Cultic – Breaking Boundaries: The Sound of the Future
Il 06/10/2025, di Ermes Casagrande.
Cultic, maestri del Dungeon Metal, tornano con il loro terzo full-length, ‘Lore’, in uscita il 3 ottobre 2025 via Eleventh Key Records (pre-ordini già aperti). Questo potente connubio di death/doom attinge all’eredità di Winter, Celtic Frost e Conan per trascinare gli ascoltatori in un oscuro mondo fantasy popolato da barbari, draghi, spade e asce da guerra.
‘Lore’ fonde doom estremo, black metal di prima ondata, l’energia grezza del punk e suggestivi intermezzi dungeon synth, raccontando una saga concettuale narrata al contrario. Ogni riff, ogni corno e ogni battito di batteria immergono chi ascolta nell’universo tenebroso di Cultic. La copertina completa un trittico iniziato con i lavori precedenti, offrendo un’esperienza immersiva totale.
Con l’epica apertura ‘Nomad’, già rivelata da Decibel Magazine, Cultic conferma la sua fama di innovatori del “dark dungeon metal”, un sound unico che unisce pesantezza, atmosfera e narrazione epica in un’unica potente miscela.
Come mai la saga concettuale è raccontata al contrario? Cosa vi ha ispirato questa scelta narrativa e come ha influenzato la scrittura dei brani?
“(Brian) Tutti i nostri album full-length raccontano una storia al contrario. Il nostro primo album, ‘High Command’, narra una guerra con un gigantesco drago che vola sopra il campo di battaglia, incenerendo le persone. Il tema principale è la guerra e le atrocità che ne derivano. Il secondo album, ‘Of Fire and Sorcery’, mostra un stregone che esegue un rituale oscuro davanti a una statua di drago di pietra gigante. Quel rituale richiama il drago che vediamo sulla copertina di ‘High Command’. I temi di ‘Of Fire and Sorcery’ sono magia, misticismo e occulto. Arriviamo così a ‘Lore’. Questo album ritrae un guerriero solitario a cavallo di un drago, con un tomo di antiche conoscenze legato al fianco. È proprio questo libro che contiene i segreti per evocare il grande drago. Capisci dove voglio arrivare: ‘Lore’ esplora la storia dietro ai singoli personaggi di questo mondo. Se conosci i nostri album precedenti, riconoscerai i temi ricorrenti.”
Come definireste il “Dungeon Metal”? È più un’etichetta sonora, un’estetica o qualcos’altro?
“(Brian) Abbiamo iniziato a chiamare la nostra musica ‘Dark Dungeon Metal’ intorno all’uscita del nostro ultimo album full-length. Il termine aveva senso perché il nostro sound unisce elementi di dungeon synth a temi fantasy, tutto inserito in un contesto di metal estremo. Da allora abbiamo scoperto altre band che usano il termine ‘Dungeon Metal’. Anche se i nostri approcci sono diversi, siamo uniti da un filo comune: tutti suoniamo musica estrema con tematiche fantasy. Per me, è l’elemento ‘estremo’ che definisce davvero il Dungeon Metal. Senza quello, sarebbe solo power metal, metal tradizionale o doom. Inoltre, ‘Dark Dungeon Metal’ è un omaggio al ‘Dark Dungeon Music’ di Mortiis.”
“(Rebecca) Per me, il Dungeon Metal non è solo un suono, ma una costruzione di mondi. I riff, i synth, le immagini, persino i testi lavorano insieme per trascinarti in un regno fantasy oscuro e cupo. È tanto un’atmosfera e un’estetica quanto un’etichetta di genere. Quella fusione di pesantezza sporca e old-school con narrazione high-fantasy è una specie di musica estrema tutta sua e merita il suo nome.”
“(Andrew) Sembra heavy metal scritto da dei pazzi rinchiusi in una prigione, ma ormai affetti da sindrome di Stoccolma? Immagina il colonnello Kurtz, ma al posto del Vietnam ci sono castelli e al posto dei Viet Cong ci sono draghi e roba del genere. Quello è il Dungeon Metal.”
Com’è stato il processo creativo per ‘Lore’ rispetto agli album precedenti?
“(Brian) Sento che ‘Lore’ è stato più un lavoro collaborativo rispetto ai precedenti. Questo è stato il primo full-length con Andrew e ha portato molto nella scrittura. Abbiamo dedicato un anno intero senza concerti per concentrarci sulla scrittura e sul perfezionamento del materiale, dandoci molto spazio per far sviluppare tutto prima di registrare.”
“(Rebecca) Il nostro processo è molto organico, quindi non è cambiato molto rispetto all’ultimo album. Molte idee nascono da conversazioni a tarda notte o lunghe camminate dove buttiamo fuori concetti assurdi. È come un flusso costante di coscienza ‘cultica’… Riff, immagini e storie nascono spesso da quei momenti. Poi lavoriamo da soli su quelle idee, le portiamo in sala prove e le modelliamo. L’arrivo di Andrew ha portato una prospettiva fresca che ci ha spinto verso territori nuovi nella scrittura.”
