Nile + Hideous Divinity + Intrepid + Monastery @ Revolver, San Donà di Piave (VE), 28 settembre 2024

Il 10/10/2024, di .

Nile + Hideous Divinity + Intrepid + Monastery @ Revolver, San Donà di Piave (VE), 28 settembre 2024

Il Revolver di San Donà di Piave si è trasformato per una sera nel tempio del death metal, con i leggendari Nile che, per la quarta volta in sei anni, sono tornati a devastare il pubblico di queste parti. Dopo aver già calcato i palchi veneti con band del calibro di Terrorizer, Hate Eternal, Vitriol e Krisiun, i Nile hanno confermato ancora una volta di essere un punto di riferimento imprescindibile per il death metal più tecnico e feroce.

Nile in tour europeo per promozionare il nuovissimo ‘The Underworld Awaits Us All’, accompagnati da una triade di tutto rispetto: i Monastery, ungheresi, gli Intrepid dall’Estonia e gli italianissimi Hideous Divinity. Ma andiamo con ordine.

I Monastery hanno aperto la serata, avvolti da un intreccio di luci giallorosse che tanto evocavano diaboliche fiamme infernali, delineando già le tracce di ciò che sarebbe venuto. Nel cuore del loro set, il frontman ha lanciato un grido deciso: “Let’s speed up a little bit”, e da quel momento la loro esibizione è esplosa in un turbine di riff vorticosi e ipnotici, alternati a ritmiche più melodiche che ci hanno aperto via via la strada per lo show degli Intrepid, una vera e propria rivelazione!

Giovani e pieni di energia, gli Intrepid sono saliti sul palco con una presenza scenica che ha catturato l’attenzione di tutti. Il cantante, con i suoi lunghi dreadlock, si è lanciato in un headbanging furioso, trascinando il pubblico in una scarica di adrenalina pura. Indossando una maglietta dei Darkthrone, ha ribadito il suo amore per il black metal, mentre l’intro, dominato da voci infernali, ha solo sancito la quiete prima di un set energico e velocissimo… È stata infatti la tecnica del chitarrista a lasciare il segno, il quale, preciso come un metronomo, ha sfoderato riff complessi e ritmiche veloci con una naturalezza impressionante! Nonostante la loro giovane età, questi ragazzi hanno dimostrato di essere già in grado di destreggiarsi tra groove e momenti di pura aggressività, incarnando una promessa vibrante per il futuro del death metal europeo. Un nome da segnarsi, indubbiamente.

Il palco è stato quindi affidato agli Hideous Divinity. Gruppo di Roma, che nasce nel 2007 come progetto in studio, da un’idea del chitarrista Enrico Schettino, promotore di una band che si è via via trasformata in qualcosa di estremamente solido ed affiatato, a partire dal frontman Enrico Di Lorenzo, presenza costante sin dal primo disco, così come appunto Schettino alla chitarra. Stefano Franceschini, con un passato negli Aborted, è entrato nella band con il secondo album, mentre Edoardo Di Santo, che suona anche con gli Ade, è l’ultimo arrivato, ma che si è subito integrato alla perfezione nel gruppo.

Con cinque album, un EP e un demo all’attivo, tre di queste release pubblicate dall’etichetta Century Media, gli Hideous Divinity hanno consolidato il loro status nel panorama death metal europeo. Hanno calcato i palchi di tutta Europa e America, partecipando a una decina di tour internazionali, spesso condividendo la scena con colossi del genere come Cannibal Corpse, Krisiun, Aborted, Cryptopsy, Vader e Hypocrisy.

