Tetrarch, il lato oscuro che unisce e guarisce

Il 28/05/2025, di .

Tetrarch, il lato oscuro che unisce e guarisce

Dopo il successo di ‘Unstable’, i Tetrarch tornano con un nuovo lavoro potente e introspettivo: ‘The Ugly Side of Me’. In questo album, la band esplora temi profondi come la vulnerabilità, l’identità e la lotta con i lati più oscuri di sé, senza rinunciare all’energia che li ha sempre contraddistinti. Abbiamo parlato con la chitarrista Diamond Rowe per scoprire com’è nato questo disco, quali emozioni lo attraversano e come i Tetrarch stanno affrontando la loro evoluzione artistica senza perdere autenticità.
‘The Ugly Side of Me’ è il vostro terzo album: in che modo rappresenta l’evoluzione della band da ‘Unstable’?

“Credo di poter dire ufficialmente che abbiamo finalmente trovato la nostra vera identità e imparato chi è davvero Tetrarch. Siamo estremamente orgogliosi di ciò che abbiamo fatto con ‘Unstable’, che ci ha dato la fiducia necessaria per essere la band che vogliamo essere e scrivere le migliori canzoni possibili. Avendo scoperto chi sono i Tetrarch con ‘Unstable’, con questo nuovo album ci siamo potuti concentrare semplicemente sullo scrivere le migliori canzoni possibili, invece di cercare noi stessi. Questo ci ha dato molta serenità.”
Quali temi o emozioni volevate esplorare con questo disco?
“Il tema principale di questo album ruota molto attorno all’essere umani. Imparare a gestire quegli aspetti di sé che non piacciono e capire come migliorarli oppure come andare avanti nonostante essi. Tutti abbiamo qualità che non amiamo, ma a volte sono proprio quelle a renderci unici e speciali.”
Il titolo dell’album è molto forte: cosa significa ‘The Ugly Side of Me’ per la band e come ha influenzato la musica?
“Cerchiamo sempre di scrivere canzoni il più possibile relazionabili. Brani che possano toccare ognuno in qualche modo. Il titolo ‘The Ugly Side of Me’ affronta i lati di noi stessi che non ci piacciono. Ognuno ha i propri. Tutta la tematica lirica dell’album parla di come andare avanti nonostante queste caratteristiche. Abbiamo una certa tendenza a scrivere canzoni oscure e cupe con grandi ritornelli cantabili, e credo che i testi siano perfettamente in linea con quell’atmosfera.”
Com’è stato il processo creativo per questo album? È stato diverso dai dischi precedenti?
“Il processo creativo è stato più o meno lo stesso degli album precedenti. Di solito, un’idea nasce da me o Josh con un riff o una struttura di base, poi ci mettiamo insieme a svilupparla. Lavoriamo così da quando eravamo bambini, quindi ci viene naturale. Alcune canzoni, come ‘Best of Luck’, sono nate in poche ore. La differenza principale è che siamo entrati in studio con 20-30 strutture base e abbiamo avuto il tempo di lavorarci su tutte, scegliendo le migliori per il disco. Stavolta avevamo molto più materiale.”

