Minatox69 – Collapse

Il 13/06/2020, di .

Gruppo: Minatox69

Titolo Album: Collapse

Genere:

Durata: 34 min.

Etichetta: Autoprodotto

68

Debutto sulla lunga distanza per i Minatox69, gruppo modern metal italiano in attività da una decina d’anni e con alcuni EP alle spalle. Per la verità, a prima vista avrei giurato di essere dinanzi a un gruppo milanese, sia per affinità di stile con alcune realtà di riferimento che per assonanza – il monicker non può non ricordarmi la vecchia definizione “Milanox” o magari il quotato ‘Irae Melanox’ degli storici Adramelch… ma stiamo divagando, anche perché il quintetto viene da Bassano del Grappa, carico di una rabbia che non ha comunque nulla da invidiare rispetto al classico sound “urbano”.
Si parlava di stile, che nel caso dei Minatox69 è (quasi) tutto: sin dall’opener ‘Can’t Believe’ gli intenti sono chiaramente quelli di combinare l’aggressività e l’incedere ostinato dei tempi Nu Metal con la melodia tipica dell’ondata thrash / groove dei primi anni Novanta. Il risultato? A tratti acerbo, ma con spunti interessanti qua e là, specie dove gli intenti sperimentali prendono il sopravvento, lasciando cadere un arpeggio in luogo di un riff in palm muting, un ritmo schizzato invece del monolitico muro di batteria d’ordinanza.

In base a questa premessa, potremmo dividere ‘Collapse’ in due distinte sezioni: da un lato troviamo la title-track, in cui le armonizzazioni delle chitarre fanno anche il lavoro spesso affidato alle tastiere in questi frangenti, non lesinando un rifferama che richiama i padri putativi Pantera, in particolare quelli di ‘The Great Southern Trendkill’; sulla stessa linea corrono le melodie di ‘Frozen Blood’ e ‘Cupidity’, i cui chiaroscuri richiamano la grande tradizione italica di matrice Glacial Fear o Addiction 96 (inconsapevolmente?) e il tutto concorre a costruire un lavoro novantiano sino al midollo, con un riffing da headbanging furioso e forsennato contornato da cambi di tempo ragionati che non sconfinano mai nel prog/djent (fortunatamente, aggiungerei). Dall’altra parte siamo accompagnati attraverso le evoluzioni nervose di ‘Next Enemy’ e ‘Guilty’ che ricordano i Brutal Truth più sperimentali, pur in un sostrato decisamente più melodico: un’evoluzione che fa pensare a un compromesso impossibile tra Pantera e Voivod di epoca ‘The Outer Limits’, un’impressione che ricorre su ‘Plastic Apocalypse’, uno degli episodi migliori del lotto. Fuori dal confronto, la testamentiana ‘Cyrus’, che si snoda nel duetto tra le chitarre e il basso e ci consegna una band in grado di scrivere passaggi musicali di sicuro interesse.

Insomma, i presupposti per fare ancora meglio in futuro, direzionando in maniera ragionata sia la rabbia che l’intento sperimentale; intanto, quello che conta è non farsi fuorviare da un artwork assolutamente inadeguato, che in qualche modo ricorda una versione fumettistica di Mondocane, il vecchio progetto di Necrodeath e Schizo…

Tracklist

01. Can’t Believe
02. Nothing New Under The sun
03. Collapse
04. Frozen Vlood
05. What
06. Guilty
07. Next Enemy
08. Plastic Apocalypse
09. Cupidity
10. Cyrus

Lineup

Fox: guitars
Bozart: vocals
Checco: bass
Tado: drums
Cupido: guitars