Death SS – Welcome to the Realm of The Entity

Il 13/05/2025, di .

Death SS – Welcome to the Realm of The Entity

A distanza di tre anni dall’ultimo album ‘Ten’, Metal Hammer incontra i Death SS, nella figura del carismatico Steve Sylvester, che ci svela i segreti dell’ultimo nato ‘The Entity’, un concept album esoterico-horror che sale di un ulteriore gradino rispetto alle precedenti opere del gruppo. Ma non si parla soltanto di ‘The Entity’ in questa lunga intervista; sono molti gli argomenti trattati e la piacevole chiacchierata con Steve mette in mostra un uomo – e la sua band, of course – il quale dedica anima e corpo nella composizione dei brani che andranno a comporre un nuovo album, con una grande attenzione al particolare e soprattutto una grande curiosità e ricerca per giungere a noi con un prodotto di assoluta qualità. Diamo la parola a Steve e addentriamoci nei segreti di ‘The Entity’, un album sensazionale…

Ciao Steve, benvenuto a Metal Hammer. La nostra ultima chiacchierata risale al 2022, all’alba della pubblicazione di ‘Ten’. Sono trascorsi tre anni da quell’intervista, che cosa è cambiato nei Death SS da allora?
Ciao! Sono cambiate molte cose, come ad esempio la line-up che all’indomani dell’uscita di ‘Ten’ è mutata di tre quinti. Sono entrati in formazione, ad affiancare me e Freddy Delirio, Ghiulz alla chitarra, Demeter al basso e Unam Talbot alla batteria. Assieme abbiamo fatto vari concerti e ora abbiamo registrato il nuovo album chiamato ‘The Entity’”.
Quanto tempo avete impiegato per la composizione dell’album?
Il processo compositivo mi ha coinvolto per tutto il 2023 e parte del 2024.Ho focalizzato con calma tutti i dettagli del concept e poi creato delle demos con l’aiuto di collaboratori esterni come Andy Panigada e altri… una volta completate le demo di base le ho presentate ai ragazzi della band per l’arrangiamento dei loro corrispettivi strumenti. Poi con Tom Dalgety sono passato alla fase di mixing e produzione finale”.
Puoi addentrarti maggiormente in ‘The Entity’ da un punto di vista concettuale?
“’The Entity” è un concept esoterico-horror composto da 12 tracce dedicate all’Entità, lo spirito paranormale che da sempre è al centro del progetto artistico Death SS. L’idea di base mi venne diversi anni fa, parlando con il mio amico James Hogg. James è l’ultimo discendente dell’omonimo scrittore scozzese che nel 1824 scrisse il romanzo ‘The Private Memoirs and Confessions of a Justified Sinner’, una magistrale satira gotica sui paradossi della fede e sul tema della duplicità dell’animo umano, considerato il precursore del celebre romanzo di Robert Louis Stevenson ‘Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde’. Entrambi i romanzi esplorano il “lato oscuro” dell’uomo e la sua doppia natura, quella buona e quella malvagia. Partendo da questa ispirazione ho incluso vari altri elementi, che vanno da Aleister Crowley, che cerca di liberare l’uomo risvegliandone il genio artistico attraverso le sue invocazioni magiche, per poi proseguire con personaggi  storici come Jack lo Squartatore e il pittore Walter Sickert, e anche di fantasia, come una delle eroine dei fumetti erotici italiani degli anni ’70 Cimiteria e molto altro ancora, fino a ricollegarsi alla storia della band”.
Come hai affermato, il concept di ‘The Entity’ esplora l’idea di un’energia primordiale che si manifesta attraverso individui “eletti”. Considerando la storia della band, fondata nel 1977 e rifondata nel 1988, in che modo senti che questa “Entità” abbia influenzato o guidato l’evoluzione dei Death SS nel corso degli anni, non solo musicalmente ma anche concettualmente e performativamente?
