Wardruna – Musica, natura e storia

Il 17/06/2025, di .

Wardruna  – Musica, natura e storia

Ultimamente i Wardruna sono stati spesso sotto i nostri riflettori, prima per il loro concerto al Teatro Arcimboldi di Milano lo scorso novembre, poi per la pubblicazione del loro più recente album, ‘Birna’, lo scorso gennaio. Questa volta, in occasione delle due imminenti date estive, una all’Anfiteatro degli scavi di Pompei e una al Montelago Celtic Festival, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con Einar Selvik, fondatore della band.
Ciao Einar, come va? Rompiamo subito il ghiaccio parlando del più recente lavoro dei Wardruna, ‘Birna’, personalmente l’ho adorato. Come nasce la scelta di incentrare un album sulla figura dell’Orso e il suo simbolismo?
“Tutto bene, grazie. L’orso è senza dubbio di per sé un animale affascinante, ma soprattutto veste un ruolo molto importante in molte culture, specialmente nell’emisfero boreale. Ci sono molte storie e leggende che vedono come protagonista l’orso. È anche un animale sacro in varie religioni antiche. C’è stata da parte mia la volontà di dare voce a questa enorme creatura, che, tra l’altro, è una delle più importanti rappresentazioni di Madre Natura. Una scelta importante che ho fatto proprio per dare voce all’orso è stata utilizzare un particolare strumento, il kantele, che, nella tradizione finlandese e, più genericamente, nei paesi che si affacciano sul Mar Baltico, si dice sia connesso a questo animale”
Un brano peculiare che sicuramente cattura l’attenzione è ‘Dvaledraumar’, ti va di parlarci un po’ della sua creazione? In particolare, ti chiederei di parlarci della tecnica del field-recording, qui assolutamente centrale.
“Certo. Allora, è una tecnica che ho già utilizzato svariate volte, ma ovviamente non tutti i brani ne richiedono l’uso, quindi cattura sempre l’attenzione dell’ascoltatore. Il field-recording è un modo, per come la vedo io, di dare alla musica un tocco ancora più reale, più vero, e di renderla ancora più diretta. Questa tecnica, ovviamente, per un brano come ‘Dvaledraumar’, lungo, atmosferico e suggestivo, mi sembrava perfetta. Il titolo tradotto sarebbe ‘i sogni dormienti’ e il tema centrale è il sonno invernale, l’ibernazione (anche se quella dell’orso è considerata più una semi-ibernazione). La prima cosa che ho fatto, dunque, è stata pensare a quali potessero essere i suoni che accompagnano il sonno invernale dell’orso, quali fossero gli elementi che compongono questa ninna nanna nel bosco. Qui una grande mano mi è stata data dall’artista svedese Jonna Jinton, con cui ho collaborato. Lei mi ha aiutato a recuperare, diciamo così, un suono che viene prodotto da un certo evento naturale nelle prime settimane d’inverno dai grandi laghi ghiacciati del nord. In poche parole, quando questi enormi laghi iniziano a congelarsi, cominciano a “cantare”. È un suono che in un certo modo ricorda il canto delle balene. Mi piace pensare che questa melodia possa rappresentare una sorta di serenata, una ninna nanna, come dicevo prima, per l’orso. Qui è stato fondamentale l’uso del kantele, per dare una sensazione di riposo e tranquillità, grazie al suo suono cristallino.”
Sappiamo bene che provieni dal lato più estremo del Metal, come mai la voglia di cambiare genere in modo così radicale?
“Beh, è stato naturale. Semplicemente ognuno di noi è in continua evoluzione. Il Metal mi ha sempre accompagnato nella mia vita, lo ascolto da quando ero un ragazzino, specialmente grazie ai miei fratelli. Ma sono stato sempre attratto anche dalla musica classica e da quella tradizionale, folkloristica. Senza dubbio è stato il Metal ad innescare in me la voglia di fare musica, solo che ad un certo punto non mi sentivo più ispirato e quel tipo di musica non mi dava più soddisfazione. L’arte funziona così, bisognerebbe sempre creare qualcosa di vero, qualcosa che sentiamo dentro di noi, perciò non aveva più senso continuare e ho deciso di cambiare rotta. Da lì, ha avuto la meglio il mio interesse per la musica tradizionale, storica, è stato un processo naturale.”

Qual è la tua, e la vostra, fonte d’ispirazione per la creazione di nuova musica? Qual è il processo di realizzazione?
“Tante persone pensano che la nostra fonte d’ispirazione siano i Vichinghi o comunque l’Era Vichinga, ma non è così. Sicuramente questo fa parte della nostra storia, parlo da norvegese, ma non è mai stato questo il cuore della band. L’anima dei Wardruna riguarda più un concetto spirituale e animistico, molto più antico e legato alla natura. Sono sempre stato esposto a questo tipo di argomenti, sin da quando ero bambino, perché la mia famiglia è molto attaccata ai costumi e alle tradizioni, io ho semplicemente scavato nel passato.”
Mi piacerebbe sapere quale pensi sia stata la soddisfazione più grande finora ricevuta dal tuo contributo al panorama musicale odierno.
“Mi viene abbastanza difficile rispondere perché credo che il mio desiderio di comporre musica sia naturale e innato, non ho mai avuto particolari fini, ma è una domanda interessante. Sai, io ho sentito il bisogno di creare, sento continuamente il bisogno di creare qualcosa. Sarebbe potuto essere un disegno o una scultura, ma nel mio caso è musica. Ovviamente, quando ho iniziato a vedere che sempre più persone si avvicinavano incuriositi alla mia musica e iniziavano ad amarla, mi si è riempito il cuore. È qualcosa di indescrivibile. Tutto questo poi mi ha portato sempre più soddisfazioni: collaborazioni con persone e artisti fantastici; poter suonare in luoghi incredibili e artisticamente o storicamente importanti. A proposito, quest’estate suoneremo nell’anfiteatro romano di Pompei!”
Come ti senti in merito al tanto atteso concerto a Pompei questa estate? E rimanendo sul tema live, qual è il tuo brano preferito da suonare dal vivo e perché?
“È qualcosa di enorme, assolutamente. Per me, per noi, è un grande onore poter suonare in un posto così pieno di storia e così importante per la storia e la cultura italiana. Inoltre, l’anfiteatro di Pompei ha ospitato anche artisti del calibro dei Pink Floyd! Quindi per noi è davvero un’occasione immensa. Non vediamo l’ora. Come risposta alla seconda domanda invece ti direi ‘Lyfjaberg’, perché abbiamo notato che ogni volta che la suoniamo sul palco percepiamo un feedback molto intenso da parte dei fan, un’energia particolare, come se quella canzone avesse per tante persone un significato particolare.”
Siamo purtroppo giunti al termine di questa intervista. Ti ringrazio per la disponibilità, Einar. Ti va di lasciare un messaggio per i fan e lettori di Metal Hammer Italia?
“Certamente! Innanzitutto, grazie a voi. Vi saluto tutti sperando di vedervi nelle due date estive. A presto!”

Leggi di più su: Wardruna.