Parkway Drive @ Le Zénith, Parigi, 02 ottobre 2025
Il 12/10/2025, di Redazione.
Siamo all’inizio di ottobre allo Zénith di Parigi, e la serata si presenta come un’immersione totale nel metalcore australiano: i Parkway Drive, accompagnati da The Amity Affliction e Thy Art Is Murder, promettono una carica sonora che non lascia scampo. L’allestimento della sala rompe gli schemi tradizionali: un palco secondario quadrato sorge nel mezzo del parterre, decorato con un telo nero sagomato come una batteria, mentre una struttura metallica sospesa pende dall’alto, preannunciando la teatralità dello show.
La serata prende avvio con i The Amity Affliction, quintetto che incarna il metalcore classico australiano. Dall’apertura con ‘Pittsburgh’ fino alla chiusura con ‘Soak Me In Bleach’, il gruppo alterna brani nuovi come ‘Drag the Lake’ con classici della loro discografia, trascinando progressivamente il pubblico, inizialmente timido e contemplativo, ma gli spettatori vengono presto coinvolti dall’energia di Joel Birch e dalla potenza del sound, fino a lasciarsi andare ai primi headbanging e cori. Il finale inaspettatamente dolce con ‘Soak Me In Bleach’ offre una pausa prima del vero delirio che seguirà, confermando la band come perfetto apripista per la serata.
Alle 19:30, i Thy Art Is Murder entrano in scena tra ironia e caos, sull’intro dei Vengaboys ‘We Like to Party’, che stridono volutamente con la brutalità che seguirà. L’assalto sonoro parte con ‘Blood Throne’, una scarica di deathcore devastante e growl provenienti da abissi inimmaginabili. Tyler Miller domina la scena, trasformando ogni punto della sala in un epicentro di circle pit e headbanging collettivo. In soli quaranta minuti, la band porta il pubblico al limite, chiudendo con i brani più estremi come ‘Keres’ e ‘Puppet Master’, lasciando l’arena pronta per la band headliner, e abbandonando il palco sulle note di ‘Always Look On the Bright Side Of Life’, come chiave ironica che contrasta con l’oscurità del loro set.
L’attesa cresce mentre lo Zénith si rilassa sulle note di classici anni ’80, con il pubblico pronto a partecipare vocalmente, in un’atmosfera quasi rituale. Quando le luci si spengono, un solo riflettore illumina Winston McCall, avvolto in un accappatoio bianco, che scende tra il pubblico come un pugile verso il ring, salutando ogni spettatore prima di raggiungere il palco secondario dove lo attendono i compagni di band.
Il set dei Parkway Drive si apre con un impatto immediato: ‘Carrion’, ‘Prey’ e ‘Glitch’ scuotono lo Zénith, facendo percepire fisicamente la potenza del gruppo. La scenografia, curata nei minimi dettagli, ricrea un mondo post-apocalittico industriale, tra pirotecnia, ballerini di danza contemporanea, un trio di musicisti classici e la struttura metallica sospesa, che funge da ponte tra i due palchi. Il tour celebrativo del ventesimo anniversario punta su uno spettacolo visivo e concettuale, con una successione di inquadrature e momenti scenici di forte impatto.
Winston McCall domina il palco con energia inarrestabile: ‘Horizons’ e ‘Boneyards’, con la partecipazione di Joel Birch, riportano il pubblico ai primissimi album, tra nostalgia e adrenalina pura. Momenti di virtuosismo scenico come ‘Cemetery Bloom’, con il frontman circondato dai ballerini, o ‘Idols and Anchors’, dove scende tra i fan creando un circle pit, trasformano il concerto in un’esperienza immersiva totale. ‘Wishing Wells’ aggiunge un effetto visivo straordinario, con una pioggia artificiale sul palco secondario che esalta la teatralità della performance.
Gli assoli di Jeff Ling sul ponte sospeso e di Ben Gordon su una batteria rotante introducono la penultima traccia ‘Crushed’, prima del gran finale con ‘Wild Eyes’. Ogni elemento della scenografia, della musica e della presenza scenica concorre a rendere lo show mastodontico, uno dei più memorabili del 2025.
Con questa esibizione, Parkway Drive hanno superato i propri limiti, offrendo non solo un concerto, ma un’esperienza sensoriale completa, pronta a evolversi in un futuro tour negli stadi. Chi ha assistito può considerarsi testimone di un capitolo fondamentale nella storia della band australiana: un metalcore spettacolare, potente e profondamente visivo, dove ogni dettaglio conta e l’energia tra palco e pubblico è totale.
Setlist The Amity Affliction
Pittsburgh
Like Love
Drag the Lake
All That I Remember
All My Friends Are Dead
Death’s Hand
I See Dead People
It’s Hell Down Here
Soak Me in Bleach
Setlist Thy Art Is Murder
Blood Throne
Fur and Claw
Death Squad Anthem
Join Me in Armageddon
Slaves Beyond Death
Holy War
The Purest Strain of Hate
Keres
Puppet Master
Setlist Parkway Drive
Carrion
Prey
Glitch
Sacred
Vice Grip
Boneyards (with Joel Birch)
Horizons
Cemetery Bloom
Wishing Wells
Dark Days
Idols and Anchors
Chronos
Darker Still
Bottom Feeder
Crushed (with Drum Solo)
Wild Eyes
Testo a cura di Luca Liguori