Ho sempre parlato di una “Entità” che ha guidato e guida il percorso artistico dei Death SS. Ne parlo anche nelle mie biografie. Chiamo in questo modo quell’energia “magica” che ti possiede quando decidi di dedicare tutto te stesso ad un progetto artistico, a quel tipo di “fede” che ti dà la forza di combattere per i tuoi sogni e realizzare la tua vera volontà, giorno dopo giorno, malgrado tutte le restrizioni e le avversità che la vita ti farà incontrare. Da questo punto di vista l’”eletto” è colui che viene scelto dall’Entità perché, a prescindere poi dai risultati finali, ha la giusta ed indispensabile forza vitale per alimentare questa magia. Poi dipende dal singolo individuo “eletto” come riuscire a manifestare e concretizzare nella materia questa forza”.

L’album esplora la relazione tra l’individuo e una forza esterna o interna che lo spinge ad agire in modi estremi. In che misura pensi che questo concept rispecchi dinamiche psicologiche reali o sfide che l’individuo moderno si trova ad affrontare?
La relazione tra l’individuo e una forza esterna o interna che lo spinge ad agire in modi estremi è un concept che riflette profondamente le dinamiche psicologiche reali e le sfide che l’individuo moderno deve affrontare. Le forze esterne possono includere pressioni sociali, politiche o economiche, mentre le forze interne possono essere legate a esperienze passate, modelli di pensiero o patologie psichiatriche. Questi fattori possono interagire in modo complesso, influenzando il comportamento umano e portando a reazioni che vanno dalla resilienza alla devianza. Tutto dipende dalla forza interiore di ogni singola persona…”
La figura di Aleister Crowley è centrale nel concept. Oltre al riferimento a ‘Aleister Crowley and the Hidden God’ di Kenneth Grant, quali altri aspetti della filosofia o della pratica di Crowley (come ‘Do What Thou Wilt) risuonano maggiormente con il messaggio o l’estetica dei Death SS, e come li avete integrati in ‘The Entity’?
Ho citato la figura di Aleister Crowley come punto di partenza dell’immaginario legato al concept. Egli infatti ha sempre cercato con le sue pratiche magiche di liberare l’uomo dalla schiavitù dall’ignoranza, insegnandogli a invocare il suo genio latente che lui chiamava in vari modi: Aiwass, il Dio Occulto o anche “L’Entità”. Per questo praticava dei riti il cui scopo era stabilire il contatto con questo essere non-umano al fine di trascendere le limitazioni della personalità e realizzare la Coscienza Cosmica, adempiendo così la formula magica del Nuovo Eone. Per lui l’”Entità” era una forza primordiale che esaltava nell’uomo “eletto” quella che veniva comunemente considerata la “parte malvagia”, quell’energia repressa dell’animo umano che, se sviluppata senza preconcetti e restrizioni morali, può portare ad un processo trasformativo dell’individuo, nonché all’accrescimento del suo potenziale artistico e creativo”.
Il passaggio da “Gil-Martin” a “Edward Hyde” e poi a “Jack lo Squartatore” rappresenta un’evoluzione dell’Entità. Vedi questa progressione come un semplice cambio di “maschera” o come un’autentica trasformazione e apprendimento da parte dell’Entità stessa? E in che modo questa idea di evoluzione si riflette nella musica o nei testi dell’album?
Si tratta appunto di una continua evoluzione. Nell’immaginario del mio concept l’Entità trasmigra e possiede via via vari personaggi, assorbendo da ognuno determinate caratteristiche creando una simbiosi energetica che muta sempre di più nel tempo. Si passa dal delitto e dai bagni di sangue alla scoperta dell’arte purificatrice in ogni sua forma. Da questo punto di vista, come in un musical, anche la musica dell’album segue questa evoluzione suggerendola e sottolineandola con le sue varie atmosfere”.
