‘Return of the Vampire’: trent’anni fa, uno sguardo alle origini del Fato Misericordioso

Il 12/05/2022, di .

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‘Return of the Vampire’: trent’anni fa, uno sguardo alle origini del Fato Misericordioso

Difficile spiegare oggi quale sia stata l’importanza di un disco come ‘Return Of The Vampire’ al momento della sua uscita, nel 1992. Chi come me si affacciava al mondo della malefica ugola danese in quegli anni partiva da due presupposti: i Mercyful Fate non esistevano più da alcuni anni – anche se il tempo di iato era relativamente poco, rispetto alle distanze a cui siamo abituati oggi – e King Diamond aveva da poco tirato fuori quello che è forse l’ultimo dei suoi album classici, il magnifico ‘The Eye’ (anche se i più intransigenti si fermeranno addirittura al precedente ‘Conspiracy’, che schierava ancora Mikkey Dee dietro le pelli).
Immaginate dunque l’idea di affiancare a ‘Melissa’ e ‘Don’t Break The Oath’ (‘The Beginning’ lo avrei ascoltato molto dopo) un intero album composto per lo più di inediti, presentati in versione primordiale e quindi ancora più affascinanti, almeno alle orecchie di chi era avvezzo a mettere in heavy rotation demotapes hc/punk/metal assieme alle seminali registrazioni di ‘The Story Of Death SS 1977-1984’! Non riesco a ricostruire ora come ora se la Roadrunner avesse tirato fuori quest’album per far onorare a King e soci gli impegni contrattuali, esattamente come fece con la compilation priva di inediti ‘A Dangerous Meeting’, o magari per anticipare l’imminente reunion del Fato Misericordioso: so solo che la release aveva un’importanza incredibile perché metteva sul mercato “ufficiale” registrazioni altrimenti introvabili o magari vendute a caro prezzo in ambito collezionistico. Poi avrei scoperto come la relativamente breve gavetta dei danesi avrebbe fatto affiorare continuamente una serie di demotapes nel passaggio dai Brats al debut album, un elemento che affiora nelle imperdibili note di commento aggiunte dal Re Diamante a ognuno dei pezzi inclusi. Un po’ di dati: i primi sei pezzi vedono una formazione quasi identica a quella che darà vita ai dischi in studio, con Benny Petersen alla chitarra al posto di Michael Denner. Proprio Petersen è l’autore di un pezzo che non finirà mai su un disco “ufficiale”, l’opener ‘Burning The Cross’ (anche se una delle tante variazioni che caratterizzano i Fate riaffiorerà più tardi su ‘Devil Eyes’!), mentre dietro titoli come ‘On A Night Of Full Moon’ e ‘Death Kiss’ si celano rispettivamente ‘Desecration of Souls’ e ‘A Dangerous Meeting’, entrambe tratte da ‘Don’t Break The Oath’. L’hardrockeggiante ‘Leave My Soul Alone’ e l’oscura ‘M.D.A.’ sono invece a loro volta tratte da una session di registrazione di Diamond e Shermann con i Danger Zone, l’allora gruppo di Michael Denner (che non a caso è autore di entrambi i pezzi) in cui suonava anche Timi Hansen. Infine, l’ultimo pezzo incluso in scaletta, ‘You Asked For It’ è tratto dal primissimo demotape a firma Mercyful Fate, con una qualità sonora squisitamente “da cantina”, Carsten Volsing ad affiancare Hank Shermann alla chitarra, lo stesso Shermann al basso e un batterista inizialmente ignoto, poi individuato come Jan “Musen” Lindblad. In poche parole, una release fondamentale per capire le origini del Fato Misericordioso, con una manciata di versioni che influenzarono le più disparate realtà musicali in giro per il mondo, complice anche la serrata attività di tape trading che vide i Nostri come indiscussi e ricercatissimi protagonisti nei primi anni ’80.

Hammer Fact:
– Tra i fan dei Mercyful Fate, oltre ai blacksters della prima e seconda ora, c’erano sicuramente i thrashers della Bay Area: Chris Poland li apprezzava tanto nel suo periodo con i Megadeth, gli Slayer ne furono influenzati su ‘Hell Awaits’ e poi c’erano i Metallica, legati ai Mercyful Fate da una profonda amicizia anche per via delle origini danesi di Lars Ulrich. Non a caso, la versione di ‘Curse of the Pharaohs’ scelta per il celebre medley ‘Mercyful Fate’ incluso su ‘Garage Inc.’ dai quattro di Frisco sarà proprio quella originale che troviamo su ‘Return Of The Vampire’, riconoscibile dalla tonalità dell’assolo che resta identica a quella della strofa e del ritornello, diversamente dalla versione poi inclusa su ‘Melissa’, il che dimostra come i ‘Tallica fossero profondi conoscitori del’operato del quintetto. In più, sarà proprio Ulrich a suonare la batteria su ‘Return of the Vampire… 1993’, ultimo pezzo del disco della reunion ‘In The Shadows’, che uscì proprio un anno dopo la presente raccolta.
– Tra i commenti di King Diamond alle tracce è possibile immaginare l’atmosfera pionieristica di chi si divideva tra prove, registrazioni e incursioni nei cimiteri per trovare la giusta ispirazione. Proprio in quella sede si parla di ‘Return of the Vampire’ come uno dei più duri della produzione dei Mercyful Fate (?), e viene inoltre fuori un episodio ben noto a chiunque abbia esperienze di registrazione in analogico, riferito alla primissima incisione di ‘A Corpse Without Soul’. Una song varia e complicata, con la band che ci lavorava su da ore, ovviamente in presa diretta; appena i cinque riuscirono a tirar fuori una take precisa, si precipitarono raggianti alla consolle, dove il fonico li accolse con faccia plumbea: “ragazzi, mi spiace… il nastro era finito proprio durante l’assolo”. “Non mi stupirei di scoprire che quel fonico abbia cambiato lavoro”, è il laconico commento di King Diamond!

Line-Up:
King Diamond: vocals
Hank Shermann: guitar, bass on track 9
Benny Petersen: guitar (tracks 1-6)
Michael Denner: guitar (tracks 7, 8)
Timi Hansen: bass (except 9)
Kim Ruzz: drums (tracks 1-6)
Carsten Volsing: guitar on track 9
Old Nick Smith: drums (tracks 7, 8)
Jan Musen: drums on track 9

Tracklist:
01. Burning the Cross
02. Curse of the Pharaohs
03. Return of the Vampire
04. On a Night of Full Moon
05. A Corpse Without Soul
06. Death Kiss
07. Leave My Soul Alone
08. M.D.A. (Mission: Destroy Aliens)
09. You Asked for It

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