“(Andrew) Mi sono lasciato possedere dagli esseri che abitano il mondo creato da Becky e Brian. Ho iniziato a tradurre i loro messaggi, perlopiù di estrema depravazione e dolore, in riff. Poi li presentavo a Becky e Brian a gruppi, loro decidevano cosa andare avanti a lavorare o scartare. Poi li perfezionavamo in sala prove con un approccio ‘less is more’.”
‘Nomad’ dà un tono epico: come introduce i temi dell’album?
“(Brian) La canzone ‘Nomad’ si concentra sul guerriero solitario che vediamo in copertina. È il primo livello dell’album e si collega direttamente alla narrativa complessiva di tutti i nostri full-length. Ho aggiunto il suono di un corno di tubo nel bridge per sottolineare l’ambientazione desertica della copertina. Ha un’atmosfera un po’ mediorientale, spesso associata alle tribù nomadi.”
“(Rebecca) ‘Nomad’ è davvero il personaggio centrale della storia di ‘Lore’. Ogni canzone parla di una figura diversa: l’Esecutore, la Strega, il Ladro Notturno… ma tutto si ricollega al Nomad. È lui che porta il ‘Lore’, cioè la conoscenza antica che alla fine sblocca i segreti per permettere allo Stregone di risvegliare il drago di ‘Of Fire and Sorcery’. In un certo senso, è il filo che lega tutta la saga, ecco perché questa canzone apre l’album.”
“(Andrew) Con un riff che è come l’ascia del Nomad che ti colpisce con forza. L’ascia penetra nelle ossa, è difficile tirarla fuori, spezza altre ossa e danneggia organi interni.”
L’artwork del disco completa un trittico: ci raccontate questo viaggio visivo?
“(Rebecca) Le copertine dei tre nostri full-length possono essere messe una accanto all’altra per formare un trittico. L’idea di far continuare l’arte attraverso gli album è sempre stata parte della nostra visione più grande. Se la musica segue una storia concettuale, aveva senso che anche le copertine lo facessero. Come i brani, l’arte racconta la storia al contrario. Se le metti in fila, stai letteralmente andando
indietro nel tempo in questo mondo sadico e fantastico che abbiamo costruito. È stata una sfida creare copertine che potessero stare da sole ma collegarsi tra loro, ma il risultato finale mi sembra davvero figo. Continueremo a sviluppare questo concetto in futuro.”
Avete citato influenze come Winter, Celtic Frost e Conan — quali ispirazioni non musicali (libri, giochi, film) hanno formato ‘Lore’?
“(Brian) Sono cresciuto negli anni ’70 e ’80, nel periodo d’oro di film, giochi e giocattoli swords-and-sorcery. Tutto ciò ha formato la mia infanzia. Mio padre ha avuto un ruolo chiave: leggeva fumetti di ‘Prince Valiant’, Tolkien e leggende arturiane, e ha trasmesso quell’amore a me da piccolo. Giocavamo a Dungeons & Dragons, Dark Tower, Dungeon e Crossbows and Catapults. Avevo una collezione di cavalieri da negozio di hobby, e anche qualche giocattolo Lord of the Rings di quegli anni. Non sono uno studioso del fantasy, ma è lì che nasce il mio amore per quell’estetica. A 9 anni è stato un passaggio naturale entrare nel mondo dell’heavy metal! Mettiamoci altri 40 anni e nasce ‘Lore’.”
“(Rebecca) Sono sempre stata attratta dal dark fantasy. Amo elementi inquietanti, misteriosi e spaventosi, mescolati al fantastico e all’ultraterreno. Sono ossessionata dalle immagini degli artisti fantasy old-school come Frank Frazetta, Michael Whelan e Brom. Con Cultic non si tratta solo di scrivere canzoni, ma di creare un album completo e coerente che suoni come catene enormi che tintinnano in un dungeon sporco, legato a un’arte fantasy cupa e old-school, costruendo un mondo dove storia, suono e immagini si fondono. Non stiamo riscrivendo il lore di Conan o LOTR, ma forgiando le nostre storie oscure e creando una saga unica, marcia e fantastica come il mondo che immaginiamo.”
“(Andrew) Il peso schiacciante dell’esistenza durante la morte del capitalismo e la nascita del tecnofeudalesimo.”
Come avete bilanciato doom estremo, black metal, energia punk e texture dungeon synth?
“(Brian) Doom, black metal, punk e dungeon synth fanno parte di noi. Non andiamo mai oltre certi limiti.”