Dr. Jekyll & Sister Hyde’ introduce il tema della dualità di genere dell’Entità. Come avete affrontato musicalmente e liricamente questa complessità? C’è un intento specifico nell’esplorare la fluidità dell’Entità in un’epoca in cui questi temi sono sempre più dibattuti?
La canzone in questione fa diretto riferimento all’omonimo film della casa di produzione Hammer diretto da Roy Ward Baker nel 1971. Nel film il regista decise di trasformare l’identità del doppio malvagio del Dottor Jekyll in una donna, scelta piuttosto bizzarra e avanti per l’epoca. La canzone rispecchia quindi questa scelta, mantenendone anche lo stile grottesco ed ironico. La cosa andava comunque bene anche nel contesto del mio concept, visto che l’Entità, quale spirito incorporeo, non possiede in sé una vera e distinta identità di genere, anche se il più delle volte è associata a “passeggeri” di sesso maschile…”
C’è un motivo specifico per cui questo brano è stato scelto come primo singolo?
Non c’è un motivo particolare. E’ semplicemente il primo dei brani scelti come singoli per il quale abbiamo registrato un videoclip. Sia nel testo che nel video la canzone fa appunto riferimento all’omonimo film della Hammer del 1971, molto dark ma allo stesso tempo ironico e divertente…”
The Entity’ è stato anticipato anche da altri singoli usciti a cadenza regolare. È un modo particolare per svelarci la tua nuova creazione?
I singoli di cui parli sono solo delle limited edition in poche centinaia di copie, destinate ai collezionisti interessati a questo tipo di prodotti. Da cultore del vinile ho sempre dato molta importanza al fatto di avere sempre delle copie “fisiche” dei miei dischi, anche se si tratta di tirature molto limitate che di per se non incidono minimamente nel mercato attuale ma che piuttosto soddisfano una mia precisa esigenza artistica dedicata a quella ristretta cerchia di fans che sono attenti a questo tipo di cose”.
Uno di questi singoli è ‘Justified Sinner’, un pezzo che affronta la dottrina calvinista della predestinazione e l’idea degli “eletti”. Come si lega questo concetto teologico con l’idea dell’Entità che sceglie determinati individui? È una critica alla predestinazione o un’esplorazione di come l’idea di essere “scelto” possa condurre a deliri e violenza?
La dottrina calvinista della predestinazione citata nel libro di Hogg affermava che Dio, in virtù della sua sovrana volontà, sceglieva chi sarà salvato e chi sarà condannato fin dall’eternità, indipendentemente dalle loro azioni o meriti. Questo concetto, che era centralissimo nel calvinismo, implicava che la salvezza era un dono incondizionato e che la scelta di Dio non poteva essere influenzata da fattori umani. Al contrario l’Entità ribalta questa convinzione esaltando il libero arbitrio e la forza individuale ed unica della propria vera volontà”.
Two Souls’ descrive il conflitto interiore di Jekyll. Al di là della narrazione specifica, in che misura questo conflitto tra bene e male, o tra diverse pulsioni interiori, rispecchia le tematiche ricorrenti nei Death SS e la visione del mondo che la band ha sempre voluto comunicare?
Il conflitto interiore tra il bene e il male è una lotta interna che tutti noi viviamo, un’esplorazione dei contrasti tra il nostro desiderio di fare il bene e la tentazione di compiere azioni dannose. Questa tensione è una parte fondamentale della crescita personale e del nostro sviluppo morale, perché ci permette di conoscere meglio noi stessi e le nostre capacità di prendere decisioni consapevoli. Questa è una tematica ricorrente nelle produzioni dei Death SS dove spesso i “mostri” rappresentati dalle maschere dei personaggi classici dell’immaginario gotico assurgono a simbolo di ribellione e liberazione da schemi imposti e restrizioni morali che soffocano la nostra vera libertà, che deve però essere sempre guidata dal nostro buon senso”.
