Törzs – Menedek
Il 27/06/2025, di Anna Maria Parente.
Le lingue ugrofinniche hanno un fascino arcano, nella loro radice, infatti, si schiude un passato lontano e ancora piuttosto misterioso. Tra queste, l’ungherese spicca per musicalità e complessità, e non è un caso che una delle band post-rock più note nella terra dei Magiari abbia scelto proprio un nome di casa propria per definirsi: Törzs, che significa ‘tribù’. Anche il titolo del loro nuovo lavoro, ‘Menedék’, tradotto con ‘rifugio’, mantiene lo stesso legame con le radici linguistiche e culturali del gruppo.
Deliri etimologici a parte, Menedék si presenta come un disco profondamente coerente con la descrizione che ne fa la band nel comunicato stampa, ossia un ritorno alla semplicità e alla condivisione creativa, in risposta al caos della vita quotidiana. Fin dal primo brano, ‘Egy pillanatban a végtelen’ (che significa ‘un momento di infinito’), emerge chiaramente l’obiettivo del gruppo. Il suono è essenziale, diretto. A mio avviso, il trio punta più a creare sensazioni che a raccontare qualcosa in modo esplicito. Un ingresso lacerante che in quasi 13 minuti ci introduce in un mondo disilluso dal quale si cerca assiduamente e con meticolosità una via d’uscita.
I toni si fanno subito più decisi nel secondo brano, ‘Levegővétel’ (‘Respiro’), che segna un cambio di prospettiva. La malinconia iniziale lascia spazio a uno sguardo più lucido e concreto. La rottura introduttiva apre a una nuova dimensione, come se il disco iniziasse un percorso di crescita. Una pausa apparente si ha con ‘Átfordul’, ma solo nell’incipit, perché la traccia verso la metà del suo percorso si evolve con un sound più rock e ‘meno post’ per immergersi, poi, in uno splendido assolo che trasporta l’ascolto verso il pacato minuto finale.
Molto interessante anche il penultimo pezzo, ‘Földet Ér’, curato e con un pattern che si discosta leggermente dal resto dell’album. Sembra quasi un capitolo a sé, una parentesi narrativa che fa da ponte imponente verso il finale, ‘Otthon’ che significa ‘A casa’. Un ritorno alle radici dopo un allontanamento e un percorso di crescita, lento e delicato, quasi sospeso, come un vento notturno che avvolge e chiude l’intera narrazione..
Dietro la calma apparente del disco, in realtà, si cela una fase complessa per il gruppo. Proprio durante la stesura di ‘Menedék’, infatti, il batterista fondatore Zsomber Lehocsky ha abbandonato la musica, lasciando un vuoto che avrebbe potuto compromettere l’equilibrio del progetto. A colmarlo è stato Tamás Szijártó, entrato in formazione accanto a Soma Balázs e Dániel Nyitray. Un ingresso, dalle notizie diffuse dalla band, semplice e funzionale. La sintonia con gli altri due membri ha permesso alla band di mantenere coesione e di trovare un nuovo equilibrio creativo.
Tracklist
- Egy Pillanatban a Végtelen
- Levegővétel
- Átfordul
- Földet Ér
- Otthon
Lineup
Soma Balázs
Dániel Nyitray
Zsombor Lehoczky