E con il live di stasera, la band capitolina ha confermato ancora una volta tutto il suo valore: la scaletta ha infatti mostrato sia la loro maestria tecnica che una gran capacità a bilanciare brutalità e complessità compositiva. Apertura affidata a ‘Dust Settles On Humanity’, un brano che ha immediatamente immerso il pubblico nell’atmosfera opprimente tipica del loro sound. Sono seguiti poi pezzi come ‘The Numinous One’ ed ‘Against The Sovereignty Of Mankind’, che hanno scatenato il mosh pit e dichiarato l’intento dei nostri! ‘The Deaden Room’ ha trascinato il pubblico in un abisso di riff taglienti e growl infernali, mentre ‘Quasi-Sentient’ ha confermato l’incredibile coesione tra i membri della band. Ma è stato con ‘Chestburst’ che gli Hideous Divinity hanno dato una nota speciale alla serata: annunciato come pezzo ispirato dal celebre film ‘Alien’, il brano ha evocato tutto il terrore e l’adrenalina di quella pellicola iconica, con la band che ha infuso una potenza brutale degna appunto della fama dello xenomorfo… La furia è proseguita poi con ‘Angel Of Revolution’, che ha mantenuto alto il ritmo, fino ad arrivare a ‘Mysterium Tremendum’. Con degna chiusura alla mercè di ‘Cobra Verde’, brano che ha esaltato al massimo la performance degli Hideous Divinity. Massacranti!

È stata quindi la volta dei maestri Nile, band tra le più autorevoli in fatto di death metal tecnico, che hanno regalato ai fan una performance capace di trasportarci tra le sabbie dell’antico Egitto, una performance carica di potenza e precisione. La band, composta dal fondatore Karl Sanders (chitarra e voce), George Kollias (batteria), Dan Vadim Von (basso e voce) e Zach Jester (chitarra e voce), ha dominato il palco con uno spettacolo che non ha lasciato spazio alla debolezza. Mancava solo una data alla fine del loro tour, e l’affiatamento del gruppo, ormai rodato, è emerso in ogni sua nota.

L’introduzione allo show ha creato l’atmosfera perfetta: un’invocazione ricca di pathos, evocativa delle terre dei faraoni, accompagnata da luci rosse che avvolgevano il palco. Il suono dei tamburi ha intensificato l’attesa, mentre Karl Sanders è entrato in scena con una croce ansata egizia al petto, segnando l’inizio di un vero e proprio rituale. Sin da subito si è capito che lo spettacolo è ormai una macchina ben oliata: ogni dettaglio è perfettamente calibrato, e la presenza scenica della band è imponente. Con una scaletta che è stata una cavalcata attraverso alcuni dei brani più iconici della discografia della band. L’apertura con ‘Sacrifice Unto Sebek’ ha dato il via a un’esplosione di mosh pit e headbanging, tra sudore e capelli che letteralmente volavano in sala! La brutalità di ‘Defiling The Gates Of Ishtar’ e ‘To Strike With Secret Fang’ ha mantenuto il pubblico in uno stato di euforia mistica. Con la band che ha mostrato una perfetta alternanza vocale tra i tre chitarristi, con Karl Sanders che, nonostante il suo sorriso pacato, ha scatenato riff pesanti come macigni. Dan Vadim Von, con il piede costantemente sul monitor, ha tenuto il pubblico incollato con la sua presenza fisica e la sua aggressività strumentale, mentre Zach Jester ha contribuito con voce e chitarra a costruire la piramide sonora tanto massiccia da far tremare le pareti del locale.

Pezzi come ‘Kafir!’, ‘Vile Nilotic Rites’ e ‘In The Name Of Amun’ hanno mostrato tutta la forza devastante del batterista George Kollias, le cui mani correvano sapientemente sulle pelli. Prima dell’ultimo brano, Karl ha pronunciato un chiaro monito al pubblico: “Make this one count”, un invito a vivere l’ultimo brano, ‘Black Seeds Of Vengeance’, con tutto l’entusiasmo e la passione che restavano.

Lo show si è chiuso con un ritorno all’atmosfera egizia, mentre Sanders ha salutato i fan con un pugno ai ragazzi delle prime file e un’ultima dichiarazione destinata a rimanere nel cuore dei presenti: “Metal will always be alive”…

Con queste parole, il suono evocativo di melodie antiche e invocazioni demoniache, il concerto è giunto al termine, lasciando un pubblico esausto ma pienamente appagato e consapevole di aver assistito a qualcosa di potente tra storia sacra del death metal e nuove realtà pregne di potenzialità e di nuovo vigore.

 

Foto di Federico Benussi

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