La storia di Mary Reilly in ‘Love Until Death’ introduce un elemento di amore e sacrificio in un contesto di oscurità e violenza. Come si inserisce questa figura di “salvezza” o “redenzione” nel quadro generale del concept, dominato da possessione e crimine? È un contrappunto necessario o un’altra forma di possessione emotiva?
Grazie a Mary l’Entità “Hyde” scopre come il vero amore possa arrivare fino al sacrificio per portare alla salvezza e alla redenzione. E’ questo desiderio di riscatto e di redenzione, ingigantito dalla forza dell’amore di e per Mary, che spinge il Dottor Jekyll al suicidio. L’Entità comunque non dimenticherà la giovane ragazza e continuerà a cercarla attraverso la possessione di altri corpi, tra i quali quelli di Sickert e dei vari “Jack the Ripper”….”
Il collegamento tra Jack lo Squartatore e Walter Sickert come ‘The Evil Painter’ suggerisce che l’Entità trovi un nuovo modo di manifestarsi attraverso l’arte. Vedi l’arte (musica inclusa) come un potenziale veicolo per forze oscure o come uno strumento di catarsi e trasformazione, come suggerito nel concept?
Assolutamente! L’arte in ogni sua forma di espressione e in particolare la musica, nella tradizione sciamanica, rappresenta un potente strumento catartico per il viaggio nello spirito, la guarigione e il contatto con il soprannaturale. Attraverso la musica, il musicista-sciamano può modulare i movimenti dello spirito, indurre la trance e accedere a stati di consapevolezza più elevati. L’arte può rappresentare simbolicamente i mondi spirituali e i poteri degli spiriti, rafforzando il legame tra lo l’umano e il divino”.

La figura di Cimiteria, proveniente dal fumetto erotico, aggiunge un elemento di bizzarria e necrofilia. Come avete bilanciato l’aspetto più pulp e quasi grottesco di questa storia con le tematiche più profonde e letterarie esplorate nell’album? C’è un filo conduttore che unisce queste diverse fonti di ispirazione?
Il collegamento del personaggio del fumetto erotico degli anni 70, Cimiteria nel contesto del concept è dovuto a una sovrapposizione di interessanti coincidenze che ho riscontrato. Le vicende narrate da Stevenson si svolgono nella Londra Vittoriana di fine ottocento. Nell’ Agosto del 1888, al Lyceum di Londra, veniva messa in scena la rappresentazione teatrale di ‘The strange case of Dr. Jekyll and Mr.Hyde’. Pochi giorni dopo, il 31 Agosto, vennero ritrovate da Scotland Yard i cadaveri delle prime vittime di quello che venne definito Jack The Ripper. L’ultima vittima accertata dello Squartatore fu la prostituta Mary Jane Kelly L’unica delle vittime dal volto completamente sfigurata ed irriconoscibile. Nel mio concept Mary Reilly, dopo il suicidio del dottor Jekyll si trovò sola e senza lavoro. Per sopravvivere fu costretta a prostituirsi nel quartiere di Whitechapel, con il nome d’arte di Mary Jane Kelly. L’Entità , sotto le spoglie di Sickert, prima e di Jack The Ripper dopo, la ritrovò e riuscì ad ucciderla per potersi ricongiungere alla sua essenza. Il cadavere brutalmente deturpato però non era il suo ma quello della sua co-inquilina, anch’essa prostituta. Il corpo senza vita di Mary fu abbandonato alla periferia di Whitechapel e seppellito nel cimitero dei poveri senza nome. Le avventure di Cimiteria della Edifumetto partono proprio da questo punto, nella stessa location e nello stesso periodo storico. Quindi ho semplicemente unito tutti i punti, in una unica coerente versione che amalgama in sé realtà e narrativa…”
L’ultima canzone, ‘Evil Never Dies’, è narrata dall’Entità in prima persona. Qual è il messaggio finale che volete trasmettere con questa voce? È una dichiarazione di immortalità del male o un invito a confrontarsi con le proprie ombre interiori?
