Motorpsycho @ Orion, Ciampino (RM), 11 maggio 2025
Il 18/05/2025, di Anna Maria Parente.

Dissolvenza in entrata, ma non in uscita. Il live dei Motorpsycho all’Orion di Ciampino, l’11 maggio, è parso più una lenta discesa nei fondali marini che un semplice evento. Un intro post-psichedelico ha accompagnato il pubblico in un’immersione graduale, lasciando ampio spazio per prendere fiato prima di abbandonarsi del tutto alla corrente, ossia a quel continuo saliscendi tra profondità e riapparizioni, in un flusso ipnotico senza interruzioni.
Chi conosce bene i Motorpsycho non farà fatica a immaginare che anche il ‘Comeback Tour’ abbia seguito quello che potremmo definire quasi un copione – senza connotazioni negative o riduttive – al quale la band ci ha abituati negli anni, ossia concerti lunghissimi, trascinanti, senza alcun tipo di compromesso. Il nome stesso del tour è anche un richiamo diretto a un brano contenuto nell’ultimo disco, uscito il 21 febbraio: un doppio album omonimo, accolto da pubblico e critica come ambizioso e sperimentale. Con questa uscita, la band è tornata a concentrarsi soprattutto sull’inventiva e sul desiderio di sentirsi ancora vivi, come suggeriscono anche i versi d’apertura del terzo brano del disco, ‘Stanley (Tonight’s The Night)’: ‘I wanna see the stars tonight. The winter moon and the northern lights. I wanna feel alive again and go paint the town with my favourite friends’.
Le due ore e mezza di live a Ciampino si sono mosse come un elettrocardiogramma impazzito, tra picchi e discese, alternando momenti di trance, improvvisazioni jazz, derive post-rock e passaggi più grezzi e intensi. Qualche breve attimo di tensione c’è stato, causato da un problema tecnico alla chitarra di Reine Fiske, ma nulla di rilevante (almeno per noi, dall’altra parte dello stage). Fiske, tra l’altro, ha dimostrato la sua grande professionalità destreggiandosi con velocità dal mellotron alla chitarra, nonostante l’inconveniente citato. Bent Sæther e Hans Magnus ‘Snah’ Ryan, membri fondatori della band, anche questa volta ‘non si fanno parlar dietro’, infatti, la loro è stata una performance perfetta.
Insomma, in quella che poteva sembrare un’anonima domenica di maggio, la band norvegese ha regalato al suo pubblico numerosi brani tratti dall’ultimo lavoro, ma ha anche ripercorso le varie tappe della propria carriera, trasformando il live in qualcosa di simile a una jam session tra amici, un continuo rincorrersi di idee emerse con grande naturalezza, in cui sono emersi passaggi puramente virtuosi e momenti più leggeri, come i cori delicati di ‘Bed of Rose’s, fino ad arrivare a esplosioni travolgenti e cariche di adrenalina.
Foto: Anna Maria Parente