Grave Digger – Bone Collector

Il 07/05/2025, di .

Gruppo: Grave Digger

Titolo Album: Bone Collector

Genere: ,

Durata: 47 min.

Etichetta: ROAR

70

Ad essere sinceri, l’intera discografia dei Grave Digger post epoca d’oro (quindi il periodo del quinquennio 1995-2000) è definibile come quantomeno un po’ ondivaga. Oscillante nella qualità, con album decisamente belli (‘Ballads Of A Hangman’) ad alternarsi a secchi passi falsi (‘The Living Dead’); oscillante nelle tematiche, che passano da ispirati concept album su epiche saghe della storia medievale ad album invece votati alla becera esaltazione del metallo; ed infine oscillante anche un po’ anche nello stile, grazie a un dosaggio sempre variabile di power metal, heavy classico e iniezioni più thrashy nelle sempre robuste parti di chitarra. Non ci ha stupito quindi l’immancabile dichiarazione/spoiler di Boltendahl che ci diceva che quest’album sarebbe stato decisamente ‘old school’, con riff e sonorità richiamanti direttamente il ruggente esordio ‘Heavy Metal Breakdown’… quello che ci ha stupito è che – stavolta – la cosa corrisponde alla pura verità!

Il sound di questo ventunesimo album infatti guarda veramente all’esordio, non tanto per il pentagramma (comunque modificatosi nel tempo) quanto proprio per il sound. ‘Bone Collector’ risulta infatti crudo, grezzo, potente. Niente complicazioni, pochi orpelli. Via le tastiere (sembrerebbero essere proprio completamente assenti), su queste tracce spiccano prepotenti solo gli strumenti classici: una batteria rumorosa e spesso forsennata, un basso importante per l’economia del tutto e grossi chitarroni distorti, questa volta messi nelle mani dell’ex Orden Ogan Tobias Kersting, autore invero di un buon lavoro. Non si tratta quindi dell’impennata solitaria della maggior ispirazione che ha baciato qualcuno degli album precedenti, e nemmeno del vestito più epico e raffinato che è stato cucito sui capitoli ‘medievali’ della saga dei Nostri; la scelta qui effettuata permea di fatto l’intero album dall’inizio alla fine, donandogli un identità che forse da qualche anno un po’ mancava nelle uscite del Becchino tedesco.

Infatti, non possiamo negare che questa scelta alla fine paghi qualche dividendo: non si tratta certo di un album imprescindibile, ma almeno con questo approccio ‘Bone Collector’ riesce a strapparsi un po’ di dosso le ragnatele di una certa staticità che caratterizza oramai da anni la band. Rimanendo sulla prima metà album, la tracklist fa fare un po’ di headbanging sincero; ‘The Rich, The Poor, The Dying’ martella con una foga che pensavamo oramai accantonata, mentre ‘Kingdom Of Skulls’ gestisce bene il rallentamento nei ritmi giocando con il riuscito dinamismo della base basso-batteria e creando un buon pezzo di heavy pesante e sferragliante. ‘The Devils Serenade’ chiama in causa un’altra band tedesca, scomodando i conterranei Accept, mentre ‘MIrrors of Hate’ mette in gioco un fondo di cattiveria con cui i Digger hanno sempre giocato, soprattutto nel già citato ‘Ballads Of An Hangman’ o nel classico ‘Heart Of Darkness’. Carina poi l’idea di chiudere l’album con una traccia come ‘Whispers Of The Dead’, passaggio che con le sue atmosfere a tratti più sinistre e orrorifiche porta spolvero su una caratteristica della band che ci è sempre piaciuta.

Insomma, ‘Bone Collector’ non è il disco del mese; ma rappresenta comunque un bel regalo per quei fan della band che da tempo stavano cominciando a notare uno spessore della carne intorno all’osso sempre più sottile. Stavolta la carnazza c’è, e i nostri denti affondano su qualcosa di più dell’epicità posticcia degli ultimi album. Dopo un album stanco come ‘Symbols Of Eternity’ e un orrore come il solista di Boltendahl, ce ne era proprio bisogno.

Tracklist

01. Bone Collector
02. The Rich The Poor The Dying
03. Kingdom Of Skulls
04. The Devil’s Serenade
05. Killing Is My Pleasure
06. Mirror Of Hate
07. Riders Of Doom
08. Made Of Madness
09. Graveyard Kings
10. Forever Evil & Buried Alive
11. Whispers Of The Damned

Lineup

Chris Boltendahl: vocals
Tobias Kersting: guitars
Jens Becker: bass
Marcus Kniep: drums