Warlord – The Lost Archangel

Il 28/06/2025, di .

Gruppo: Warlord

Titolo Album: The Lost Archangel

Genere:

Durata: 76:36 min.

Etichetta: High Roller Records

Distributore: Soulfood

70

Avviso ai naviganti: in questo articolo non entrerò assolutamente nella questione se i Warlord abbiano o meno il diritto di chiamarsi così. Da un lato c’è la presenza di Mark Zonder a fornire un sigillo di legittimità indiscutibile, assieme agli ovvi discorsi sull’eredità da perpetrare e cose simili. Dall’altro c’è il fattore incontrovertibile legato alla scomparsa di William J. Tsamis, praticamente il deus ex machina dietro qualsiasi cosa legata ai Warlord, a partire dai folgoranti esordi, passando per la “rinascita dalle ceneri” e per altri capitoli successivi, più o meno interlocutori.
Tanto per dirne una, con la presenza stessa di Tsamis in formazione in questa release – seppur per cinque pezzi due dei quali a loro volta “risuonati” per adattarli al 2025 – è impossibile non raggiungere determinate valutazioni. Una certa fattura degli assoli in campo epic metal l’ha inventata lui, materialmente, laddove Ross the Boss era un chiaro figlio dell’hard rock – tanto per portare l’esempio di un connazionale. E poi, il compianto chitarrista scomparso nel 2021 vanta una schiera di discepoli che vanno da Andy Menario dei “nostri” Martiria (che condividevano Damien King III come singer proprio con i Warlord!) all’insospettabile Richie Faulkner dei Judas Priest.
Insospettabile mica tanto, dirà qualcuno, dato che le due band condivideranno lo stesso palco nell’imminente unica data italiana; tuttavia, la circostanza non aggiunge nulla all’evidente piglio da “artigiano” degli assoli dimostrato da Faulkner su ‘Invincible Shield’ (basta ascoltarne la title track), una caratteristica inevitabilmente mutuata dal Maestro Tsamis.
Veniamo a questo ‘The Lost Archangel’: si tratta di una compilation messa su per riservare un supporto “fisico” ai fan che hanno apprezzato le tracce in download gratuito diffuse dalla band in precedenza. Un lavoro “tripartito” che vede in testa le succitate tracce, a metà tracklist una serie di pezzi a firma Lordian Guard qui riarrangiati nello stile della band madre, e in coda due sezioni live, una del 2013 con il Nostro ancora in sella, e una datata 2024 con Eric Juris e Diego Pires a occuparsi delle chitarre.
Una parola sulla formazione, molto particolare: dico subito che l’accoppiata Juris / Pires fa un lavoro più che discreto, riuscendo a tenere alto quello stendardo più volte da me citato; qualcuno potrebbe obiettare che laddove ce ne vogliono due per sostituirne uno la cosa dovrebbe far riflettere, ma la Storia dell’HM vanta svariati precedenti – Venom e Motörhead su tutti. Infine, c’è la “quota Alcatrazz”: avevo già notato la presenza di Jimmy Waldo – inconfondibile sull’opener ‘Golgotha (The Place of the Skull)’ – ma ho poi fatto caso alla presenza di Giles Lavery, che ha recentemente sostituito Doogie White nel gruppo che fu di Bonnet e Malmsteen. Data la successione degli eventi, Lavery è più un Warlord che si è fatto Alcatrazz anziché il contrario, ma la sostanza non cambia: confesso di non amare molto le soluzioni proposte dal singer nella prima parte del disco, laddove la “recuperata” ‘The Rainbow’ (tratta da un demo rimasto nel cassetto per una quarantina d’anni) gioca sulla formula sicura del forte / piano, mentre l’intro armonizzato della title track non riesce a replicare il suo interesse nel dipanarsi un po’ troppo prolisso. Di contro, su ‘Enemy Mind’ Lavery è decisamente a suo agio, per una traccia grazie alla quale il livello si eleva nell’immediato, per non parlare della nenia sofferente che chiude in stile che più classico non si può l’elegia da Highlands di ‘70,000 Sorrows’. Siamo decisamente in campo Lordian Guard: ricordo ancora quando ne vidi la foto promozionale su una rivista, fantasticando su chissà che cosa e intuendo che si trattava di qualcuno o qualcosa di importante – beata gioventù, ‘And the Cannons of Destruction Have Begun…’ non era capitato ancora tra le mie mani e non sapevo quale mistero si celasse dietro quella foto posata in bianco e nero.
Devo davvero dire qualcosa della terza parte? Non mi piace commentare le valutazioni ma, se vedete un sette bello tondo campeggiare in apertura, esso è frutto della media tra il valore incommensurabile di titoli come ‘Soliloquy’, ‘Lucifer’s Hammer’, ‘Black Mass’ e ‘Child of the Damned’, la prima delle quali impreziosita dalla sei corde di Tsamis.
Ecco, non c’è bisogno di aggiungere altro: ‘The Lost Archangel’ ha il sapore di quelle release metà in studio metà live che i Candlemass solevano pubblicare neanche un paio di decenni orsono con Lowe al timone, o di quelle compilation degli Helloween in cui era impietoso il confronto tra le tracce degli album e le B-sides (che – come sostengo da tempo – nove volte su dieci devono restare tali). C’è da dire che se oggi consideriamo i Riot V una band a tutti gli effetti, magari il tempo sarà clemente anche con i Warlord.
Tornando a noi, se vi piace la raccolta di chicche più o meno di qualità, più o meno memorabili, siete davanti al disco per voi. Se no, passate pure oltre.

Tracklist

01. Golgotha (The Place of the Skull)
02. The Rainbow
03. Lost Archangel
04. Stygian Passage
05. Enemy Mind (2025)
06. 70,000 Sorrows (2013/2025)
07. Night of the Fury (2013/2025)
08. Father (Live in Athens 2013)
09. Glory (Live in Athens 2013)
10. Soliloquy (Live in Athens 2013)
11. Lucifer’s Hammer (Live 2024)
12. Black Mass (Live 2024)
13. Child of the Damned (Live 2024)

Lineup

Giles Lavery – Vocals 1-13
Eric Juris – Guitars 1-5 / 11-13
Diego Pires – Guitars 1-5 / 11-13
Jimmy Waldo – Keys 1-5 / 11-13
Philip Bynoe – Bass 1-5 / 11-13
William J Tsamis – Guitars 6-10
Mark Zonder – Drums
With:
Angelo Vafeiadis – Keys 8-10
Paolo Viani – Guitars 8-10