Sacred Steel – Ritual Supremacy

Il 19/06/2025, di .

Gruppo: Sacred Steel

Titolo Album: Ritual Supremacy

Genere:

Durata: 49 min.

Etichetta: ROAR

70

Dopo nove anni di silenzio discografico, i Sacred Steel tornano con ‘Ritual Supremacy’, decimo capitolo di una carriera forgiata nel metallo più puro, un album che è un preludio alla battaglia e un rito d’iniziazione per chi non ha mai fatto parte della loro setta. Per oltre 25 anni, i Sacred Steel hanno mantenuto viva la fiamma del true metal, senza cedere alle lusinghe delle mode effimere, delle produzioni plastificate o dei compromessi stilistici. E qui non cambia nulla: la loro ultima opera è fedele alla linea, ma non per questo stagnante. Al contrario, è un disco sfaccettato, in cui convivono velocità, doom e attitudine thrash, con un gusto melodico affilato come una lama sporca di ruggine.
Il brano d’apertura e title track è un pugno alla bocca dello stomaco: un mid-tempo potente e mastodontico che, sin dal primo accordo, evoca un’eco lontana della gloriosa ‘Wheels of Steel’ dei Saxon. È come se, nel 2025, i Sacred Steel ci ricordassero che l’essenza della NWOBHM non è mai davvero morta. Gerrit P. Mutz è il vero incantatore di questa messa di metallo. Il suo timbro è divisivo, certo, ma è proprio quella voce a dare la firma al suono della band. Passa dalla furia bellicosa di ‘Demon Witch Possession’ alla malinconia di ‘Let The Blackness Come To Me’ con disinvoltura da veterano, confermando di essere una delle voci più riconoscibili dell’heavy metal europeo.
Tra gli episodi più convincenti troviamo ‘Entombed Within the Iron Wall of Dis’, un viaggio tra i territori del metal classico americano, e la doom-oriented ‘Bedlam Eternal’, che fa l’occhiolino ai Candlemass e agli anni ’80. E ancora, ‘Covenant of Grace’ osa con passaggi tra blast beat e atmosfere da ballad, confermando un songwriting maturo e ispirato. Tuttavia, ‘Leather, Spikes & Chains’ sembra uscita da un manuale del cliché metal, e non nel senso più nobile del termine, mentre ‘Omen Rider’ funziona più come interludio che come canzone pienamente realizzata. Ma sono peccati veniali, perdonabili davanti all’integrità artistica che permea ogni nota del disco. Dal punto di vista produttivo, ‘Ritual Supremacy’ suona concreto e asciutto. Niente orpelli, niente tastiere patinate, niente fronzoli. Solo chitarre affilate, batteria pulsante e una sezione ritmica che picchia duro, come da tradizione Sacred Steel.

In un’epoca in cui tutto sembra plastificato e programmato, i Sacred Steel continuano a essere una voce fuori dal coro. Non reinventano il genere, non vogliono piacere a tutti – e pare pure che non gliene importi poi molto. ‘Ritual Supremacy’ è insomma un promemoria del perché abbiamo iniziato ad amare il metal, un album quindi per chi sa ancora distinguere l’acciaio dalla stagnola.

Tracklist

01 – Ritual Supremacy

02 – Leather, Spikes & Chains

03 – The Watcher Infernal

04 – A Shadow In The Bell Tower

05 – Entombed Within The Iron Walls Of Dis

06 – Bedlam Eternal

07 – Demon Witch Possession

08 – Covenant Of Grace

09 – Omen Rider

10 – Let The Blackness Come To Me

Lineup

Gerrit P. Mutz – Voce

Jonas Khalil – Chitarra

Jörn Langenfeld – Chitarra

Toni Ieva – Basso

Mathias Straub – Batteria