Love And Death – Perfectly Preserved

Il 10/03/2021, di .

Gruppo: Love And Death

Titolo Album: Perfectly Preserved

Genere: , ,

Durata: 36 min.

Etichetta: Earache Records

74

Dinanzi ai Love And Death si resta impotenti, perchè se da un lato ‘Perfectly Preserved’ colpisce nel segno, dall’altro giunge a otto anni di distanza dal precedente ‘Between Here And Lost’, debutto post EP ‘Chemicals’ (2012). Questo perché non solo Brian “Head” Welch, cantante e fondatore della band nel lontano 2012 (un anno prima di rientrare nei Korn), ma anche gli altri membri pare abbiano progetti paralleli che richiedono più tempo e/o impegno (come il bassista Rauch, fondatore/chitarrista dei RED e chitarrista dei Breaking Benjamin), facendo passare i Love And Death indubbiamente in secondo piano. È anche vero che non tutto il male vien per nuocere, perché il materiale scritto e spalmato su più anni di lavoro può risultare più qualitativo. Infatti, superata l’intro ‘Infamy’, nella quale Head assecondato da pianoforte e da una sezione d’archi ci accoglie all’interno di questo album (“…Perfectly preserved, follow you to the unknown, to infinity, find you at your worst, show me where you die alone, to live in infamy.”), la cadenzata ‘Tragedy’ e il primo singolo estratto ‘Down’ non fanno prigionieri, mantenendo pressoché intatto il trademark della band con soluzioni già riscontrate in passato, ovvero un perfetto mix tra Nu e Alternative Metal (non siamo per niente lontani da ‘Paralyzed’, singolo apripista dell’album di debutto). Se la cover in stile Hard Rock di Dj Snake con Justin Bieber ‘Let Me Love You’, cantata per la maggiore dal chitarrista Bareis, più portato per soluzioni “commerciali” vocalmente parlando, e impreziosita dalla voce della talentuosa Lacey Sturm (di cui vi consiglio l’ascolto dell’album solista ‘Life Screams’ [2016]), nulla toglie e nulla aggiunge a questo lavoro, con ‘Death Of Us’ si riprende a fare sul serio. È forse questa una delle migliori rappresentazioni dei Love And Death, coadiuvata da ritmi Alternative in bilico tra la band madre di Head e quelle di Rauch e, di conseguenza, da una giusta dose di elettronica a supporto, come già attuato dai Korn a partire da ‘The Paradigm Shift’ del 2013 e al cui periodo queste soluzioni, oltre ai riff di chitarra lungo tutto l’album, assomigliano. Arrivati alla sesta traccia ‘Slow Fire’ la proposta, purtroppo, comincia a farsi un po’ ripetitiva, essendo stata ormai ben assimilata dall’ascoltatore, e personalmente il brano non fa nulla per (in)trattenerlo, forse perché preceduto da materiale sicuramente superiore, forse perché scandito da un ritmo (troppo) lento, quando ci si aspetterebbe che ‘Perfectly Preserved’ svolti. In questo senso, nemmeno l’austera ‘The Hunter’, nonostante l’interessante partecipazione di Keith Wallen, regala al disco quel salto di qualità che è naturale chiedere. Chiariamoci: non sono due tracce brutte, anzi prese singolarmente si fanno apprezzare, ma arrivati a metà lavoro rappresentano semplicemente un qualcosa di già sentito, con l’ulteriore difetto di non essere all’altezza di chi le precede. ‘Lo Lamento’, nonostante una certa linearità, perlomeno contiene un signor ponte che apre al ritornello conclusivo, per poi ripetersi in parte e chiudere il brano, tra sfoghi vocali di Head e una rabbia che temevamo non trovare più. Fortunatamente, il finale è in crescendo con la più variegata e ispirata ‘Affliction’, nella quale Head e Bareis osano dal punto di vista vocale (a dimostrazione che la loro, da inizio a fine disco, è un’ottima alchimia), e le cui strofe rimandano al periodo ‘The Serenity Of Suffering’ (2016) di Korniana memoria (soprattutto alla sottovalutata ‘Die Yet Another Night’), tra fraseggi di chitarra e una sezione ritmica sugli scudi. Con ‘White Flag’ i giochi si chiudono degnamente: ottimo il ponte centrale dove, tra incertezze (nel testo) e sintetizzatori (nelle musiche), la voce di Bareis lascia spazio allo sfogo rabbioso dell’ospite Ryan Hayes, che invita a non alzare bandiera bianca, prima che il ritornello finale cantato in compagnia di Head metta la parola fine a questo secondo lavoro della band. Al di là di un leggero calo nella parte centrale, con ‘Perfectly Preserved’ i Love And Death regalano un altro disco onesto, con soluzioni forse ripetitive ma, proprio per questo, coerenti. E comunque, di qualità. La speranza è che sappiano aprirsi una propria strada e farsi conoscere e rispettare non solo per essere la band di uno dei chitarristi dei Korn. Ma a otto anni dall’album precedente, e con a oggi un’unica escursione in Europa (correva l’estate 2013, e in Italia i nostri passarono per Milano, Roma e Padova verso la fine di giugno aprendo a Bullet For My Valentine e ovviamente alla band di Bakersfield), non ci conterei molto.

Tracklist

01. Infamy
02. Tragedy
03. Down
04. Let Me Love You (feat. Lacey Sturm)
05. Death Of Us
06. Slow Fire
07. The Hunter (feat. Keith Wallen)
08. Lo Lamento
09. Affliction
10. White Flag (feat. Ryan Hayes)

Lineup

Brian “Head Welch: vocals, guitars
JR Bareis: guitars, backing vocals
Jasen Rauch: bass
Isaiah Perez: drums