MSG – Immortal

Il 28/01/2021, di .

Gruppo: Michael Schenker Fest

Titolo Album: Immortal

Genere:

Durata: 45 min.

Etichetta: Nuclear Blast

Distributore: Warner

78

Prima ‘Resurrection’, poi ‘Revelation’ e ora ‘Immortal’. Non fa una piega, no? Chiunque sia affezionato all’universo hard’n’heavy sa quanto nel suo immaginario i titoli e i nomi occupano un posto privilegiato, e il prodigio teutonico della sei corde per eccellenza non fa eccezione. Anzi, una novità c’è, per il puntuale appuntamento discografico con Michael Schenker: il ritorno al monicker MSG dopo i succitati due dischi usciti sotto l’egida del “carrozzone” Michael Schenker Fest. Solo un dettaglio, oscurato dalla corrispondenza tra gli acronimi? Niente affatto: è tempo di grandi celebrazioni e il Nostro affila l’ascia in occasione del cinquantenario della propria incredibile carriera, iniziata con gli Scorpions e proseguita con UFO e MSG, costellata sì da luci e ombre ma densa di vette artistiche raggiunte per via di un talento davvero fuori dal comune.
Così, ‘Immortal’ è a tutti gli effetti un disco targato Michael Schenker Group, con un altro prodigio dei nostri tempi ad occupare il posto che fu di Barden, Bonnett e McAuley dietro al microfono: parliamo di Ronnie Romero, l’ugola d’oro che ha di recente accompagnato il ritorno dei Rainbow e che ormai troviamo dilagare in qualsiasi progetto “di genere” dei nostri tempi. A ben donde, data la caratura del ragazzo che ricorda da vicino le voci dei grandi singer scolpiti nell’Olimpo degli amanti di certe sonorità. Eppure, vuoi per le contingenze del periodo, vuoi per gli intenti (auto)celebrativi, anche su questo nuovo disco Schenker non ha potuto fare a meno di farsi prendere la mano e metter su ancora una volta un cartellone con ospiti di grido a suggellare determinate track: parliamo di Brian Tichy e Simon Phillips ad affiancare Bodo Schopf dietro le pelli, ma anche di un lotto di cantanti degno delle grandi occasioni, tra cui Joe Lynn Turner e Ralf Scheepers.
Tocca in effetti al frontman dei Primal Fear aprire le danze con ‘Drilled to Kill’, un pezzo acceptiano fino al midollo e tagliente come una rasoiata, con l’apporto dell’ex Gamma Ray che aggiunge teutonicità a un progetto che in genere guardava al mondo angloamericano. Non solo: il contributo di Derek Sherinian alle tastiere è degno erede di quel contrappunto imbastito da colossi come Lord, Airey o Rosenthal nei solchi di Deep Purple e Rainbow. Citiamo ancora una volta la corte del Man In Black per antonomasia e non a caso, dato c’è sempre stato un po’ di Blackmore nei quartieri generali di Schenker; l’approdo di Joe Lynn Turner per cantare ‘Don’t Die On Me Now’ non fa che confermare questa volontà di avere una vera e propria “firma d’artista” a suggello delle composizioni, una timbrica immediatamente riconoscibile che riporti l’ascoltatore su quei lidi dove il rock giganteggiava e dominava le classifiche.
Tuttavia, un album come questo non è fatto solo di ospiti illustri: sono pezzi come ‘Knight of the Dead’ e soprattutto ‘Sail The Darkness’ a dare il senso dello stato di forma del Wunderkind. Ecco, ascoltate quest’ultima e ditemi se non è Ronnie Romero l’erede dei grandi singers del proto/power, in uno strano svolgersi degli eventi che lo accosta al più noto Adam Lambert se guardiamo al peso dell’eredità da trascinare sulle spalle. Giudizi di merito a parte, la citata ‘Sail The Darkness’ è indiscutibilmente un nuovo classico da ascoltare in repeat, che non può che trovare la propria collocazione accanto a pezzi da novanta come ‘Armed and Ready’, ‘Lost Horizons’ o ‘Desert Song’. E a proposito di classici, di indiscusso interesse è la nuova versione di ‘In Search Of The Peace Of Mind’, vero e proprio manifesto della poetica chitarristica schenkeriana, essendo tra l’altro il primissimo pezzo mai scritto dal Nostro, all’epoca di ‘Lonesome Crow’ degli Scorpions: ritroviamo qui proprio i contributi di Barden, McAuley e Doogie White ad affiancare Romero, con l’assolo collocato in coda che è la migliore espressione del tormento interiore di questo prodigio della sei corde a cui mezzo mondo di virtuosi deve più di quanto l’ascoltatore distratto sia disposto a riconoscere, un monologo interiore espresso per mezzo dei lick chitarristici che hanno fatto la Storia e ispirato generazioni su generazioni di axemen, a partire proprio dall’iconico assolo presente nell’originale.
Vale poi la pena di lasciarsi trascinare dalla power ballad ‘After the Rain’, dalla coinvolgente ‘The Queen Of Thorns And Roses’ (entrambe con Michael Voss ospite alla voce) o dalla scoppiettante e graffiante ‘Devil’s Daughter’, per concludere che da questi solchi emerge il feeling più profondo dispiegato da Michael Schenker, che dimostra ancora una volta una capacità di convogliare emozioni che non tutti i grandi del tempo che fu possiedono ancora. Poi, i difetti ci sono tutti: una certa bulimia di ospiti e qualche filler che si limita al compitino, come ‘Come On Over’ e ‘Sangria Morte’, ma torno al punto e ribadisco che ‘Immortal’ è un buon disco di hard rock suonato con maestria e composto con il cuore da chi si abbevera tuttora a quella fonte di ispirazione che ha dato vita a capolavori immortali.

Tracklist

01. Drilled To Kill
02. Don´t Die On Me Now
03. Knight Of The Dead
04. After The Rain
05. Devil’s Daughter
06. Sail The Darkness
07. The Queen Of Thorns And Roses
08. Come On Over
09. Sangria Morte
10. In Search Of The Peace Of Mind

Lineup

Michael Schenker: guitar, vocals
Ronnie Romero: vocals
Ralf Scheepers: vocals
Joe Lynn Turner: vocals
Michael Voss: vocals
Barry Sparks: bass
Steve Mann: guitar, keyboards
Bodo Schopf: drums
Simon Phillips: drums
Brian Tichy: drums

Gary Barden: vocals
Robin McAuley: vocals
Doogie White: vocals
Derek Sherinian: keyboards