In brani come ‘Live Not Fantasize’ si sente un mix di aggressività, melodia ed elementi elettronici. Come avete trovato l’equilibrio tra pesantezza e accessibilità?
“Siamo sempre stati una band che ama scrivere pezzi pesanti ma accessibili. Anche se non è per tutti, per noi è un gran complimento quando qualcuno che non ascolta metal ama la nostra musica. Le nostre band preferite – Slipknot, Metallica, Linkin Park – avevano lo stesso effetto. Lo chiamano ‘Gateway Metal’, credo. Quando scriviamo, anche il brano più heavy ha sempre un ritornello cantabile che unisce le persone, prima di tornare a picchiare duro.”
Quale canzone dell’album rappresenta meglio chi sono oggi i Tetrarch – e perché?
“Domanda difficile, ma credo che ‘Live Not Fantasize’ sia quella giusta. Ha un ritornello accattivante, un riff introduttivo sperimentale e un assolo che secondo me supera dei limiti. Abbiamo spinto molto anche sugli elementi elettronici. Ha un tocco nostalgico ma anche fresco e moderno – penso descriva perfettamente la nostra band.”
I testi parlano di vulnerabilità e accettazione di sé. Ci sono stati momenti personali o catartici durante la scrittura?
“Penso che ognuno di noi abbia attraversato qualche difficoltà personale durante la creazione di questo disco, e tutto questo è venuto fuori in qualche modo nei brani. Ci siamo sentiti vulnerabili, ansiosi, insicuri – fa parte dell’essere artisti – ma ne è uscito qualcosa di speciale, ed è quello che conta.”
Quanto era importante per voi creare qualcosa che potesse connettere con i fan dentro e fuori dalla scena metal?
“Quando eravamo giovani, le nostre band preferite riuscivano ad essere pesanti ma a connettersi anche con chi non ascoltava metal. Un esempio perfetto è ‘Iowa’ degli Slipknot: forse uno degli album più estremi di sempre, ma ricordo che piacque anche a mia cugina che ascoltava solo R&B! Aveva qualcosa di speciale. Ho sempre voluto che anche i Tetrarch potessero fare musica con lo stesso effetto, e sapere che qualcuno lo dice di noi è fantastico.”
‘The Ugly Side of Me’ ha un senso di coesione molto forte. C’era una visione o una storia guida dietro l’album dall’inizio alla fine?
“Con il nostro ultimo album ‘Unstable’ abbiamo davvero trovato chi siamo e di cosa siamo orgogliosi. Quello è stato un po’ il nostro faro, che ci ha dato fiducia. Con questo disco volevamo solo rafforzare la nostra identità: scrivere grandi canzoni che possano toccare quante più persone possibile. Volevamo fosse un album coeso, che la gente ascoltasse e dicesse ‘questi sono senza dubbio i Tetrarch’ – e sembra che ci siamo riusciti.”
Qual è stata la sfida più grande nella realizzazione di questo album?
“Non dubitare di noi stessi. Per questo disco, più di ogni altro, abbiamo riflettuto a fondo su ogni singolo dettaglio. In certi casi è positivo, ma può anche rallentare il processo perché si riscrive tanto. Dave ci ha aiutati a ‘toglierci di mezzo’ nei momenti in cui serviva, e una volta ritrovata la fiducia in noi stessi, tutto è andato molto meglio.”

Avete ricevuto grandi riconoscimenti da riviste illustri come Billboard e Metal Hammer UK – questo ha influenzato il modo in cui avete affrontato questo album?
“Ha sicuramente aumentato l’ansia! Haha. Ci siamo sempre sentiti degli outsider, e abbiamo sempre avuto una mentalità da underdog. Viviamo ogni giorno come se dovessimo dimostrare qualcosa, ed è forse per questo che siamo riusciti a rompere così tante barriere. Anche se eravamo più nervosi e sentivamo la pressione, il nostro processo creativo è stato simile da sempre: ci siamo presi il nostro tempo e non abbiamo corso.”
Cosa sperate che provino i fan ascoltando ‘The Ugly Side of Me’ per la prima volta?
“Spero solo che si godano le canzoni e ci si ritrovino. Anche se è un album di riflessione e focalizzato sugli aspetti negativi interiori, è anche un disco che parla di resistenza, di andare avanti nonostante le difficoltà. Spero che le persone riescano a trarne un messaggio positivo.”
Siete cresciuti molto come band da ‘I’m Not Right’. Come mantenete intatta la vostra identità man mano che il pubblico cresce?
“‘I’m Not Right’ è stato il primo vero assaggio della nostra identità come Tetrarch. Per me è stato un punto di svolta. Abbiamo sempre scritto ciò che ci piace e che sentiamo autentico, e credo che i fan lo percepiscano e si connettano proprio con questa autenticità. È per questo che ‘I’m Not Right’ ha colpito così tante persone: non seguiva una moda, anzi, ne ha creata una nuova.”
Ora che l’album è uscito, cosa ci aspetta per i Tetrarch nel 2025 – tour, video, o qualcosa di inaspettato?
“Non vediamo l’ora di tornare in tour. Siamo una band che vive per il live e ci consideriamo dei veri ‘road dogs’. Siamo attualmente in sala prove per prepararci al nostro primo tour in Europa e Regno Unito, che sarà fantastico. Dopo di quello, abbiamo in programma un sacco di concerti per arrivare al maggior numero di persone possibile, ovunque. E abbiamo anche tante novità musicali in serbo, su questo potete starne certi.”

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