“(Rebecca) Non ci siamo messi a dire: ‘mescoliamo doom, black metal, punk e dungeon synth’. È semplicemente il suono che esce da noi e poi abbiamo capito che sono quegli elementi che le persone collegano a noi. Descriverlo così aiuta l’ascoltatore a capire cosa facciamo, ma per noi è tutto parte del quadro più ampio che chiamiamo Dungeon Metal. Mettendo insieme queste estremità — doom schiacciante, energia punk grezza, synth inquietanti — ottieni qualcosa di sporco, atmosferico e vivo. Su questo abbiamo costruito il nostro mondo.”
“(Andrew) Abbastanza facilmente. Sono generi che ci accompagnano da tutta la vita. Non siamo principianti. Quando la conoscenza proibita mi è stata rivelata, ho capito cosa serviva come influenza.”
Che ruolo hanno il ‘racconto mitico e l’horror a livello di strada’ nei vostri testi?
“(Brian) Ho iniziato a sviluppare il concept di questo album mentre finivo ‘Of Fire and Sorcery’. L’idea iniziale era scrivere un album da un punto di vista umile, sul popolo comune. Ma mano a mano che abbiamo buttato giù le idee, è successo l’opposto. La maggior parte delle canzoni sono sarcastiche e nascono dalla follia. È più ‘a livello di strada’ rispetto agli album precedenti, nel senso che parlano soprattutto di persone comuni che fanno cose nefaste.”
La frase ‘guidare una moto attraverso un castello infestato’ è fantastica: puoi spiegarci questa visione sonora?
“(Brian) Sento che il nostro tono generale è simile al suono di una motocicletta. C’è un rimbombo misurato in tutto. Unito ai temi, agli intermezzi synth e alle vocali talvolta divergenti, potresti arrivare alla conclusione che ‘Lore’ suona come una moto che sfreccia attraverso un castello infestato.”
Ci sono personaggi o archi narrativi ricorrenti in ‘Lore’?
“(Brian) Ogni canzone di ‘Lore’ si concentra su un personaggio o gruppo di personaggi dell’universo Cultic. L’album è diviso in tre capitoli: ‘Encounters’, ‘Conquest’ e ‘Within the Keep’, ognuno con un tema preciso. ‘Encounters’ esplora incontri strani e inquietanti con streghe, maghi e bizzarri. ‘Conquest’ parla di chi cerca potere e vendetta. ‘Within the Keep’ si addentra nelle realtà sadiche della vita nel castello. Nel castello c’è sempre qualche omicidio da sbrigare.”
Come avete affrontato la scrittura dei brani? Prima i riff o la storia?
“(Brian) La storia di fondo di ‘Lore’ era scritta molto prima che iniziassimo a lavorare all’album, ma ‘Lore’ è un po’ diverso perché tutte le canzoni sono state scritte prima dei testi. Prima iniziavo con un’idea per un ritornello o hook vocale e costruivo tutto intorno. Qui invece è stato più collaborativo.”
Che ruolo hanno le immagini (copertina, presenza scenica, merchandise) nel supportare l’esperienza Cultic?
“(Brian) Musica e arte vanno di pari passo. Mi piace pensare che tutto quello che abbiamo fatto finora lo dimostri chiaramente.”
“(Rebecca) Le immagini sono fondamentali per noi. Non sono separate dalla musica, sono parte dello stesso mondo. E siccome facciamo tutto in autonomia, dall’artwork al design, al video editing e al merch, è tutto visto dalla stessa prospettiva. Per noi è più di una band o un album, è un’esperienza completa.”
“(Andrew) Vedere per credere. Frequenze audio e visive si amplificano a vicenda.”
Com’è stato lavorare con Eleventh Key Records per questa uscita?
“(Brian) Eleventh Key è un’etichetta che ho fondato più di dieci anni fa per supportare alcune band di amici. All’epoca non suonavo ancora. Col tempo è diventata un trampolino di lancio per i miei progetti solisti e band di cui faccio parte. Quindi per CULTIC, Eleventh Key è solo un altro logo sulla copertina. Siamo il DIY allo stato puro. Per rispondere alla domanda: è andata benissimo.”
“(Andrew) Raga, il capo dell’etichetta è pazzesco. Molto esigente. Ho ancora deformità a vita per quello che mi ha fatto dopo aver ascoltato una take che non gli piaceva. Sfortunatamente ho giurato un debito di vita a lui, quindi sono piuttosto fottuto.”
Infine, cosa sperate che gli ascoltatori sentano o immaginino entrando nel mondo di ‘Lore’?
“(Brian) Ci sono tante cose, ma la prima e più importante è potere. La gente dovrebbe sentirsi potente ascoltando la nostra musica. Non deve passare sopra la testa di nessuno. La nostra musica non vuole confondere. Spero che questo album permetta agli ascoltatori di lasciare vagare la mente ed esplorare il nostro mondo per un po’. È il vostro dominio. Divertitevi. Godetevi la follia!”
“(Rebecca) Voglio solo che la gente salga su quella moto, attraversi il castello infestato e si faccia un viaggio da paura con noi! \m/”
“(Andrew) Qualunque cosa tu senta, sentila!”