Katatonia – Nightmares As Extensions Of The Waking State
Il 01/07/2025, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Katatonia
Titolo Album: Nightmares As Extensions Of The Waking State
Genere: Dark, Doom Metal, Progressive Metal
Durata: 46 min.
Etichetta: Napalm Records
Ed eccoci a parlare del primo disco dei Katatonia post Anders ‘Blackheim’ Nystrom… un evento che – sinceramente – avremmo sperato non si fosse mai verificato. Ma contro le decisioni del destino ci si può opporre solo fino a un certo punto, quindi non ci resta che ascoltare questo nuovo ‘Nightmares As Extensions of the Waking State’ e capire due cose: la prima è se si tratta di un disco di valore oppure un po’ di transizione, e la seconda – forse la più importante – se questo nuovo album ci piace o no.
Rispondere alla prima domanda forse non è così difficile. Il disco è bello, ben più che semplicemente ‘di valore’. Non è nemmeno, come molti temono, un lavoro eccessivamente morbido o tranquillo, anzi… la ruvidezza e la spigolosità di alcuni dei brani qui racchiusi rimandano più all’ottimo ‘The Fall Of Heart’ che all’ultimo ‘Sky Void Of Stars’. L’opener ‘Thrice’ è sì umorale e levigata nei suoni, ma è decisamente ostica per esempio nella struttura o nella fruibilità. ‘Wind Of No Change’ rimane molto doomy nell’incedere, e anche pesante nelle chitarre; e anche un pezzo rilassato come ‘The Light Which I Bleed’, più simile negli intento al corso degli ultimi due album, ha dalla sua una drammaticità e un introversione che non la rende arrendevole a un ascolto casuale. Molto belle sono anche ‘Lilac’, nota ai più per il fortunato singolo, oppure ‘Departure Trails’, assolutamente gilmouriana nelle parti soliste. Insomma, ve lo assicuriamo: la qualità c’è. ‘Nightmares’ non è certo un disco di transizione, incerto o ‘buttato li’. E’ piuttosto un disco di consolidamento, e come tale fa di una forte personalità e una adamantina coerenza stilistica i propri punti di forza.
Ma, rispondendo alla seconda domanda, ‘Nightmares’ ci è piaciuto? Prima di rispondere con un quanto mai compromettente ‘SI’ o ‘NO’, vi diciamo la più forte sensazione che il primo ascolto completo dell’intero lavoro ci ha suscitato: Blackheim ci manca. E sottolineiamo che questa affermazione non è un semplice attaccarsi agli ultimi eventi di cronaca, o voler sottintendere che troviamo Nystrom un migliore musicista o compositore rispetto a Renkse… il punto è che i nostri Katatonia preferiti vivevano di un invidiabile equilibrio che ora non c’è più. Ecco, forse non è il chitarrista in sé a mancarci, è l’equilibro che portava nell’animo più intimo della band. Renkse è l’introversione, il dolore, la mente chiusa su se stessa. Renkse crea un ambiente chiuso, e lo riempie di dubbi, di pensieri, di incubi. Nystrom sfogava tutto ciò. La chitarra di Anders combatteva la claustrofobia del compare, trasformava in dolore in rabbia, colorava ritornelli umorali e introspettivi con violente pennellate di nero, che rilucevano davanti agli occhi e rimbombavano nelle orecchie. Lampante è il caso dell’opener di uno dei nostri album preferiti: ‘The Parting’, estratta da ‘Dead End Kings’. Le tastiere, la voce, l’intenzione dei primi secondi disegnano paura, fobia dell’abbandono, perdita della speranza… l’ingresso di Nystrom riempie questo vuoto con le violente plettrate, e mostra la capacità dell’umano di reagire al momento di dolore. Con l’istintività, con la rabbia, con la presa di coscienza.
Ecco, tutto questo è scomparso. E’ rimasto Renkse, ancora ci parla di dolore, ancora la sua mente si chiude sulle proprie chimere, ancora ci narra del nero della vita. Però stavolta non c’è reazione, non c’è sfogo. E quindi l’album rimane si intriso di un emozionalità unica come solo i Katatonia sanno fare, ma c’è indubbiamente una parte che manca. Dobbiamo probabilmente imparare a conviverci, a entrare più nella mente di Renske e affrontare in modo diverso i suoi tormenti; l’istintività di Anders non ci verrà più in soccorso.
‘Nightmares’ alla fine è unico: è un album che vive di una continuità totale con l’attuale corso di chi l’ha composto, ma manca di un pezzo importante della sua vita passata. La firma è inconfondibile, eppure qualcosa di diverso balza subito all’occhio, o meglio all’orecchio.
A conti fatti, questo succede solo alle più grandi band, mica al primo che capita.
Tracklist
01. Thrice
02. The Liquid Eye
03. Wind of no Change
04. Lilac
05. Temporal
06. Departure Trails
07. Warden
08. The Light Which I Bleed
09. Efter Solen
10. In the Event of
Lineup
Jonas Renkse: vocals
Nico Elgstrand: guitars
Sebastian Svalland: guitars
Niklas Sandin: bass
Daniel Moilanen: drums