Powerhill – Dalle stalle alle stelle

Il 25/06/2025, di .

Powerhill – Dalle stalle alle stelle

Quando pensi all’heavy metal, probabilmente ti vengono in mente palchi infuocati, riff devastanti e look aggressivi. Difficilmente penseresti a una mucca. Eppure, è proprio da lì – da una stalla, anzi, da un fienile – che parte la storia dei Powerhill, una band unica nel suo genere, capace di fondere la rabbia del metallo con la vita rurale in chiave ironica e dissacrante. A guidarli c’è Cep, agricoltore di riff, allevatore di idee e creatore del “farm metal”, uno stile tutto loro che sa far sorridere e alzare le corna al cielo nello stesso istante. In occasione del loro primo album Generation X, pubblicato nel pieno del loro 25° anniversario, lo abbiamo intervistato per farci raccontare la genesi di questo progetto strampalato ma solidissimo, tra grigliate epiche, mucche metallare e un omaggio sincero all’epoca d’oro del rock. Preparate gli stivali… e il walkman.

Ciao Cep, benvenuto tra le pagine di Metal Hammer! Ti va di presentare i Powerhill a chi ancora non ha avuto il piacere di conoscervi?
“(Cep) Grazie mille per l’invito! Siamo i Powerhill, una band di contadini un po’ fuori di testa, direttamente dalle campagne del Sud della Svizzera. La nostra sala prove è… beh, chiamiamola ‘rustica’: un vecchio fienile dove succedono cose che non immaginereste mai. Ma abbiamo due assi nella manica che ci rendono unici. Il primo è la nostra inseparabile mascotte, Clotilde, una mucca metallara a tutti gli effetti che ormai è parte integrante della band – anche se spesso combina più guai che altro. Il secondo è che siamo i pionieri assoluti del ‘farm metal’, un genere che abbiamo creato e coltivato con passione. Letteralmente.”‘Farm metal’: un termine curioso e intrigante. Ce lo spieghi meglio?
“Certo! Il ‘farm metal’ è un’idea che mi è venuta cercando di unire le due grandi passioni della mia vita: l’heavy metal e… le mucche. Sì, lo so, può sembrare folle. Ma ho voluto prendere elementi del mondo rurale – quello della vita in fattoria, tra animali e fatica vera – e fonderli con l’energia e l’attitudine del metal. Da qui nasce il nostro stile: testi ispirati alla vita contadina, situazioni esilaranti, ma anche profondi legami con la terra. E poi, ovviamente, tanto metallo.”
Siete attivi da tempo, ma solo adesso arriva il vostro primo vero album. Come mai questo ritardo?
“Piccola correzione: siamo attivi dal 1° giugno 2000, quindi quest’anno celebriamo con orgoglio il nostro 25° anniversario. Il tempo vola, ma non siamo rimasti fermi. Più che un blocco creativo, il nostro è stato un percorso a ostacoli: trovare musicisti bravi, disponibili e affidabili in questa zona è come cercare un ago in un pagliaio… o meglio, una chitarra accordata in una stalla. È una razza protetta da segnalare al WWF!”

Parlaci del processo creativo: come nascono le tue canzoni e da dove arriva l’ispirazione?
“Non ho un metodo fisso e prestabilito: a volte l’idea parte da un riff di chitarra, altre da un semplice fischiettio o un ritornello che mi gira in testa. Da lì comincio a costruire l’arrangiamento e la struttura. L’ispirazione arriva direttamente dalla vita di tutti i giorni, spesso da frasi, episodi o anche solo immagini buffe. E poi, diciamocelo, avere una mucca come Clotilde accanto è una fonte infinita di spunti. Non si può mai sapere cosa combinerà.”
Con il nuovo album Generation X, cosa desideri trasmettere a chi vi ascolta?
“A voler essere diretto: una manata in piena faccia! Generation X vuole essere un ritorno alle sonorità autentiche e alle sensazioni potenti che si respiravano negli anni ’80 e ’90. Vogliamo regalare un viaggio nostalgico a chi quegli anni li ha vissuti, ma anche incuriosire e coinvolgere le nuove generazioni. Non è un disco che si prende troppo sul serio, ma sa colpire dritto dove serve.”
Il titolo Generation X ha un significato preciso?
“Assolutamente sì. È un omaggio a chi è nato tra il 1965 e il 1980, quella generazione cresciuta a suon di rock, walkman e poster appesi in cameretta. Il brano omonimo cerca di catturare proprio quell’essenza. Anche l’artwork dell’album, con Clotilde in look retrò e walkman alle orecchie, è un richiamo diretto a quell’epoca magica. Sì, lo ammetto, sono un nostalgico… e ogni volta che ci penso mi viene quasi da commuovermi.”
Quali tematiche affrontate all’interno del disco?
“Il disco è un concentrato del nostro mondo: parliamo di vita rurale, duro lavoro nei campi, ma anche dei problemi e delle sfide quotidiane del contadino moderno. Il tutto ovviamente con grande ironia e spirito giocoso. Alcuni brani hanno letture più profonde, altri sono spensierati e perfetti da ascoltare durante un barbecue o un campeggio. È un album per tutte le stagioni e per tutti i gusti… anche per i vegetariani!”
C’è un brano dell’album a cui sei particolarmente legato?
“Senza dubbio ‘My Mood’. È una canzone molto personale, dedicata completamente alla mia compagna. Senza il suo sostegno, pazienza e amore, non sarei riuscito a portare avanti né la mia carriera musicale né la mia vita quotidiana. È un brano più intimo, un ringraziamento sentito.”
Nell’intro di ‘Generation X’ si sente un suono familiare agli anni passati… e in ‘Fat Side’?
“Esatto, l’intro è il suono di un’audiocassetta che parte dentro un walkman, un omaggio a quel periodo analogico che ci portiamo nel cuore. ‘Clotilde’ stessa indossa il walkman sulla copertina e nel videoclip! In ‘Fat Side’, invece, sentite una griglia su cui stanno cuocendo delle costine. Il brano è un vero e proprio inno alla grigliata perfetta. Attenzione: non sottovalutate il testo, contiene consigli da veri maestri del grill!”