L’immortalità del male è una metafora che suggerisce che le azioni malvagie, anche se perpetrate in un momento specifico, possono avere un impatto duraturo e potenzialmente infinito. Esprime l’idea che l’Entità può continuare a influenzare le persone e le società nel tempo, creando, se male interpretata, un’eredità di sofferenza e distruzione. La nostra “ombra interiore”, secondo Jung, è invece composta da quegli aspetti della personalità considerati negativi che non vengono riconosciuti o accettati dalle restrizioni che ci siamo autoimposti nell’attuale società. Come dico sempre, infine è il buon senso che dovrebbe prevalere al di là di tutto”.
Come abbiamo visto, il concept di ‘The Entity’ attinge a diverse epoche e generi letterari (gotico, satira, pulp, esoterismo). Come avete armonizzato musicalmente queste diverse influenze per creare un suono coerente per l’album?
Il suono dell’album è appunto vario perché la musica segue ed esalta le varie tipologie di sensazioni ed influenze che i personaggi del concept sono portati via via ad affrontare. C’è però di fondo un fil-rouge che accomuna tra loro le varie canzoni anche musicalmente, un sound di base fatto di chiaro-scuri, di dolcezza e violenza allo stesso tempo, che di per sé identifica il fulcro centrale di tutta l’operazione”.
Ma qual’è il tuo approccio alla composizione dei brani? Parti dalla musica e costruisci successivamente il testo oppure è il testo che ispira la musica?
Dipende, non ho uno schema preciso. Generalmente penso ad una storia che voglio raccontare e creo delle melodie attorno alle parole chiave del testo. Poi sviluppo la struttura della song in base a quelle melodie e completo tutta la parte testuale. Una volta imbastita una demo completa la arrangio ed ottimizzo assieme ai musicisti della band”.
Considerando la lunga storia dei Death SS e le varie incarnazioni della band, sentite che in un certo senso anche la band stessa, o la tua stessa persona, possa essere vista come un’incarnazione o un veicolo per questa “Entità” nel mondo della musica?
Assolutamente si! E penso che questa cosa sia stata ampiamente dimostrata…”
Lasciando da parte il nuovo album e divagando attraverso la tua ricca e sempre affascinante carriera, anni fa hai collaborato con i controversi Avenue X, gruppo italo/americano con cui incidesti ‘The Devil’s Wall’. Controversi perché la band fu al centro di accuse per simpatie politiche. Come nacque quella collaborazione? A leggere i comunicati di allora, il singolo andò molto bene nelle college radio statunitensi
Li ho conosciuti parecchi anni fa. Dionna era una ragazzina veramente estrema ed esuberante, figlia del famoso attore e sceneggiatore Victor Colicchio e nipote di Ice T. Lei e il marito, un altro personaggio molto sopra le righe, si dichiararono miei grandi fan e mi invitarono a partecipare la loro disco, prodotto da David Peel e con Marky Ramone alla batteria. Li trovai divertenti, in loro vedevo parte di quella carica iconoclastica e quell’attitudine provocatoria ed estrema derivata dal punk che animava anche i primissimi Death SS, quindi decisi di accettare. Non so poi cosa sia successo perchè dopo l’uscita del disco ci siamo persi di vista…”

Che ricordi hai del tuo tour solista nei primi anni Novanta? Ci fu anche uno slot da headliner presso l’Italian Gods of Metal nel 1993… E in generale, ci sarà mai un nuovo capitolo a firma Steve Sylvester?
Fu divertente ma anche faticoso, specialmente perchè dovevo “gestire” alcuni personaggi che definirei alquanto problematici da un punto di vista professionale. Al momento non ho nulla del genere in programma. Mi piacerebbe e avrei anche qualche buona idea in merito, ma per ora proprio non avrei tempo per dedicarmi ad altri progetti..”
