Conan + Thra @Legend Club, Milano, 4 ottobre 2025

Il 07/10/2025, di .

Conan + Thra @Legend Club, Milano, 4 ottobre 2025

“La barbarie è lo stato naturale dell’umanità”, scriveva Robert Howard, creatore di Conan il barbaro. E teatro della “caveman battle doom” di stasera è il Legend Club di Milano, discretamente pieno di barbuti e giubbini di jeans e toppe di stoffa. La sottile pioggerellina che cade su una Milano ancor più grigia del solito rende tutto ancora più nordico e cupo.

Ad aprire la serata però, per contrasto, sono i Thra, band statunitense che arriva direttamente dai deserti assolati dell’Arizona e decide, senza frapporre indugi, di sfasciare l’impianto del Legend. L’attacco del loro live è uno schiaffo in faccia a buona parte del pubblico, che rimane spiazzato dalla violenza dei quattro. Pezzi relativamente brevi sebbene articolati e difficilmente inquadrabili, con una chiara matrice sludge e doom, ma con ampie concessioni a death e black, se non anche al noise per quella sensazione, nemmeno troppo leggera, di percezione di un rumore di sottofondo costante. I Thra sono infatti disturbanti e violenti finanche nella produzione del suono e nel mixaggio degli strumenti sul palco, con chitarre distorte e due voci che si sovrappongono in growl malati non di rado riverberati, servendo un sound sporco e ossessivo. La maggior parte dei loro pezzi è tratta dall’LP ‘Forged in chaotic spew’, del 2023, e ‘Fracture’ è probabilmente la traccia migliore del lotto sul palco del Legend per la band statunitense, rivelatasi davvero in eccellente forma.

In grandissima forma, pochi minuti dopo, si rivelano essere anche Davis e compagni. I Conan, ormai degli habitué dei palchi italiani (solo nel 2025 è per loro la terza data nella penisola, sette dal 2023) e forti ormai di un David Ryley più che rodato al basso, raccolgono sempre grande consenso di pubblico e non deludono mai le aspettative. Grezzi, essenziali ma non per questo meno corposi e precisi, picchiatori di pelli e manici di chitarre e bassi, offrono un’ora di grande spettacolo e senza un attimo di respiro. Le chitarre distorte di Davis creano un muro di suono che cavalca le spirali di basso di Ryley, che per tutto il concerto suona in un continuo ondeggiare a testa bassa: le sue seconde voci con un growl potente e molto più basso in tonalità rispetto allo scream di Davis riempiono perfettamente le parti più cupe e opprimenti delle tracce della band inglese. La voce di Davis, appunto: come al solito uno scream stridulo, ossessivo, che arriva da terre ed epoche lontane, eco di lotte primitive, ripetitivo incantesimo che guida l’ascoltatore nella trance imposta dalla cadenza discendente dei riff accompagnati dal ritualistico uso del ride che fa Johnny King dietro le pelli (e che a chi scrive ricorda spesso sonorità tipiche -anche per assonanza “ritualistica”- degli OM di Al Cisneros). Un concerto dei Conan è un’esperienza immersiva, di cui non varrebbe la pena raccontare parlando di ogni singolo pezzo. Ciò che conta è lo stordimento con cui se ne esce, ancora con i segni della battaglia addosso, con i timpani che vibrano per l’eco tribale riverberata dalle pareti della caverna, guidati da una voce narrante lontana e ammaliante. Per la cronaca, però, i nostri presentano ben quattro pezzi su undici dal nuovo ‘Violence dimension’ e, a parere di chi scrive, a miglior esecuzione della serata va eletta sicuramente ‘Ocean of boiling skin’. La chiusura con ‘Volt Thrower’ è il colpo di clava definitivo su questa serata milanese e, mentre il pubblico esce allo scoperto dalla caverna del Legend, anche la pioggia si è ritirata di fronte alla prepotenza dei cavernicoli del Nord.

Galleria fotografica di Nicola Neso.

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