Blackmore’s Night – Writen In The Stars

Il 15/12/2006, di .

Blackmore’s Night – Writen In The Stars

Parlare con Candice Night è una di quelle esperienze che possono lasciare il segno. Quell’armonia e quella serenità che si percepiscono nella musica dei suoi Blackmore’s Night emergono a pieno una volta trovati faccia a faccia con questa splendida cantante. Emergono nella sua voce delicata e carezzevole, nei suoi modi garbati, nelle sue parole sempre bilanciate e mai sopra le righe ma soprattutto nelle idee e nei concetti che esprime. Un’armonia forse figlia anche di un relax finalmente conquistato dopo dodici mesi ricchi di soddisfazioni e di impegni per la band dell’ex Deep Purple Ritchie Blackmore e della sua dolce consorte, un anno nel quale i Blackmore’s Night hanno dato alla luce due lavori, ‘The Village Lanterne’ e ‘Winter Carols’, hanno girato il mondo in lungo e in largo con il loro carrozzone (le tre tappe italiane hanno fatto tutte registrare il sold out), si sono esibiti per la prima volta a Parigi ricavandone materiale che uscirà nel 2007 in formato DVD ed anno abbozzato quello che sarà il prossimo studio album della band…insomma, un estenuante tour de force premiato oggi dal meritato riposo. Riposo turbato solo dall’intromissione di Metal Maniac, fronteggiato comunque con una gentilezza disarmante dalla bella Candice.
Il Natale è appena passato e voi avete dimostrato tutto il vostro attaccamento a questa festa dedicandole un intero album. Come avete festeggiato questa ricorrenza?
“(Candice Night) Come ogni anno, il 22 dicembre abbiamo organizzato una grandissima festa a casa nostra. Ritchie l’ha decorata per tre settimane, quindi ha aperto le sue porte a tutte le persone che conosciamo. Siamo stati dalle otto di sera alle dieci del mattino a suonare e cantare, è stato stupendo ma massacrante, tanto che abbiamo poi passato un giorno intero a dormire per recuperare le forze. La vigilia di Natale invece l’abbiamo trascorsa con le nostre famiglie e con alcuni amici. E’ stato tutto molto più intimo e rilassante, abbiamo parlato, ci siamo scambiati i regali… è stato esattamente l’opposto del party precedente, però personalmente adoro entrambe le situazioni perché in un certo senso riflettono il mio modo di essere”.
Facendo un passo indietro nel tempo. Vi abbiamo visti con piacere lo scorso autunno dal vivo in Italia, però nel corso della vostra carriera avete sempre centellinato le apparizioni nel nostro Paese. C’è una ragione particolare per questa “refrattarietà all’Italia”?
“Non ci sono ragioni particolari, sia io che Ritchie adoriamo l’Italia, troviamo che la passione ed il calore del pubblico italiano non abbia eguali, quindi fosse per noi faremmo passare ogni tour dal vostro Paese. Il problema è sempre legato ai promoter che per una ragione o per un’altra prima fissano gli show in Italia e poi all’ultimo minuto li cancellano. Per noi tutto questo è molto triste, perché ci troviamo a passare dall’euforia per poter suonare da voi ad una grande delusione, e come noi anche i nostri fans. In passato c’è stato un problema in quell’anello che collega il gruppo ai suoi fans, oggi quel problema pare essersi risolto. Ci siamo legati ad un promoter molto valido che si sta muovendo molto bene, quindi stiamo guardando in positivo al futuro, tanto che siamo convinti di tornare a suonare in Italia al più presto e con più regolarità rispetto a quanto non fatto in passato”.
Cos’è che maggiormente ti ha impressionato e che più ami dell’Italia?
“Ce ne sono tantissime! Credo che ciò che personalmente mi porto sempre dietro delle mie esperienze italiane è l’interazione con i fans.Sono molto caldi e ti fanno sentire tutto il loro amore per la tua musica. Quando ho avuto modo di incontrare i nostri fans italiani, e parlare con loro di quanto sia importante per loro la nostra musica, il mio cuore ha provato realmente un calore immenso, mi sono resa conto che i Blackmore’s Night siano per loro più di una semplice band. Credo proprio che il pensiero più bello legato all’Italia sia legato ai momenti passati in mezzo ai nostri fans. E poi c’è un aspetto più “freddo” legato alla bellezza dei luoghi ed alla cultura italiana. Ho avuto modo di soggiornare in un casolare sulle colline toscane, di visitare Venezia con la mia famiglia e di stare per un po’ di tempo a Bari, e le emozioni che quei luoghi riescono ad infonderti sono davvero uniche”.
