Powerhill – Generation X
Il 26/06/2025, di Andrea Lami.
Titolo Album: Generation X
Genere: Hard Rock, Heavy Metal
Durata: 41 min.
Etichetta: Dr. Music Records
Per quanto siamo riusciti a capire online, siamo di fronte all’esordio discografico per i Powerhill, band svizzera capitanata dal chitarrista Alberto ‘Cep’ Ceppi. Esordio per quanto riguarda un album completo perché a livello di singoli, la band ne ha dato alla luce diversi essendo attuva sin dal 2021. Ma chiusa questa piccola parentesi biografica andiamo subito ad analizzare questo lavoro.
I Powerhill ci propongono quello che loro stessi hanno definito ‘Farm Metal’ ed effettivamente le caratteristiche dell’heavy metal ci sono davvero tutte, andiamo a cercare quelle ‘farm’. La voce potente di Veronica Torre unita ai riff massicci di chitarra (Ceppi), senza parlare della potente sezione ritmica composta da Luca ‘Chewbe’ Gentile (basso) e niente meno che Jörg Michael (ex Axel Rudi Pell, Grave Digger, Running Wild, Saxon, Stratovarius ecc.) alla batteria, sono le caratteristiche dei membri della band.
I rumori ‘misteriosi’ dell’intro mi hanno ricordato quando inserivo una audiocassetta nel walkman, chissà se ho indovinato o se si tratta di altri suoni? L’acuto iniziale di Vittoria presenta al meglio la singer, la canzone è un mix tra hard rock ed heavy metal. ‘Bonfire’ non un tributo all’omonima band, bensì un mid-tempo che sarà capace di farvi muovere il capoccione. ‘Fat Side’ parte di nuovo con altri rumori di fondo che però non sono riuscito ad identificare, allora mi lascio trasportare dal riff di chitarra decisamente heavy. Piacevoli le tastiere che rendono il brano ancora più accessibile. Verso la metà del brano, la svolta ed il cambio di ritmo convince e coinvolge anche grazie all’ottimo solo di chitarra. Il suono dell’organo hammond ci introduce ‘That’s Fine’ un altro brano ritmato almeno per quanto riguarda l’intro visto che poi suadenti note di piano introducono l’ingresso di Vittoria e trasformano la canzone in un lento. Se è vero che nelle prime canzoni l’unica pecca che mi veniva in mente erano i cori, in questo pezzo ne abbiamo in abbondanza. Purtroppo il brano, complici anche i troppi cambi di ritmo e di atmosfera, non mi convince particolarmente. Peccato perché la parte centrale è decisamente interessante.
Uno dei riff più usati nella nostra musica (a voi dire chi e cosa vi ricorda) introduce ‘The One I Wanna Be’, un altro brano che sprigiona un sacco di potenza e violenza musicale. Dopo i vari intro ‘rumorosi’ era normale aspettarsi un muggito e finalmente è arrivato ed è stato posto in apertura ed in chiusura di ‘Mad Cow City’ forse uno dei brani migliori dell’album se non prendiamo in considerazione ‘My Mood’ una ballad che avrebbe riscosso un ottimo successo se fosse uscita negli anni d’oro di questo genere. L’album contiene una canzone il cui testo, molto probabilmente, potrebbe parlare della band portando lo stesso nome, stiamo ovviamente parlando di ‘Powerhill’ uscito come singolo qualche mese fa. Una sorta di primo biglietto da visita in quanto in esso è racchiuso un po’ quello che la band vuole esprimere. Chiude l’album ‘Rehearsal Barn’ un brano strumentale di difficile interpretazione perché contiene un sacco di cose, suoni, rumori, miagolii. Quando parte il brano l’impressione che mi ha lasciato è quella di essere più un’insieme di riff e pezzi di canzoni piuttosto che un brano vero e proprio. Uno dei due consigli che mi sento di dare ai Powerhill e di sfruttare di più i cori in quelle che saranno le prossime uscite e di non lasciare il microfono in mano della sola Vittoria per rendere più facilmente fruibile ciò che riusciranno a dare alla luce. L’altro consiglio è di mettere un po’ più indietro la chitarra in favore degli altri strumenti andando un po’ a privilegiare il discorso ‘d’insieme’.