Game Over – Face a new beginning

Il 16/05/2025, di .

Game Over – Face a new beginning

Alle volte si resta positivamente increduli su quanto il Metal italiano possa dire la sua, soprattutto quando è evidente la qualità di quanto prodotto. E’ il caso di ‘Face The End’, ultima fatica dei ferraresi Game Over, un album che se avesse scritto una qualsiasi band del carrozzone dei Big 4, non solo si sarebbe gridato al capolavoro, ma persino alla resurrezione del thrash Metal. Come da recensione, quindi, è un lavoro di cui andare orgogliosi, e questo senza dubbio lo sanno il frontman Danny Schiavina ed il chitarrista Luca “Zeero” Zironi, raggiunti tramite videochiamata dal nostro Gianfranco Monese, con il quale hanno parlato sia del nuovo album che dell’allargamento della formazione a cinque elementi, oltre ad altre novità e curiosità. Buona lettura!
Buongiorno Game Over, grazie infinite della vostra disponibilità e benvenuti a Metal Hammer Italia. Come state innanzitutto?
“(Danny Schiavina) Ciao a tutti! Bene bene, io tutto bene.”
“(Luca Zironi) Ciao ragazzi! Tutto in regola, anzi tutto regolato, come si dice da noi… Siamo carichi!”
Ottimo! Partiamo da un punto che mi ha sempre incuriosito: perchè Game Over? A cosa si deve questo nome?
“(LZ) Allora, in tanti ci dicono che il nome è stato preso dal titolo del disco dei Nuclear Assault (datato 1986, ndr.), però in realtà non è così diretto il nesso: ci sono altri vari aspetti ed altri elementi che ci hanno portato a sceglierlo. Tra questi sicuramente il fatto che è un termine che ha lo stesso significato in tutte le lingue del mondo: che tu sia giapponese o brasiliano quello è il significato. A questo aggiungi il fatto che siamo tutti, chi più chi meno, fan dei videogame vecchi: c’è chi tra noi ancora ci gioca. Oltre a ciò, il disco dei Nuclear Assault ci è sempre piaciuto molto, per quanto credo che ci sia poco della proposta dei Nuclear Assault nella nostra musica. Quindi è un insieme di tutte queste cose, inoltre non è strano o contorto: è facile da ricordare.”
Bene: nuovo lavoro in studio, ‘Face The End’, uscito lo scorso 25 aprile per Scarlet Records, e formazione ampliata a cinque elementi: come mai questa decisione di passare a quintetto?
“(LZ) Innanzitutto perchè siccome prima Renato “Reno” Chiccoli ricopriva sia il ruolo di cantante che di bassista, essendo lui uscito dalla band è stato davvero difficile trovare un sostituto che ricoprisse entrambi i ruoli, infatti per qualche mese abbiamo avuto un momento di “passaggio” nel quale Leo, il nostro nuovo bassista, ha fatto anche da cantante, mentre Danny scaldava i motori. (Ridono, ndr.) Quindi è questo il motivo: a livello pratico è più facile trovare un cantante ed un bassista che una persona che faccia ambo le cose. Poi con Danny ci conosciamo da ancor prima che iniziassimo la nostra avventura con i Game Over, dato che proveniamo dalla stessa città.”
“(DS) Io già quindici anni fa chiesi loro se serviva un cantante, quindi sono pronto per questa parte da un bel pò.” (Ridiamo, ndr.)


