Conan – Il potere della semplicità
Il 04/06/2025, di Carlo Monforte.

I Conan, considerati tra i nomi più caldi della nuova scena doom britannica, hanno consacrato la loro carriera con un suono potente e dissonante che ha segnato un’era. Fondati nel 2006 dal chitarrista e cantante Jon Davis, i Conan si sono affermati come un pilastro del genere, combinando l’intensità del metal con liriche evocative che esplorano i temi della violenza e dell’oscurità. Il loro nuovo album, ‘Violence Dimension’ promette di essere un vero e proprio manifesto del loro stile inconfondibile. Dopo due decenni di carriera, la band continua a spingersi oltre i confini del suono, esplorando profondità sonore con la nuova formazione, arricchita dal talentuoso bassista David Ryley, ex membro degli storici Fudge Tunnel. Connubio di riff devastanti, batteria pulsante e una presenza vocale grintosa, i Conan offrono un’esperienza che va oltre la semplice ascolto; è un viaggio catartico che invita a riflettere sulla violenza intrinseca della vita moderna. Con ‘Violence Dimension’, i Conan si preparano a schiacciare gli ascoltatori con la loro inaudita potenza sonora. Ho avuto il piacere di intervistare Jon, il quale condivide le ispirazioni e le mutate dinamiche della band in questo nuovo capitolo della loro storia.
‘Violence Dimension’ è il vostro settimo album in studio. Guardando indietro, come ti senti se pensati al viaggio intrapreso con l’EP ‘Horseback Battle Hammer’ (2010) e che vi ha condotto sino ad oggi?
“È emozionante se ci pensi. Stiamo per pubblicare il nostro settimo album, è davvero molto, soprattutto se consideri che ho iniziato molto tardi. ‘Horseman Battle Hammer’ è stato pubblicato quando avevo circa 34 anni, non avevo mai pubblicato nulla prima di allora, quindi sento che abbiamo fatto molta strada, non solo da un punto di vista personale. La musica stessa è cambiata molto e credo sia migliorata molto in questo periodo, e credo che il viaggio sia stato abbastanza agevole. Abbiamo preso alcune buone decisioni lungo la strada e non abbiamo avuto nessun disastro… sai, solo qualche intoppo qua e là, come è naturale che sia, ma in generale ci siamo goduti il tempo che abbiamo avuto finora e sentiamo che abbiamo ancora molto da fare”.
Com’è stato il processo di creazione di ‘Violence Dimension’ e come si è differenziato dagli album precedenti?
“Beh, su questo album e anche su ‘Evidence of Immortality’ abbiamo iniziato a comporre a distanza. Dave, Johnny e io viviamo tutti in città diverse, quindi suoniamo e registriamo le cose online e le condividiamo. Personalmente scrivo la maggior parte dei riff a casa con Reaper o Easy Drummer 3 e poi registro e scrivo. E’ un bel modo di lavorare, funziona bene, e ne abbiamo tratto delle belle canzoni. Per me è facile scrivere in questo modo perché posso avere un feedback, mi sento come se stessi suonando insieme a qualcuno per via di quanto Easy Drummer sia realistico. Quindi sì, credo che il modo in cui ho scritto quest’album sia praticamente lo stesso di ‘Evidence of Immortality’, ma ovviamente questa volta non avevamo un lockdown da affrontare, quindi è stato decisamente più piacevole. Quando siamo entrati in studio per registrare l’album avevamo molte idee che ci sono venute all’ultimo minuto e mi piace questa spontaneità, mi piace scrivere sotto pressione e molto di quello che ci è venuto in mente in studio è stato inserito nell’album”.
Come si è evoluto il suono della band nel corso degli anni e come vi trovate nella direzione che avete preso con questo nuovo album?
“Penso che siamo diventati un po’ più aggressivi, un po’ meno dipendenti dal lento stoner doom e questo va bene, ma vogliamo essere più di questo, vogliamo essere riconosciuti come una band metal e non solo come una band doom metal e, sai, abbiamo un po’ di roba lenta, il che va bene perché ci piace ancora, ma in realtà siamo diventati molto più up-tempo. Siamo tutti i grandi fan dell’hardcore e ci sono alcune parti di alcune canzoni che suonano un po’ come hardcore punk, solo un po’ più lento. Credo che questo album, più di tutti gli altri, abbia un taglio davvero cattivo, a tratti piuttosto aggressivo, ed è una cosa che ci è piaciuto molto sperimentare”.
Dopo due decenni di attività, che cosa ti spinge a proseguire in modo creativo e a evolvere con ogni album?
“Beh, mi considero un musicista e considero il mio lavoro scrivere musica e continuare a farlo fino a quando ne ho la forza, quindi piuttosto che sentirmi sotto pressione o motivato a spingermi in avanti dal punto di vista creativo, mi limito a fare le mie cose e a creare quello che viene fuori. La cosa migliore per me è fidarmi del mio istinto e i ragazzi intorno a me mi aiutano a scrivere della musica il più valida possibile. Con ‘Violence Dimension’ pensiamo di esserci riusciti, credo che tutti e tre ne siamo molto orgogliosi. Ci piace molto come le canzoni sono venute fuori e ci piace molto come suonano e non vediamo l’ora di uscire e suonarle dal vivo”.
