Firenze Rocks – Day 2 @ Visarno Arena, 13 giugno 2025

Il 14/06/2025, di .

Firenze Rocks – Day 2 @ Visarno Arena, 13 giugno 2025

La seconda infiammata giornata del Firenze Rocks 2025 ha ospitato artisti che arrivano da epoche e contesti differenti, occasione ghiotta per godersi un’altra giornata di rock in una cornice ormai consolidata.
Si sono passati il testimone i senesi Loccasione, i piú emotivi milanesi Atwood, il garage revival del duo britannico Soft Play ed il contaminato cortocircuito percettivo degli Enter Shikari, prima della salita sul palco dei Public Enemy che, immersi in un tramonto magrebino per temperatura e colori, hanno offerto un’esibizione vibrante dominata da beat massicci, alternando flow cadenzati a passaggi incalzanti. Complice una presenza scenica granitica il live si è presto trasformato in un manifesto sonoro contro le disparità sociali, carico di consapevolezza politica su temi sensibili quali pace, antirazzismo e unione, peccato il pubblico non sia stato responsivo al tributo a Brian Wilson. Voglio pensare che non abbiano capito/sentito.

Ma veniamo al dunque, siamo qui per i Korn e, anche se ancora non lo sappiamo, torneremo a casa con un sorrisone alla Joker e le vertebre cervicali dolenti.

Come da copione l'”Are you ready?” di ‘Blind’ scatena un’orda di corpi sudati e convulsi che non trova tregua nel susseguirsi di hits lanciate a terra come un poker d’assi: ‘Here to Stay’, ‘Got the Life’, ‘Did my Time’, ‘Shoots and Ladders’ (impreziosita in chiusura da uno snippet di ‘One’ dei Metallica) tutte di fila, senza cerimonie, senza riprender fiato.
Con brani centrali, i Korn hanno alternato ritmi irrisolti a passaggi abrasivi, muovendosi tra immobilità apparente e scatti nervosi. Il finale ci ha negato una anelata ‘Make Me Bad’ ma ci ha regalato tensione in dissoluzione con ‘4 U’, ‘Falling Away from Me’ e il manifesto ‘Freak On A Leash’.

Jonathan Davis non domina, ingloba. Assorbe le crepe emotive di noi ex ventenni, freaks e underdog, e ce le restituisce con voce lacerata e brutale, strisciante e languida, effettata in real time ma mai sovraccarica. La sua vocalità non è mai stata, e non lo é stasera, orpello: si fa materia fragile, rumore spezzato, raffinato devasto. I momenti di sospensione tra le frasi, i respiri interrotti, le cesure improvvise: una narrazione sospesa, dove anche il vuoto ha un suo peso specifico.
Lo spettacolo é stato strumentalmente superbo, tratto per nulla scontato in un evento open air. L’interazione tra strumenti è stata maniacale, piena di sfumature, suadente, graffiante, disperata e devastante. Munky e Welch hanno dialogato sfruttando scale divergenti e armonizzazioni dissonanti. Il basso, soprattutto nei brani più lenti e pulsanti, é diventato percussione.
Ray Luzier, nel giorno del suo compleanno, pare in stato di grazia, poderoso e sensibile, alterna passaggi serrati a dilatazioni cedevoli. Un plauso anche dal punto di vista prettamente acustico: un piacevole equilibrio tra pulizia e saturazione finalmente con i giusti volumi.

Visivamente l’allestimento è stato essenziale ma non scarno, l’impianto cromatico pensato come estensione delle dinamiche musicali: flare improvvisi, fenditure verticali, luci prevalentemente fredde, inquiete ed alienanti. Strobo a bassa frequenza e beam immersivi disarmano e destabilizzano, al pari delle disturbanti proiezioni in loop con texture digitali sgranate di città desolate, oggetti corrotti e glitch visivi. Nessuna narrazione lineare, ma una persuasione di disturbo estetico. Che ci piace da matti.

Il live dei Korn a Firenze è stato un terremoto dell’anima. Non un semplice concerto, ma una ferita aperta, un flusso di inquietudine collettiva che si è riversato dal palco come un’onda scura. Abbiamo urlato insieme ciò che troppo spesso resta sepolto, con brutalità lucida e disillusione. Ieri sera non si è (solo) celebrato il passato, ma si è data voce in musica a qualcosa di crudo e necessario che pulsa ancora, buchi neri di irrequietezza intergenerazionale che nel dolore, nel contrasto e nella tensione emotiva, riescono ancora a connetterci.

Una seduta di psicoanalisi adrenalinica che é ben valsa l’attesa sotto al sole cocente dell’estate fiorentina.

Galleria fotografica a cura di Federico Benussi

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