Tony Dolan – I 10 Dischi Che Mi Hanno Cambiato La Vita

Il 08/03/2018, di .

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Tony Dolan –  I 10 Dischi Che Mi Hanno Cambiato La Vita

Ci sono dischi in grado di segnare una carriera, e non solo di chi li ha composti. Ci sono musicisti divenuti tali grazie all’ascolto di determinati album che, di fatto, ne hanno cambiato la vita spalancando davanti ad essi un mondo. Mossi da questa consapevolezza, abbiamo cercato di capire, andando a bussare alla porta dei più svariati artisti, quali siano stati i dischi imprescindibili nella loro personale discografia. A questo giro è toccato a Tony “The Demolition Man” Dolan, dietro al microfono dei Venom dal 1989 al 1992, quindi leader di M-Pire Of Evil e, oggi, dei Venom Inc., stilarci la sua personalissima top ten.

1: ‘The Incredible Shrinking Dickies’ – The Dickies


L’album di debutto dei The Dickies, punk band californiana, vede la luce nel 1978 per la A&M Records e prodotto da John Hewlett, già membro della garage band John’s Children. Pubblicato su vinile in quattro colori differenti, blu, giallo, nero e arancione, raggiunge la massima popolarità un anno più tardi quando la cover di ‘Paranoid’ dei Black Sabbath raggiunge la posizione numero 45 delle classifiche britanniche.

2: ‘Motorhead’ – Motorhead

Il primo disco della mitica band britannica, anno di grazia 1977. Registrato in soli due giorni sotto la supervisione di Speedy Keen e uscito su Chiswick Records, è anche il primo disco a proporre in copertina il celebre Snaggletooth, l’essere creato da Joe Petagno che sarebbe negli anni divenuto simbolo principale dei Motorhead. Pur non essendo il miglior disco della band nè quello che la condusse al successo, contiene brani storici come Vibrator, ‘Iron Horse/Born To Lose’ e la title track, scritta da Lemmy quando ancora militava negli Hawkwind.

3: ‘Alive!’- KISS

Considerato all’unanimità tra i migliori e più influenti live album della storia del rock, ‘Alive!’ vede la luce il 10 settembre 1975 per la Casablanca Records ed è il disco che lancia la band mascherata nell’olimpo dell’hard rock. Pubblicato per risollevare le sorti di un gruppo che, con i primi tre lavori aveva alquanto deluso, si rivela un’autentica bomba, lanciando brani come ‘Strutter’, ‘Deuce’, ‘Black Diamond’ ma soprattutto ‘Rock’n’Roll All Nite’ la cui resa sonora è superiore addirittura a quella della versione in studio. Un disco imperdibile per tutti gli amanti del rock, e non solo…

4: ‘A Night At The Opera’ – Queen

E’ un anno di grazia, il 1975, per il mondo del rock. Il 21 novembre di quell’anno vede infatti la luce quello che molti considerano come il disco più rappresentativo dei Queen, ‘A Night At The Opera’, appunto. Registrato in diversi studi: Trident Sarm, Roundhouse, Olympic, Rockfield, Scorpio e Lansdowne Studios, nel Regno Unito sotto la supervisione di Roy Thomas Baker e pubblicato per EMI nel Regno Unito e Elektra negli States, fu il primo disco della “Regina” a raggiungere il disco di platino, arrivando a toccare quota 6 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il segreto è la sua fusione tra pomp rock e musica classica, che ha la sua massima espressione nel capolavoro ‘Bohemian Rhapsody’, una autentica pietra miliare del rock.

5: ‘Waikiki Beach Refugees’ – The Flys

I The Flys furono una punk band inglese attiva a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. ‘Waikiki Beach Refugees’, il suo disco di esordio, vede la luce il 17 ottobre 1978 per la EMI. Il disco riscuote un discreto successo grazie ai suoi due singoli, la title track e ‘Oh Beverly’, che consentono alla band di unirsi a carrozzoni prestigiosi come quelli di The Psychedelic Furs, Pretenders e Black Slate.