Il doom metal spesso evoca sensazioni di pesantezza e intensità, ma voi vi siete riferiti al vostro sound come “Caveman Battle Doom”. Cosa significa per voi questo termine e come riflette il vostro approccio al songwriting?
“La semplicità è alla base del nostro modo di approcciare la musica. Se immagini un uomo delle caverne che combatte brandendo un grosso femore, ti rendi conto che non c’è nulla di complicato in quello che sta facendo. E’ un po’ come la nostra musica… non c’è nulla di complicato in quello che facciamo, siamo semplici al punto giusto e questa cosa funziona piuttosto bene”.
Qual è il vostro rapporto con il pubblico, soprattutto vista la potenza e l’aggressività della vostra musica? Cosa volete che tragga da ‘Violence Dimension’?
“Abbiamo un ottimo rapporto con il nostro pubblico. Abbiamo un buon seguito sui social media, comunichiamo regolarmente con loro e ci piace molto stare con loro ai concerti. Passiamo sempre molto tempo con le persone al tavolo del merch o sul palco dopo che abbiamo suonato o tra la folla, quindi penso che siamo una band abbastanza accessibile. Non ci piace molto fare sessioni di autografi, ma credo che quest’anno dovremo farne un paio per l’etichetta, ma ci piace molto entrare in contatto con i fan perché, sai, non saremmo qui senza di loro. Riguardo al nuovo disco, penso che sia solo un altro bell’album di Conan, tutto qui, vorremmo che i fan lo ascoltino e pensino che è bello e forse un po’ diverso da quello che abbiamo già pubblicato, quindi speriamo che lo apprezzino da questo punto di vista”.
In alcune tue dichiarazioni sull’album, parli della tensione tra la paura di vivere e la paura di morire. Puoi spiegarci come questo tema si manifesta nella musica?
“Beh, credo che ci sia un senso di ansia all’interno della musica stessa, un senso di urgenza. Credo che troppe persone abbiano paura di vivere nel presente. E’ una cosa che mi è venuta in mente mentre scrivevo l’album ed è un tema che è andato e tornato spesso ultimamente, quindi non lo so, in termini di musica, speriamo che le persone possano ascoltare l’album ed essere entusiaste e incoraggiate a fare qualsiasi cosa pensino di dover fare, perché scrivendo questo album abbiamo preso un’idea e ne abbiamo fatto qualcosa e, sai, se non afferri la vita per le mani e la trascini con te non arrivi da nessuna parte, quindi pensiamo che questo sia il messaggio che possiamo trasmettere con la musica”.
Essendo ‘Violence Dimension’ il primo album con il bassista David Ryley, in che modo il suo contributo ha plasmato il suono della band?
“Beh, non direi che il suo contributo ha plasmato il suono della band, ma sicuramente ha aggiunto un po’ del suo stile a certe parti di basso. Ha un suono diverso rispetto a quello che aveva Chris, concentrandosi un po’ di più sulla distorsione attraverso un pedale di rat, mentre Chris usava l’HM2 quindi credo che il suono del basso sarà leggermente diverso, se migliore o peggiore dipende dall’ascoltatore. Credo però che Dave abbia portato alla band sia la maturità e l’esperienza, non che Chris non l’abbia fatto, ma Dave sicuramente lo fa perché è un po’ più vecchio di noi e so che non gli dispiacerà se lo dico. Era nei Fudge Tunnel, ovviamente, quindi non è il suo primo rodeo e ha già suonato in alcuni concerti molto belli, quindi coinvolgere Dave è stato un gioco da ragazzi e, per quanto riguarda il suo contributo alla musica, sono davvero felice di averlo nel disco perché è una persona che ammiro in senso musicale da molti anni”.
Siete considerati come uno dei più importanti gruppi del vostro genere. Sentite la pressione di essere all’altezza di questa reputazione con ogni nuovo album?
“No, non proprio. Credo che facciamo solo quello che facciamo, e penso che se ci sforzassimo troppo la gente se ne accorgerebbe e sarebbe davvero un po’ deprimente. Voglio dire, vedo altre band che lo fanno e penso che sia imbarazzante, quindi non vogliamo assolutamente farlo noi. Se la gente pensa che siamo un gruppo all’avanguardia nel genere, allora bene, perché suoniamo da un bel po’ di tempo e quindi forse dovremmo essere considerati in quel modo, ma, sai, non fa alcuna differenza per come ci consideriamo. Siamo solo un gruppo che si diverte a suonare e questo è tutto”.
Si parla molto del fatto che ‘Violence Dimension’ sia la vostra dichiarazione sonora più pesante fino ad oggi. Come descriveresti le sue caratteristiche musicali rispetto ai lavori precedenti?