Veniamo nello specifico al nuovo disco: c’è un nesso tra il suo titolo e quello della tracklist? Di cosa trattate?
“(DS) In realtà il titolo del disco è più un’idea: non c’è un nesso vero e proprio con le canzoni, è più un mood generale, nel senso che le tematiche sono diverse, ma ci siamo voluti approcciare nel modo più diretto possibile. Quindi arrivare “straight to the point”, in qualsiasi condizione, analizzare le cose in maniera veloce, d’impatto, che qualsiasi soluzione cerchiamo, la troviamo.”
“(LZ) Dato il cambio di line up e tutto il bordello che ne comporta, tipo essere sull’orlo di mollare tutto, si tiene botta e si procede. A me piace leggerlo anche in questo senso, ovvero il dover fronteggiare un qualcosa che può essere pericoloso, o nel nostro caso che potrebbe portare anche a chiudere il progetto Game Over, ed andare avanti impegnandosi e consapevoli del fatto che ci si deve fare il mazzo per ottenere dei risultati, e questa che è la mia filosofia credo dovrebbe valere per ogni cosa. ”
…e che nesso c’è con la copertina, personalmente una delle più accattivanti viste negli ultimi anni?
“(LZ) E’ stato un lavoro corale: ci siamo seduti pensando a come poter fare per rendere al meglio questo pensiero. Sicuramente quando ci rapportiamo con la grafica, cerchiamo di rimanere vicini a quelli che sono i nostri punti fermi legati all’estetica horror anni Ottanta. Quindi abbiamo buttato giù delle idee dopodichè, a votazione tra noi e l’etichetta discografica si è valutato quale potesse essere la cover più “figa”, immaginandocela finita, quindi colorata, e questa ci è sembrata la più efficace, perchè c’è una composizione non troppo rigida o asimmetrica, bensì leggermente storta, dopodichè molti elementi horror anni Ottanta come la presenza demoniaca, quel fumo misterioso, la porta dello scantinato…”
“(DS) …la damigella in difficoltà, grande cliché ottantiano che adesso non si può più riproporre…”
“(LZ) Esatto, inoltre tramite tutte queste caratteristiche noi abbiamo sempre creato le nostre copertine, perchè comunque tutti gli altri concept sono abbastanza simili tra loro a livello di elementi, e Mario Lopéz, il ragazzo che ha realizzato questa copertina e che le ha fatte tutte da ‘Burst Into The Quiet’, secondo me ha fatto un gran lavoro.”


Anche secondo me. Come la proposta solitamente richiede, ho riscontrato un gran ruolo nelle seconde voci, che alle volte sembrano volersi prendere lo scettro: che importanza hanno per voi?
“(DS) Diciamo che fanno parte del mio modo di scrivere: non riesco quasi mai ad immaginare la mia voce da sola, devo sempre doppiare qualsiasi cosa faccio. Seppur io adori il thrash Metal, la mia fonte d’ispirazione è l’Heavy classico, l’US Metal come i Savatage, gente che con armonie e melodie ci sapeva davvero fare. Restando invece sul thrash, personalmente devo ammettere che Eric A. “A.K.” Knutson dei Flotsam And Jetsam è devastante, e quanto impreziosisce una seconda voce o riesce a rilanciare un ritornello, un passaggino grazie alla sua estensione, ecco aggiunge quell’arrangiamento che per me è fondamentale. Quindi tutto questo fa parte del mio DNA, che devo inserire nella proposta dei Game Over, e per fortuna nè i miei compagni nè tantomeno i produttori hanno opposto gran resistenza.”
Molto interessante, anche perchè alle volte sembrano prepotenti, in senso positivo…
“(DS) Si, forse mi sono fatto prendere la mano! (ride, ndr.) E’ merito anche di Simone Mularoni e Simone Bertozzi se la resa è così bella e potente: hanno capito quanto ci tenessi, al punto di tenere le seconde voci quasi a livello della linea vocale principale, il che le fa risaltare ancora di più perchè dovrebbero restare un pò più indietro. Comunque trovo che lancino bene ogni pezzo, e sono contentissimo di come sono andate le cose.”
Come da personale recensione, non ho esitato a definire ‘Face The End’, ad oggi, disco dell’anno. Guardando alle vostre precedenti uscite, dove collocate quest’ultima? Ritenete di essere arrivati, se non al top, quantomeno ad un alto livello compositivo?
“(DS) Questa risposta per me è facile: per me a mani basse è il mio miglior disco dei Game Over!” (Ridiamo, ndr.)
“(LZ) Anche per me: tra i dischi fatti finora è sicuramente quello dove abbiamo preso tutto quello che abbiamo fatto ad oggi e lo abbiamo ottimizzato ancora di più; però secondo me c’è ancora margine di miglioramento, cioè non credo che questo sia il disco migliore che possiamo fare. Credo si possa fare ancora di meglio, anche perchè le cose una volta terminate le si vedono in maniera differente: quando ci si sta lavorando è tutta un’altra cosa, quindi quando fra qualche mese sarà calata l’adrenalina intorno a disco e promozione, potendolo guardare con un occhio più oggettivo capiremo dove poter migliorare. Tuttavia, ripeto, per me ad oggi questo è il nostro miglior disco, perchè ha tutti i nostri elementi principali, come velocità, melodia, riff pesanti, ritornelli catchy ed altro, ottimizzati in funzione delle canzoni: per me stiamo maturando ed evolvendo bene.”
“(DS) Credo sia il modo perfetto per ripartire dopo il cambio di formazione, perchè riprende l’energia dei primi dischi dei Game Over, di cui comunque sono sempre stato grande fan, con la maturità di oggi. Secondo me questo è il sound perfetto, un buon punto da cui continuare.”


