Conception – State Of Deception

Il 15/04/2020, di .

Gruppo: Conception

Titolo Album: State Of Deception

Genere:

Durata: 39:00 min.

70

Uno degli eventi positivi in questi mesi particolari è il ritorno sulle scene dei Conception, enfant prodige nei primi anni‘90 autori di dischi di assoluto valore come ‘Parallel Minds’ e ‘In Your Multitude’ e seguiti dal loro canto del cigno, quel ‘Flow’ che segnò il loro ritiro dalle scene come band prima che questi musicisti si rendessero protagonisti in altre bands/progetti come Ark o Kamelot anche se sembra quasi superfluo ricordarlo. Di certo, la voce talentuosa e magnetica di Roy Khan è mancata per tanto tempo agli appassionati dopo la sua dipartita dai Kamelot così come la chitarra di Tore Ostby ma fortunatamente la storia questa volta è a lieto fine poiché la coppia di musicisti norvegesi con il resto della storica line up si ripresenta al grande pubblico con un nuovo album intitolato ‘State Of Deception’ dopo l’antipasto fornito con il precedente ep ‘My Dark Symphony’. Il come back firmato dal quartetto non è un album di facile ascolto, certamente non fa parte di quei dischi che colpiscono per immediatezza e che te lo fa immediatamente apprezzare. Ma da una band come loro non ci saremmo aspettati niente di diverso, la profondità e la complessità emotiva di questi brani rispecchia perfettamente quello che è lo stile per il quale sono stati considerati fino ad oggi una cult band a tutti gli effetti. Finalmente possono scrollarsi questa pur meritata nomea producendo una manciata di canzoni con un taglio decisamente dark per un disco eterogeneo che cresce con gli ascolti, ad aprire le danze ci pensa la strumentale cinematica ‘In : Deception’ seguita dalla semplice struttura della successiva ‘Of Raven And Pigs’ disorientando l’ascoltatore che si sarebbe aspettato brano di ben altra e più complessa struttura. Certo su questo brano come nella seguente ‘Waywardly Broken’ non ci sono preziosismi progressivi che ci si sarebbe attesi mentre la voce di Roy Khan spicca per teatralità e dinamismo. ‘No Rewind’ si dimostra fin dalle prime battute più energica, maggiormente eclettica e più vicina a quanto siamo stati abituati ad ascoltare dai Conception sull’ultimo studio album ‘Flow’, quasi una sua naturale prosecuzione grazie alle reminescenze che possiamo cogliere nelle parti chitarristiche di Ostby così come negli arrangiamenti globali di un brano ben riuscito. ‘The Mansion’ è il primo vero momento di calma e relax del disco, il piano dai toni melodrammatici che introduce questo pezzo riporta per certi versi alla mente quanto già fatto da Roy Khan con i Kamelot nel modo in cui la sua voce viene utilizzata mentre il resto della band si cimenta su territori fino ad oggi poco esplorati, il guitar solo di Ostby è minimalista e non invadente lasciando quindi spazio ai già citati toni melodrammatici di cui il brano è intriso grazie anche alla partecipazione di Elize Ryd (Amaranthe). I toni che troviamo qui  sono anche riscontrabili successivamente su un altro brano intitolato ‘Anybody Out There’ mentre probabilmente il miglior brano del lotto è rintracciabile in ‘She Dragon’, un bel mix delle atmosfere di ‘Flow’ e ‘In Your Multitude’ che probabilmente i fans avrebbero voluto ritrovare maggiormente diluito sull’intero lotto di canzoni che compongono ‘State Of Deception’ e catturando l’energia e l’essenza stessa del sound dei Conception. Il songwriting della band, nonostante siano passati più di vent’anni dall’ultimo studio album, è rimasto inalterato, la classe che contraddistingueva i primi lavori è la stessa ma certamente il risultato finale non poteva che essere diverso da quanto ci si sarebbe aspettato. Le aspettative erano altissime, ancorate alle sensazioni che si erano provate nell’ascoltare l’ultimo ‘Flow’ ma è indubbio che il tempo intercorso ha cambiato gli uomini prima che i musicisti ed era chiaro che il sound non avrebbe potuto rimanere uguale a se stesso. Ma sono riusciti a collezionare un gruppo di canzoni altamente drammatiche ed emozionali, non è un disco che potrà piacere a tutti soprattutto se ci si ferma a poche sessioni di ascolto. Unico neo, la produzione che in certi frangenti non rende giustizia al loro songwriting. Ne è valsa la pena aspettare più di vent’anni? Toglietevi tutte le aspettative che questi anni di attesa hanno creato in voi, apprezzerete così totalmente ‘State Of Deception’ altrimenti ne uscirete scottati.

Tracklist

01. In: Deception
02. Of Raven and Pigs
03. Waywardly Broken
04. No Rewind
05. The Mansion (feat. Elize Ryd)
06. By The Blues
07. Anybody Out There
08. She Dragons
09. Feather Moves (Remastered

Lineup

Tore Østby; guitars, keyboards
Roy Khan; lead vocals
Ingar Amlien; bass guitar
Arve Heimdal; drums