Stanno tornando King Diamond e i Mercyful Fate e la notizia ha fatto molto scalpore. Hai mai conosciuto questi musicisti con i quali il legame con voi, sia da un punto di vista musicale che tematico è decisamente forte?
Ho conosciuto King scambiandoci qualche parola nel backstage di concerti dove eravamo coinvolti con le rispettive band, mentre sono amico di Snowy Shaw per il quale ho cantato come guest in un suo disco solista e assieme al quale (con anche Mantas e Tony Dolan) ho registrato la cover di ‘Sabbath Bloody Sabbath’ per un tributo ai Black Sabbath”.
Ha fatto molto parlare tutta la farsa legata alla richiesta di annullamento del concerto milanese di Behemoth, Satyricon e Rotting Christ con tanto di petizioni e esorcismi di massa. Secondo te, impareremo mai in Italia a convogliare le nostre energie collettive in qualcosa di più costruttivo?
Trovo la faccenda assolutamente ridicola. Il personaggio che si è improvvisato “predicatore cristiano” è in realtà un attoruncolo in cerca di notorietà e comunque questo tipo di “boicottaggio” di spettacoli Heavy Metal ritenuti “blasfemi” lascia il tempo che trova… Io ci sono passato molte volte con i Death SS con le solite accuse di vilipendio alla religione, blasfemia, atti osceni… Basterebbe usare il buon senso e capire che si tratta semplicemente di rappresentazioni artistiche. Se non ti piacciono, non le andare a vedere! Comunque però da un altro punto di vista, trovo che queste situazioni alimentino lo spirito ribelle e “trasgressivo” del metal, per cui questi “perbenisti” alla fine non fanno altro che farci pubblicità”.
Il tuo essere protagonista discreto all’interno del panorama metal odierno mi ha sempre incuriosito, hai ammiratori sparsi in tutto il mondo, hai pubblicato moltissimi album, ma il tuo modo di essere musicista è un esempio che dovrebbe essere seguito da molte persone. Vivi il tuo mondo quasi in disparte, scrivi e pubblichi album, ma rimani sempre un po’ defilato rispetto all’imperante desiderio di apparire esternato da molti tra i tuoi colleghi.
Beh, semplicemente sono una persona riservata. Non ho mai ambito a fare la “rockstar a tutti i costi”. E’ una questione di carattere…”
Tornando al nuovo lavoro, suppongo che vogliate promuoverlo a dovere dal vivo. Quante date avete fissato per il tour?
Al momento solo un paio ma sicuramente ne aggiungeremo delle altre. Non troppe però, secondo una mia precisa volontà…”
Che cosa ti sei inventato per l’allestimento del palco per questo tour?
Ora stiamo lavorando alla promozione del disco dopodichè inizieremo a pensare a qualcosa di nuovo per qualche live mirato… Al momento non ho ancora nulla di definitivo, ma certamente non mancheranno le sorprese…”
In oltre quattro decenni di carriera hai visto cambiare il tuo pubblico? Mi immagino schiere di metallari con figli ormai ventenni al seguito ai tuoi concerti.
Il pubblico dei Death SS è molto eterogeneo. Puoi vedere sotto il nostro palco vecchi rockers cinquantenni ma anche dei teenagers che magari ci vedono per la prima volta. Penso sia una cosa molto bella”.
In conclusione, data la complessità e la profondità del concept del nuovo disco, avete pianificato di esplorare ulteriormente queste tematiche in futuri lavori o ‘The Entity’ rappresenta un punto di arrivo in questa particolare narrazione?
Non c’è nulla di pianificato in tal senso. Per ora abbiamo evocato l’Entità per questo ultimo lavoro. Cosa succederà poi dipende solo da lei…”

Intervista a cura di Alessandro Ebuli e Fabio Magliano

Foto: Valentina Ceccatelli

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