A proposito di sound, se qualche invidioso dovesse dirvi che ‘Face The End’ è un ottimo album, ma che doveva essere scritto nel 1985, ovvero che sostanzialmente non porta niente di nuovo, cosa rispondereste?
“(DS) Intanto che scriverlo nel 1985 sono capaci tutti, col senno di poi.”
“(LZ) Beh, con un veloce calcolo matematico innanzitutto risponderei dicendo che sarei dovuto nascere trent’anni prima per poterlo scrivere nel 1985, dopodichè onestamente non me ne frega niente: io faccio musica per chi, come il sottoscritto, adora questo genere, per divertirmi e per far crescere questo progetto. Sia a me che agli altri credo interessi proporre questo genere a modo nostro, che è ben diverso dall’essere originali ma anche molto diverso dall’essere delle copie, e forse è più difficile copiare che essere originali: credo che fare quello che facevano certe band sia impossibile.”
“(DS) Non si vuole scimmiottare nessuno, semplicemente siamo cresciuti con questo sound, abbiamo maturato l’amore nei suoi confronti negli anni, e questo è il nostro modo di esprimerci: si fa tutto ciò aggiungendoci la nostra personalità, questa è la nostra visione, la nostra reinterpretazione di questo genere. Cosa c’è di nuovo? Beh banalmente le nostre personalità, il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di concepire la musica, di scriverla e di arrivare al punto di vivere tutti insieme l’esperienza, l’energia e l’emozione che tutto ciò provoca.”
“(LZ) Non si può piacere a tutti, e a chi non piace ciò che facciamo può semplicemente ascoltarsi altro. Gli vogliamo bene lo stesso.”
Dato che è da poco trascorso il Record Store Day, datemi un motivo per il quale oggi si dovrebbe comprare ‘Face The End’.
“(LZ) Perchè la musica fisica sarà sempre più bella di quella liquida: la musica non è soltanto un file audio, è un lavoro artistico a 360°, perchè si ha la parte musicale, che viene ascoltata, quella visiva, ovvero l’aspetto grafico, oltre alla parte tattile, ovvero il supporto fisico. E volendo ci sarebbe pure la parte olfattiva, perchè comunque la carta ha un suo odore. Io credo sia bello avere un prodotto nuovo da aprire, annusare, toccare, vedere il lavoro fatto dalla band che piace… Poi, per carità, nessuno è obbligato ad acquistare il supporto fisico: può ascoltare musica dalle varie piattaforme presenti, però secondo me avere la copia fisica è tutta un’altra cosa.”
“(DS) Inoltre se si parla di Record Store Day ciò significa che è un qualcosa indirizzato ai collezionisti, ed i collezionisti lo sanno quanto è bella la copia fisica. Tuttavia questa copia fisica è molto bella perchè ci sono edizioni limitate con il vinile colorato, c’è un’edizione con una serigrafia sulla sleeve, insomma ci sono tante cosine per collezionisti che a me piacciono tantissimo, dato che io stesso sono un malato di vinili, o comunque di musica fisica. ‘Face The End’ è un bel prodotto, è fatto bene, è confezionato bene, se si vuol portare uno Tsunami di energia in casa mettetelo sul piatto, e vedrete che non rimarrete delusi.”
Bene ragazzi, l’intervista è terminata. Ringraziandovi ancora per la vostra disponibilità, se c’è qualcosa che volete aggiungere per i lettori di Metal Hammer Italia, quest’ultimo spazio è tutto vostro!
“(LZ) Intanto grazie ovviamente per averci concesso quest’intervista: siamo mega onorati! Mi raccomando appena avrete ‘Face The End’ sparatevelo in macchina!”
“(DS) E se qualcuno volesse venirci a vedere ci sono un pò di date italiane e non: controllate i nostri canali social, perchè abbiamo tanta voglia di portare dal vivo questi brani, ed in estate ci saranno tanti eventi, ad esempio il 25 giugno saremo allo Sherwood Festival con i Pest Control, quindi ci sono tante occasioni in cui vederci e noi speriamo di vedere più persone possibili ovunque. Se volete sentire la nostra musica ci fate un gran favore, se volete farci sapere se vi piace a noi fa solo piacere. Continuate a supportare l’underground, perchè ce n’è tanto ed è un movimento che sta benissimo, quindi continuate a supportarlo, andate ai concerti: non lasciamo morire questa cosa.”

 

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