Assistendo al vostro show si ha avuta l’impressione che questo fosse diviso in due parti ben distinte, una più conviviale e orientata verso il folk e un’altra più rock oriented e vicina agli standard di un tipico concerto. Si è trattato di qualcosa di studiato o è venuto tutto da sé?
“Uno degli aspetti più belli nel suonare con i Blackmore’s Night è la liberà che questa band di lascia, di suonare tutto ciò che vuoi, ogni genere di musica, a seconda del luogo in cui ti esibisci, del tipo di pubblico che hai davanti o anche solo a seconda di come stai tu quella sera e di cosa hai voglia di suonare. Proprio per la natura stessa della band, poi, riusciamo a muoverci con abbastanza disinvoltura tra i vari generi, siano questi il rock, il metal, il folk, il pop o la musica medievale, ed è per questo che ogni nostro concerto è un capitolo a sé. E’ un po’ come se ti chiedessi qual è il tuo colore preferito: magari ce n’è uno che prediligi ma dubito che arriverai a vestirti tutti i giorni della tua vita con abiti di quel colore, perché finirebbe per essere abbastanza noioso. La stessa cosa vale per la musica: suonare sempre e solo canzoni rock o ballate folk finirebbe per annoiare presto sia noi che il pubblico, mentre lasciare spazio all’improvvisazione ed alle sensazioni del momento è sicuramente la scelta più intelligente ed appagante. Poi, per una persona come me che adora ogni colore dell’arcobaleno, questa condizione è la migliore in assoluto”.
Una sorpresa per tutti i fans italiani è stata l’esecuzione di ‘Smoke On The Water’, alla faccia di chi diceva che Ritchie non volesse più avere a che fare con i Deep Purple. Ma si è trattato di un regalo fatto appositamente per i fans italiani o è normale per voi suonare dal vivo questo brano?
“(sorridendo) Scusa se rido, ma la verità è che io non sono mai a conoscenza di quello che passa per la testa di Ritchie e di ciò che vorrà suonare, e infatti ogni sera mi sorprende con qualcosa di nuovo. E’ uno spettacolo vedere gli sguardi tra me e gli altri musicisti al termine di una canzone: ‘E adesso che cosa combinerà Ritchie?’. Ogni sera è la stessa storia, non suoniamo mai la stessa canzone, nello stesso modo, nella stessa posizione in scaletta…Tornando alla tua domanda, abbiamo iniziato a suonare ‘Smoke On The Water’ quasi per scherzo, una volta Ritchie ha accennato il riff ed io gli sono andata dietro cantando. Alla fine mi ha fatto i complimenti e la cosa mi ha fatto immenso piacere, dopo tutto è lui che ha scritto questa canzone,quindi il suo giudizio ha un senso particolare per me. Comunque non la suoniamo tutte le sere, lo facessimo forse perderebbe il suo significato, quindi è bello affidare la sua esecuzione al “caso” e vedere le reazioni dei fans quando parte il suo riff. Ritchie suona la chitarra da oltre venticinque anni, ha suonato ‘Smoke On The Water’ con altre band ogni singola sera, finendo per diventare quasi prevedibile, e questo Ritchie non lo vuole assolutamente. Gli piace stupire, ha avuto bisogno di un certo lasso di tempo per disintossicarsi da questo brano, poi adesso che si è sentito pronto lo ha tirato nuovamente fuori con risultati molto buoni, però ha dovuto capire lui quando era il momento buono per tornare a suonarla e quello che doveva essere il nuovo spirito da dare a questa song”.
‘Smoke On The Water’ non è l’unico brano riesumato dal passato di Ritchie. Mi viene da pensare a ‘Child In Time’, ‘Soldier Of Fortune’, ‘Ariel’ inseriti in pianta stabile nei vostri show. Com’è stato per te riscoprire questi classici del rock e rileggerli in chiave “folk”?