Il brano di chiusura, ‘Rehearsal Barn’, è decisamente fuori dagli schemi. Ce ne parli?
“‘Rehearsal Barn’ è una bonus track umoristica, un piccolo viaggio all’interno del nostro fienile-sala prove. Si parte dall’apertura della porta, l’accensione delle luci, l’ingresso degli animali e… sì, anche il grido di un gatto schiacciato. Il tutto si chiude con una chicca: io che suono un breve assolo con l’ukulele, tanto per non prenderci troppo sul serio fino all’ultima nota.”
Ho chiuso la recensione del disco consigliandoti più cori e un mix più equilibrato sulle chitarre. Che ne pensi?
“Ogni feedback è prezioso! I cori da stadio sono già nei miei pensieri per i prossimi lavori. Quanto alle chitarre… potrei semplicemente fare l’opposto e aggiungerne altre 28! Ma a parte gli scherzi, sono sempre aperto a suggerimenti costruttivi. L’obiettivo è migliorarsi sempre.”
Pensate di recuperare i singoli pubblicati in passato? Magari in una raccolta?
“È un’idea che mi frulla in testa da un po’. Nulla di ufficiale al momento, ma potrei realizzare una raccolta che includa anche il nostro EP del 2022 e altri brani rimasti un po’ nell’ombra. I Powerhill hanno un passato da riscoprire!”
Come hai fatto a coinvolgere Jörg Michael nel progetto? Non si era ritirato dalle scene?
“Non proprio! Jörg è ancora attivo con i Devil’s Train, anche se molti pensano il contrario. Il merito della sua partecipazione però non è mio, ma di Veronica, la nostra cantante, che lo conosce da anni e ha saputo coinvolgerlo con entusiasmo.”
Quali sono le vostre strategie per promuovere l’album?
“Tanta attività sui social, qualche campagna pubblicitaria mirata e soprattutto rompere le scatole a più gente possibile! Ma il cuore della promozione saranno sicuramente i concerti dal vivo e, se possibile, qualche passaggio radiofonico qua e là.”
Ci sono date live o addirittura un tour all’orizzonte?
“Un tour vero e proprio, con tappe internazionali, purtroppo al momento è difficile da organizzare per motivi logistici ed economici. Ma stiamo pianificando una serie di date nei festival estivi. Non vediamo l’ora di portare il farm metal ovunque ci sia pubblico pronto a divertirsi con noi!”
Durante i vostri live proporrete delle cover o solo pezzi originali?
“L’idea è quella di portare sul palco un set 100% farm metal, con solo pezzi nostri. Però, tra una canzone e l’altra, qualcosa di inaspettato può sempre succedere… e alla fine, qualche cover dei Powerhill potrebbe spuntare. Siamo contadini, ma anche un po’ casinisti.”
Cosa stai ascoltando ultimamente?
“Sono un metallaro a tutto tondo! In macchina vado di thrash, in salotto spolvero la mia vasta discografia, in doccia mi sparo death metal, e mentre cucino non può mancare un po’ di hard rock. Ascolto solo CD, rigorosamente. In studio invece tengo d’occhio le nuove uscite online per restare aggiornato.”
Ricordi qual è stato l’ultimo concerto a cui hai assistito?
“Credo siano stati i Mötley Crüe, se la memoria non mi tradisce. Un grande show, come sempre.”
Spazio libero per concludere. Cosa vuoi dire ai lettori?
“Solo un grazie enorme e sincero a Metal Hammer Italia per aver dato spazio alla nostra proposta così particolare. E ovviamente grazie anche a tutti quelli che ci seguono, ci supportano o ci scoprono oggi per la prima volta. Un saluto pieno di rumore e affetto… direttamente dalla Cheesland!”

 

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