6: ‘Sabbath Bloody Sabbath’ – Black Sabbath

Uno dei capolavori a firma Black Sabbath, quinto album per Ozzy e soci, viene pubblicato nel 1973 per WWA Records. Caratteristica principale del disco è la sua capacità di fondere alla perfezione quelle atmosfere pesanti, plumbee tipiche della band britannica, con contaminazioni progressive figlie della collaborazione con Rick Wakeman. Tra i brani più celebri la title track, ‘Sabbra Cadabra’ e ‘Killing Yourself To Live’ scritta da Geezer Butler durante il suo ricovero in ospedale a causa dei suoi abusi alcolici.

7: ‘British Steel’ – Judas Priest

Disco imprescindibile per tutti gli amanti dell’heavy metal, ‘British Steel’ vede la luce il 14 aprile 1980 e deve essere considerato tra gli album “must” a firma Judas Priest, già solo per la presenza in esso di due diamanti della band britannica come ‘Breaking The Law’ e ‘Living After Midnight’. Registrato al Tittenhurst Park, già dimora di Ringo Starr dei Beatles sotto la guida di Tom Allom, esce su Epic Records, viene classificato disco di platino negli Stati Uniti superando il milione di copie vendute.

8: ‘Iron Maiden’ – Iron Maiden

Che giorno è stato il 14 aprile 1980 per il mondo dell’heavy metal! In contemporanea con ‘British Steel’ vede infatti la luce un altro disco destinato a scrivere la storia del rock duro. Un disco che porta impresso per la prima volta il marchio Iron Maiden e in copertina un simpatico zombie griffato Derek Riggs. E’ il disco con i quali Steve Harris e soci fanno capolino sulle scene, infrangendo la dilagante ondata punk e contribuendo a dare il là alla cosiddetta NWOBHM. Dietro al microfono il folle Paul Di Anno, in scaletta una manciata di canzoni destinate a scrivere la storia della band, da ‘Prowler’ a ‘Running Free’, da ‘Sanctuary’ a ‘Iron Maiden’.

9: ‘Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!’ – Devo

Si esce decisamente dalle coordinate metal nella personale top ten firmata Tony Dolan. Gli americani Devo esordiscono nel 1978 via Warner Bros con un album il cui titolo è tutto un programma, affidando il proprio suono a Bian Eno, che di fatto la spunta in una “gara” a quattro con David Bowie, Iggi Pop e Robert Fripp, mettendo la firma su una pietra miliare della New Wave. Fu registrato nello studio di Conny Plank a Colonia con la collaborazione di Bowie che non esitò a definire i Devo “la band del futuro” mentre le spese di trasferimento della band furono tutte ad appannaggio di Eno che in cambio chiese una percentuale sui contratti del gruppo. Il disco raggiunse la posizione numero 12 nelle classifiche britanniche e la 78 in quella di Billboard raggiungendo il disco d’oro negli States e quello d’argento nel Regno Unito.

10: ‘Overkill’ – Motörhead

Ci sono ancora i Motorhead tra i dischi imperdibili secondo il leader dei Venom Inc, e trovano posto nella sua personale classifica con la loro seconda opera, quell”Overkill’ pubblicato nel 1979 via Bronze Records. Disco realizzato in due mesi a cavallo tra il 1978 e il 1978 ai Roundhouse Studio con la produzione di Jimmy Miller (eccetto ‘Tear Ya Down’ prodotta da Neil Richmond), grazie a canzoni divenute negli anni autentici classici della band inglese come la title track, ‘No Class’ e ‘Damage Case’ raggiunge la posizione numero 24 delle classifiche del Regno Unito dove viene classificato disco d’argento avendo superato le 60.000 copie vendute. Semplicemente splendida la copertina, ancora una volta a firma Joe Petagno.

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