“In passato Ritche ha scritto tantissime canzoni meravigliose, con splendide melodie e con una grande energia di fondo, però quando abbiamo incominciato a suonare cover abbiamo preferito lasciare da parte il passato di Ritchie e concentrarci su altri artisti, però con il tempo anche ciò che ha scritto con altre band è emerso, quindi abbiamo incominciato a suonarlo con differenti arrangiamenti, ed io sono stata felicissima di questa scelta perché sono da sempre una fans di queste canzoni. Inizialmente la cosa difficile è stata farmi entrare in testa che non avrei potuto cantarle in modo fedele all’originale, perché la mia voce non è come quella di Ronnie James Dio, di Gillan o di Coverdale, poi una volta superata questa barriera mi si è spalancato davanti un mondo nuovo molto stimolante, perché ho potuto rileggere a modo mio questi classici, dare loro una veste più fresca. Da un punto di vista creativo è stato un lavoro molto appagante”.
Pensi sia corretto affermare che i Blackmore’s Night sono qualcosa di più che una semplice band? Che sono un vero e proprio stile di vita?
“Bellissima questa considerazione, mi piace molto, grazie! Ognuno di noi ha bisogno di una via di fuga dalla routine quotidiana, c’è chi gioca a calcio, chi va a fare escursioni, chi si dedica al modellismo… per noi la musica è una valvola di sfogo importantissima per sfuggire a tutte le pressioni alle quali la società ti sottopone ogni singolo giorno. Se mi guardo intorno mi rendo conto che tutto si muove a ritmi indiavolati, lo stress e la frenesia sono incontrollabili e questo va a danneggiare la vita della gente. Secondo me si è persa per strada l’importanza di una serata passata da soli davanti ad un caminetto, a pensare, ascoltare musica e rilassarsi…io stessa alcuni anni fa conducevo una vita abbastanza frenetica, fino a quando ho detto basta, me lo sono imposta, e ora va tutto molto meglio. E chi è entrato in contatto con noi non ha potuto fare altro che adottare il nostro modo di vivere la vita. Capita spesso di passare serate in mezzo ad amici, magari all’aria aperta, a suonare e cantare solo per il gusto di stare insieme e di rilassarci, lasciando i problemi fuori dalla porta e pensando solamente a stare bene con noi stessi. Anche l’utilizzo di abiti d’altri tempi alla lunga risulta utile per voltare pagina e staccare la spina. Ma la cosa più importante è che alla fine di queste nostre “sedute” ci sentivamo tutti meglio, eravamo pervasi da una sorta di energia positiva che ci aiutava ad affrontare i problemi quotidiani con uno spirito diverso”.
Anche ‘Winter Carols’ è nato come via di fuga dai problemi di tutti i giorni?
“Si, in un certo senso si… sono anni che io e Ritche suoniamo questi carol come celebrazione dell’inverno, come invocazione della primavera, della nuova vita che viene a nascere dopo i rigori del gelo…solitamente suonavamo questi brani solo per gli amici o per i nostri famigliari, a volte ci trovavamo persino in qualche ristorante ad improvvisare un concertino per i presenti, il tutto ovviamente gratis oppure lasciando alla discrezione degli “spettatori” la possibilità di fare un’offerta da devolvere poi alla lega per la protezione degli animali, che soprattutto in inverno ha il suo da fare perché la stagione fredda spesso si rivela fatale per gli esseri più indifesi. Comunque, ci siamo resi conto che non sarebbe stato giusto limitare queste canzoni a pochi intimi, perché tra queste ce ne sono di magnifiche, quindi quest’anno abbiamo deciso di inserirle in un disco e pubblicarlo ufficialmente”.
Hai confermato un amore per gli animali ormai risaputo. Ma hai anche animali domestici a casa?
“Certo, non potrebbe essere altrimenti! Ho vissuto tutta la mia vita a contatto con gli animali. Sono cresciuta con le rane che gracidavano nel laghetto dietro a casa mia, ho imparato ad amarli tutti, incondizionatamente! Oggi sono mamma di due gatti, però devi sapere che viviamo in una casa ai margini di un bosco, con un torrente che scorre a fianco, quindi ci sono tantissimi animali che mi vivono accanto. Spesso quando abbiamo finito di mangiare andiamo a portare gli avanzi nel retro, e poi stiamo a vedere gli animali che vengono a cibarsi. Ci sono i procioni, gli orsi, le volpi e tantissimi uccelli… è una fusione quasi totale con la natura che mi fa stare molto bene, a tratti mi sembra di essere Biancaneve, con una volpe da una parte, un procione dall’altra e tutti gli uccellini che mi svolazzano intorno!”
Ti mancano giusto i sette nani…
“Si, però ho parecchi amici piuttosto strani che potrebbero benissimo rivestire questo ruolo!”.

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