spiriti, di come questa musica, dal vivo ancora di più, riesca a scavare dentro e risensibilizzare punti sopiti, nello stomaco, nel cuore e nel cervello, musica che ci rilassa e ci fomenta fino allo sfinimento, ossessivi ritmi tribali e litanie sciamaniche che creano portali per mondi passati, un viaggio nel tempo certo, ma anche nello spirito di ognuno degli astanti, ognuno vissuto nel più personale dei modi, ne sono certa.
Quello di cui ancora non sono ancora certa ma ne sono la prima vittima, è il motivo per cui orde di metallari cattivi, della peggiore specie, blackster incalliti e odiatori seriali, siano così tanto affascinati da questo stile musicale che si fa sempre più spazio nei nostri podcast e nei festival di tutta Europa. Un mistero da approfondire con esperti del settore (aka psicologia della musica).
Dai Wadruna ai Dead Can Dance, la musica degli Heilung con il nuovo album ‘Drif’ ha iniziato ad uscire dai confini scandinavi per volgere lo sguardo alle terre più a sud, abbiamo sentito la differenza sul disco ma ci è mancata dal vivo, infatti in scaletta non sono presenti ‘Tenet’ o ‘Marduk’ o ‘Urbani’, non che sia stato un problema, sia chiaro, l’overdose emozionale è stata sufficiente, a prescindere dalla latitudine a cui si ispira.
Kai Uwe Faust, Christopher Juul e la spettacolare Maria Franz, accompagnati da altri sei talentuosi musicisti e da un cast di dieci guerrieri figuranti hanno messo in piedi uno spettacolo che ci resterà negli occhi e nelle viscere per molto tempo.
L’amplified history, come definiscono gli Heilung la loro musica, è stata percepibile chiaramente nei brani/rievocazione e nelle coreografie ricercate, negli utilizzi delle luci, del fuoco, del fumo, delle lanterne, nei cori perfettamente sincronizzati, nell’alternarsi di voce cantilenante e gutturale maschile e ritmica e ieratica femminile, incutendo rispetto, trasmettendo passione e forza, accarezzandoci con delicatezza ma allo stesso tempo rendendoci guerrieri col sangue in faccia, permettendoci di viaggiare lontano e sentirci, per qualche momento, tutti fratelli.

Setlist:
Opening Ceremony
In Maidjan
Alfadhirhaiti
Asja
Krigsgaldr
Hakkerskaldyr
Svanrand
Norupo
Othan
Traust
Anoana
Galgaldr
Elddansurin
Hamrer Hippyer
Closing Ceremony

 

Si ringraziano per il contributo fotografico Wolfgang Schmitt di Spiegelwelten Photography e Anima Mundi

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