“Direi che è assolutamente l’album più pesante che abbiamo pubblicato. Sì ha sicuramente alcuni dei riff più aggressivi che abbiamo pubblicato e mi piace molto, è proprio quello che volevo fare una volta entrati in studio. Volevo che questo album fosse incisivo, super pesante ma allo stesso tempo orecchiabile e penso che l’abbiamo davvero catturato. Se la gente pensa che questo sia l’album più pesante che abbiamo pubblicato, allora è fantastico, perché faccio fatica a decidere quale sia l’album più pesante, ma sì, voglio dire, in termini di produzione e composizione della musica forse questo è il più pesante e va bene, spero che alla gente piaccia”.
Brani come ‘Foeman’s Flesh’ e ‘Frozen Edges of the Wound’ sono caratterizzati da riff massicci e devastanti. Come riuscite a creare quella pesantezza tipica dei Conan?
“In realtà non sono molto bravo con la chitarra, quindi suono riff molto semplici e credo che uno dei trucchi sia il ritmo e il modo in cui interagiscono con la batteria, forse è una cosa che faccio in modo diverso. Non lo so, di certo non sono tecnicamente bravo, quindi non posso affermare di essere un buon chitarrista, ma i riff che scrivo sono così semplici che la maggior parte delle persone probabilmente non si preoccuperebbe della mia tecnica, e questo è il segreto per centrare l’obiettivo”.
Qual è stata l’ispirazione per il brano ‘Desolation Hexx’ e come si collega al tema generale dell’album?
“Beh, ‘Desolation Hexx’ è una canzone che parla di combattimenti e guerre e fondamentalmente la maggior parte delle nostre canzoni parla di combattimenti e guerre, quindi in questo senso credo che si colleghi abbastanza bene. Penso che ‘Desolation Hexx’ sia una canzone piuttosto orecchiabile e l’abbiamo suonata dal vivo di recente e il riff principale dove c’è la voce è super figo e non sono sicuro a chi potrei paragonarlo…forse ai Melvins, ma credo che si integri molto bene con il resto dell’album e che sia sicuramente un brano di spicco per il groove del riff e la batteria nei passaggi vocali, che sono davvero molto orecchiabili. Lo adoro”.
Qual è la tua opinione sul ruolo della musica nell’affrontare la violenza e la negatività di cui parla nei temi dell’album?
“Non lo so, non vorrei essere tirato in ballo, ad essere sincero. Non credo che la nostra musica o la maggior parte del metal, certamente non quello underground, parli unicamente vi violenza e negatività in modo sterile. Con le ingiustizie percepite in tutto il mondo a seconda del lato del conflitto in cui ti trovi, la musica ne parlerà sempre ed è fantastico perché è un buon modo di comunicare e di far arrivare un messaggio agli altri. Ma noi Conan non siamo realmente interessati al mondo reale in termini di scrittura, quindi non pensiamo di affrontare alcun tipo di negatività. Quello che vogliamo fare è rendere figo impugnare le spade e uccidere la gente con le spade, è questo che vogliamo davvero glorificare, quindi se ci sono spadaccini o spadaccine in erba là fuori che vogliono mettersi in contatto con noi per poter rievocare epiche battaglie ai nostri concerti, vi preghiamo di contattarci (scoppia a ridere Nda)”.
In che modo la collaborazione con Heavy Psych Sounds ha influenzato la creazione e la pubblicazione di questo album?
“Heavy Psych Sounds è un’etichetta come tutte le altre, ma in un certo senso sono diversi, soprattutto per il legame personale che c’è tra loro. Ci piace molto lavorare con Gabe e il team e abbiamo rapporti informali con tutti loro, cosa che trovo davvero piacevole. Venendo alla tua domanda, in termini di creazione dell’album non credo che questo abbia avuto alcun effetto, ma in termini di pubblicazione, sì. Ci è stato presentato un piano di pubblicazione leggermente diverso da quello a cui siamo stati abituati in passato. Devi occuparti delle pubbliche relazioni come testimonia l’intervista che sto facendo, devi occuparti di tutte le cose amministrative, indipendentemente dall’etichetta con cui lavori, e questo non è diverso con Heavy Psych Sounds, ma tutto è andato molto bene, sai, ci piace lavorare con i ragazzi e pensiamo che questa uscita sarà gestita molto bene”.
Guardando avanti, avete in programma di sperimentare ulteriormente con suoni o concetti diversi in futuro, o avete intenzione di continuare a esplorare i temi che avete stabilito qui?
“Con i Conan probabilmente non sperimenterei molto, il synth wave e la roba elettronica li ho trasferiti agli Ungraven ora e io e David Perry scriveremo più musica insieme come Ungraven, quindi in pratica sì, lo faremo sotto un’altra bandiera, ma con i Conan continueremo a fare ciò per cui la gente ci riconosce”.