Dirty Honey – Scriviamo ovunque, ma sempre insieme
Il 05/07/2025, di Anna Maria Parente.

In occasione del tour europeo dei Dirty Honey, che ha già fatto tappa a Firenze lo scorso 12 giugno e tornerà con altri due live il 9 luglio al Comfort Festival di Milano e il 10 luglio alla Rocca Malatestiana di Cesena, in apertura ai Wolfmother, abbiamo avuto il piacere di intervistare John Notto, chitarrista e co-fondatore della band. Con lui abbiamo parlato di ispirazioni, del rapporto con il pubblico, della vita in tour e di molto altro ancora!
Ciao John, è un vero piacere conoscerti. Siamo entusiasti di avere l’opportunità di parlare con te oggi. Come chitarrista dei Dirty Honey, hai contribuito a riportare il rock classico sotto i riflettori, con un’energia fresca e autentica che ha conquistato pubblico e critica.
“Grazie mille per avermi intervistato. Sono molto emozionato all’idea di tornare in Italia quest’estate!”
Quando si parla dei Dirty Honey si fa spesso riferimento all’energia travolgente dei vostri live, alla potenza che sprigionate sul palco e alle influenze dei vostri ‘padri spirituali’. Ma oggi vorremmo cambiare punto di vista: come eravate voi da spettatori? Quali concerti vi hanno segnato profondamente, al punto da cambiarvi la vita?
“Il concerto che ha davvero cambiato la mia vita è stato un festival organizzato dai Phish. Frequentavo il liceo ed è stato il primo festival a cui ho partecipato. All’epoca non conoscevo bene la loro musica, ma l’atmosfera in stile Woodstock, la libertà che si respirava tra i fan e la grandezza dell’evento mi hanno lasciato a bocca aperta. Non avevano hit radiofoniche, né video popolari su MTV. Hanno semplicemente fatto ciò che volevano e 70.000 persone sono venute ad ascoltare ogni singola nota. In quel momento ho capito davvero che nella vita si può fare qualsiasi cosa si desideri. Anche vedere Derek Trucks dal vivo per la prima volta è stato un momento trasformativo. Non avevo mai visto un chitarrista suonare con così tanta intensità spirituale davanti ai miei occhi.”
Il vostro nome è spesso associato a leggende del rock come AC/DC, Aerosmith, Guns N’ Roses e Led Zeppelin. In alcune interviste hai anche citato tra le tue muse personali i Queen, Jimi Hendrix e i Pink Floyd. Ma al di là di queste icone intramontabili, ci sono state band meno conosciute o artisti magari lontani dalla scena classica che ti hanno ispirato a intraprendere questo percorso? E c’è un artista o una band che ti ha colpito particolarmente e che consiglieresti ai nostri lettori, magari qualcuno che in Europa è ancora poco noto o del tutto sconosciuto?
“Non so bene quali band europee conoscete o meno (ride). A dire la verità, cerco sempre di scoprire gemme nascoste degli anni ’70 su vinile. Sono un collezionista appassionato di dischi funk, quindi ci sono molti artisti del genere che adoro e dei quali posseggo i vinili.”
Il vostro ultimo album, ‘Mayhem & Revelry’, è un vero e proprio tributo all’energia dei vostri live durante il tour che vi ha portato in giro per il mondo tra il 2023 e il 2024. Avete suonato davanti a spettatori molto diversi, ma c’è stato un pubblico in particolare che vi ha colpiti per calore e partecipazione? Qual è stata la risposta più entusiasta che avete ricevuto?
“Prometto che non lo dico solo perché siete italiani, ma è una cosa che penso davvero: lo show di Milano per pubblico ed energia è stato impareggiabile. Anche il pubblico di Parigi ci ha trasmesso una grande energia.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, credo che il nostro ritorno a casa, a Los Angeles, sia stato davvero speciale. Sul palco con noi è salito Chris Robinson (The Black Crowes) e abbiamo suonato una delle mie canzoni preferite degli AC/DC, ‘Rock n Roll Damnation’. È stata un’emozione che non dimenticherò mai.”
Spesso la chimica tra i membri di una band è fondamentale per il successo dal vivo. Come descriveresti la vostra intesa musicale e personale durante i concerti e fuori dal palco?
“Ormai conosciamo così bene le abitudini gli uni degli altri che quando scriviamo ne teniamo già conto automaticamente. Sul palco sappiamo come e quando ciascuno di noi ama muoversi, quindi ci muoviamo l’uno intorno all’altro in modo piuttosto fluido. Abbiamo vissuto molte esperienze insieme, sia ora in tour che ai tempi in cui bighellonavamo per Los Angeles sognando un’occasione.”
Molti musicisti hanno dei rituali o abitudini particolari prima di salire sul palco per entrare nella giusta concentrazione. Tu come ti prepari prima di un live? Hai un rituale legato al setup della chitarra o a qualche gesto che ti aiuta a entrare nel mood giusto per dare il massimo sul palco?
“Solitamente faccio qualche flessione con Jaydon e qualche esercizio di riscaldamento vocale con Jaydon e Marc. Per entrare nel giusto mood ascoltiamo musica, poi beviamo un bicchierino di tequila proprio prima di salire sul palco. Di solito non faccio prove con la chitarra prima di uno spettacolo.”
Ogni artista ha ‘quella’ canzone che non vede l’ora di suonare live, quella che accende qualcosa dentro ancor prima della prima nota. Si dice, ad esempio, che Bruce Springsteen apprezzi molto suonare la sua ‘Born to Run’. C’è un brano del vostro repertorio che per te ha questo effetto?
“Se riusciamo a suonare ‘You Make it Alright’, mi lascio sempre trasportare dalle emozioni.”
Ricordi nel cassetto: ti piacerebbe condividere con i nostri lettori uno tra i ricordi più belli legati ai tour dei Dirty Honey? (Accettiamo anche ricordi strappalacrime!)
“Il primo tour europeo del 2022 è stato sicuramente magico. Dall’apertura per i GnR negli stadi, al concerto in un castello francese nella campagna francese, al Download… è stato anche divertente e frenetico.
Poi anche il nostro primo concerto fuori Los Angeles, nel 2018, all’Aftershock Festival dove abbiamo suonato davanti a circa 10.000 persone. Abbiamo imparato molto dopo anni trascorsi in bar del cavolo.”
Torniamo in studio. Quando componete, avete bisogno di un’atmosfera particolare o di un luogo preciso per sentirvi davvero ispirati? Esiste uno spazio, fisico o mentale, che facilita la vostra creatività, oppure riuscite a scrivere ovunque, anche in tour oppure on the road?
“Sento di poter scrivere ovunque, purché anche tutti i membri della band siano con me e ci sia ispirazione. In tour, dopo un po’ diventa difficile, a causa della stanchezza che si accumula, ma abbiamo partorito molte idee durante i soundcheck.”
State per affrontare un nuovo tour che vi porterà ancora una volta in giro per il mondo. Dopo un’esperienza così intensa, pensate di prendervi un momento di pausa oppure avete già idee e ispirazioni pronte a trasformarsi in nuova musica? La creatività vi raggiunge più facilmente dopo un periodo di riflessione… o siete di quelli che non riescono a stare mai fermi?
“Mi sembra che l’unico momento in cui non riesco a creare sia nelle poche settimane immediatamente successive a un tour. Ho bisogno di rilassarmi e staccare la spina dopo un lungo tour.”
Grazie di cuore per il tempo che ci hai dedicato e per la tua disponibilità. È stato un vero piacere parlare con te. In bocca al lupo per il tour, non vediamo l’ora di rivedervi dal vivo!