‘Welcome To Hell’ – quarant’anni fa il trio di Newcastle ci dava il benvenuto all’inferno
Il 12/12/2021, di Francesco Faniello.
In: The Birthday Party.
Probabilmente i segni erano già evidenti, a chi li sapeva cogliere. Certo era che “coglierli” non era cosa da poco, nell’anno che consolidava la melodia della NWOBHM contrapposta all’irruenza del punk (ma paradossalmente con una verve mutuata proprio dalla frangia crestata della musica) e che tuttavia fotografava i Motorhead dal vivo nel modo più vivido ed efficace della loro pur sterminata discografia successiva. Eppure, quel 12 dicembre del 1981 la Neat Records pubblicò quella che era a tutti gli effetti una raccolta di demo registrati in soli tre giorni presso gli Impulse Studios di Newcastle dandole il nome ‘Welcome To Hell’, e nulla sarebbe stato più lo stesso.
I Venom erano nati pochi anni prima, inizialmente come quintetto poi ridotto a un four-piece con la defezione di Alan Winston e il fondamentale passaggio del chitarrista Conrad Lant al basso. Risale più o meno a questa fase l’adozione dei nomi d’arte che tutti conosciamo, con il cantante Jesus Christ (alias Clive Archer) che abbandonò la formazione dopo aver assistito a una performance di Cronos alla voce in occasione della registrazione di una versione demo di ‘Live Like an Angel (Die Like a Devil)’, non senza aver dato la sua benedizione al nascente trio.
Ecco, la strada che ha portato al debut album della band proveniente dal nord dell’Inghilterra è stata tortuosa e li ha visti fare il giro delle etichette per ottenere un po’ di ore di registrazione, con la benedizione di Geoff Barton di Sounds Magazine e l’operato dello stesso Lant, che si offrì di fare del lavoro extra presso gli studi della Neat per pagare la realizzazione del seminale demo ‘Demon’, del 7″ apripista e del full length.
Undici tracce che mescolavano in maniera roboante quanto di più estremo vi fosse già in circolazione: punk, rock’n’roll motorheadiano portato fino all’eccesso, metal velocizzato con poca attenzione alla precisione esecutiva e ancor meno alla pulizia sonora. Quello che si chiamerà di lì a poco “speed metal” per poi assumere ramificazioni sempre più specifiche nel thrash, nel death e nel black è già qui, nell’estetica, nei contenuti e nell’attitudine di undici tracce che precorrevano i tempi seppur di poco, consegnando Cronos, Mantas e Abbadon alla leggenda grazie anche a due follow-up di eguale importanza. Un basso roboante e asfittico, figlio più che mai di un’esecuzione a tutti gli effetti “chitarristica”, una chitarra che riprende e spara a mille la lezione di “Fast” Eddie Clarke e una batteria talmente minimale da muoversi al limite dello sbilenco; il tutto condito dalla timbrica infernale di Cronos, una delle poche cose a spaventarmi sul serio nei primi approcci a un certo genere di musica. Per il resto, la volontà scioccante di determinate tematiche è proprio lì dove dev’essere: sesso, adorazione demoniaca, riferimenti biblici e un’attitudine portata all’eccesso che si esplicherà in live shows infuocati (è il caso di dirlo) senza che i tre si prendessero troppo sul serio, un fattore determinante che verrà troppo spesso trascurato dalla lunga serie di accoliti che ne seguiranno i passi sulla via del Grande Rumore. Un esempio definitivo dell’influenza di ‘Welcome To Hell’ sulle future generazioni? La serie di monicker nati dai titoli dei suoi pezzi, che se la gioca alla pari con i Judas Priest di epoca ‘Unleashed In The East’ / ‘British Steel’: Schizo, Mayhem, Poison (ehm…), Sodom, Angel Dust, una lista destinata ad allungarsi con il successivo ‘Black Metal’ (che avrà l’ovvio merito di dare il nome a un intero genere di musica). Per non parlare delle cover celebri di alcuni dei classici qui contenuti: Slayer, Voivod, Sodom e… gli stessi Venom, come vedremo tra poco.
Hammer Fact:
– Con un titolo leggermente modificato, ‘Live Like an Angel – Die Like a Devil’ venne inserita a fine tracklist del primo disco dei “nuovi” Venom, ‘Prime Evil’. Uscito nel 1989, vedeva non solo il ritorno di Mantas dopo un periodo di diaspora (assieme al nuovo innesto alla chitarra Al Barnes) ma anche l’ingresso di Tony “Demolition Man” Dolan alla voce al posto del fondatore Cronos. Praticamente gli attuali Venom Inc., nati dopo le varie peripezie interne alla storia della band! All’epoca il rimescolamento decretò un ulteriore indurimento del sound (vicino al thrash tout court) e il disco ebbe una certa diffusione in Italia per via del suo inserimento nel 1992 nella serie “Metal” curata dalla Armando Curcio Editore, con pubblicazioni sia in cassetta che su CD. Non a caso, il primo approccio ai Venom di chi scrive avvenne proprio in quell’occasione!
– Quorthon l’aveva giurato e spergiurato: prima di fondare i Bathory e registrare il seminale debut omonimo non aveva mai ascoltato i Venom! Vogliamo credergli? Ognuno è libero di farlo o meno, quel che è certo è che le similitudini tra il periodo d’oro dei Venom e il periodo black dei Bathory sono tante: tre dischi prima di sparigliare le carte, affinità di tematiche, sound grezzo fino al midollo e una verve innovativa che collocherà i Bathory allo stesso livello dei Venom come influenza sulla successiva scuola norvegese. Quello che è curioso è la scelta dell’artwork e soprattutto dei colori di copertina dei rispettivi debut, che hanno visto Quorthon cercare di riprodurre tonalità dorate sul caprone che campeggia sul debut del 1984, per poi ripiegare su un più economico colore giallo, una scelta frutto di ristrettezze eppure oggi oggetto di culto. Impossibile non notare come il pentacolo presente su ‘Welcome To Hell’ avesse già dispiegato tre anni prima le sue tipiche tonalità dorate, per distinguere l’artwork del debut da quello in bianco e nero di ‘In League with Satan’.
Line-Up:
Cronos: bass, vocals
Mantas: guitars
Abbadon: drums
Tracklist:
01. Sons of Satan
02. Welcome to Hell
03. Schizo
04. Mayhem with Mercy
05. Poison
06. Live Like an Angel (Die Like a Devil)
07. Witching Hour
08. One Thousand Days in Sodom
09. Angel Dust
10. In League with Satan
11. Red Light Fever
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