Unisonic – Kings Will Be Kings

Il 26/02/2012, di .

Unisonic – Kings Will Be Kings

Sono stati gli artefici, negli anni Ottanta con i loro Helloween, della nascita del “fenomeno” power grazie a due capolavori come i due ‘Keeper Of The Seven Keys’, poi le loro strade si sono divise. Kai Hansen ha proseguito lungo la strade del metal, Michael Kiske si è abbandonato al rock. Oggi le loro strade, umane e artistiche, tornano a incrociarsi negli eccellenti Unisonic. Nuova all star band presentata a noi dal chitarrista già leader dei Gamma Ray, Kai Hansen.

Più di Ozzy Osbourne e Toni Iommi. Più di Ian Gillan e Ritchie Blackmore. Molto vicino, come suggestione e curiosità, al riavvicinamento tra James Hetfield e Dave Mustaine o, ancor più, tra Axl Rose e Slash. La nuova convivenza sotto il medesimo tetto di Kai Hansen e Michael Kiske, ovvero gli indiscussi protagonisti del “fenomeno Helloween” negli anni Ottanta e di tutto ciò che ne è conseguito, esplosione del power metal compreso, è uno di quegli eventi destinati a fare scalpore, a stuzzicare la curiosità di fan e addetti ai lavori, a far ventilare il ritorno in auge di determinate sonorità che, negli ultimi anni, parevano un po’ inflazionate. Riavvicinatisi più volte nel corso degli anni attraverso estemporanee collaborazioni, comparsate o semplici camei, Hansen e Kiske hanno oggi per la prima volta riunito le forze sotto il moniker Unisonic facendo così convivere il chitarrismo di estrazione metal di Kai Hansen con quell’hard rock tanto amato negli ultimi anni di carriera dal cantante teutonico. Una sorta di “se non puoi batterli, unisciti a loro” che, sin dal primo ascolto dell’omonimo album di debutto, pare sortire gli effetti sperati. A parlarci della nuova all star band tedesca, è il pacato leader dei Gamma Ray, sin troppo modesto e con i piedi per terra almeno considerando la caratura del personaggio…
Allora Kai, che cosa si prova a tornare a collaborare sulla lunga distanza , 23 anni dopo, con il tuo vecchio amico/nemico Michael Kiske?
“È qualcosa di speciale e, per alcuni versi, è una sorta di nuovo inizio. Rispetto ai tempi degli Helloween siamo entrambi più maturi, siamo cresciuti come è giusto che sia e siamo migliorati nel modo di gestire i rapporti interpersonali e questo è inevitabilmente andato ad influenzare il nostro modo di lavorare. Se guardiamo al passato, oggi abbiamo perso quell’incoscienza tipica dei ragazzini ma lo spirito è lo stesso, abbiamo ancora voglia di suonare, abbiamo entusiasmo, siamo innamorati di quello che facciamo e non vediamo l’ora di fare sentire la nostra musica ai ragazzi che come noi amano queste sonorità”
Hai riscontrato differenze nel collaborare con lui oggi, rispetto a quando ci suonavi insieme negli Helloween?
“È molto difficile fare un simile parallelo per il semplice fatto che gli Helloween non eravamo solamente noi due ma in quella band convivevano personalità molto forti… c’eravamo noi, c’era Weiki, c’era Markus, c’era Ingo e ognuno ci metteva del suo nella creazione di quel sound all’epoca così particolare. Oggi i tempi sono cambiati, però è inevitabile che tracce di quella band si riscontrino negli Unisonic, perchè ci siamo noi e la nostra impronta è ben riconoscibile”.
Ma come è nata l’idea di dare il là ad un progetto come gli Unisonic?
“La band Unisonic esisteva ancora prima del mio ingresso in essa. Avevo sentito parlare di una nuova band votata al rock duro chiamata Unisonic che vedeva coinvolto Michael e la cosa devo dire che mi aveva fatto piacere, perchè ho sempre pensato che fosse sprecato per il materiale soft con il quale si era cimentato nei progetti precedenti. Quando in un secondo tempo mi è stato chiesto di entrare a farvi parte ho fatto le mie valutazioni, e appurato il valore del progetto e la possibilità di tornare a fare bene con Michael, sono stato felicissimo di unirmi al gruppo”
In passato Michael ha avuto modo di dare vita a diversi progetti, dai Supared ai Place Vendome spesso arenatisi dopo una manciata di mesi. Pensi che, nel caso degli Unisonic, il discorso sia differente?
“Si, assolutamente si. Gli Unisonic non hanno nulla a che vedere con i precedenti progetti di Michael. In passato Michael aveva dato vita a band con la convinzione che potessero effettivamente essere tali, ed invece con il passare del tempo si rendeva conto che non erano altro che suoi progetti solisti con un nome a contrassegnarlo. In questo caso si tratta di una vera band, con musicisti che ne sono parte integrante, nata come band e con l’intenzione di proseguire il suo cammino come autentica band”.
E per quello che riguarda te? Che differenze compositive e operative hai riscontrato rispetto al lavoro che solitamente svolgi con i tuoi Gamma Ray?
“Ovviamente lavorare con gli Unisonic è differente perchè differenti sono le persone coinvolte. Con i Gamma Ray suoniamo insieme da una vita, ci conosciamo benissimo e sono venuti a crearsi determinati automatismi che rendono tutto molto più facile. Al momento gli Unisonic sono una sfida stimolante per me, sono l’occasione di confrontarmi con nuove sonorità e con nuovi compagni di avventura. Ecco, l’aspetto sonoro è uno di quei fattori che differenzia molto il lavoro con le due band. I Gamma Ray sono un gruppo indiscutibilmente metal che si muove, da un punto di vista compositivo, su tutto l’orizzonte tipicamente metal. Gli Unisonic non sono unicamente una band metal, c’è una forte componente rock in essa, e quando devo comporre non devo avere fissa in mente la velocità di esecuzione, quanto la voce di Michael, e questo influisce molto sul fattore compositivo”
I precedenti progetti solisti di Michael erano fortemente improntati sul rock e, a volte, persino sul pop. Pensi che queste matrici sonore siano in qualche modo riscontrabili anche nel sound degli Unisonic?
“Sicuramente. Quando abbiamo iniziato a lavorare al disco l’intenzione di Michael era quella di dare vita ad un metal album ma, allo stesso tempo, di non limitarsi e chiudersi in un unico stile. Io non ho avuto limitazioni nella stesura delle mie parti di chitarra e la loro impronta è stata inevitabilmente metal, mentre Michael ha cercato di non limitarsi, di non lasciarsi andare in qualcosa che suonasse troppo Iron Maiden o troppo Judas Priest, perchè non si ritrova più in quel tipo di sonorità, e ha cercato di prendere le distanze da un metal troppo negativo… si è fatto guidare dalle sensazioni del momento e dal suo gusto, e questo ha fatto si che alcune canzoni fossero fortemente contaminate da quel rock che tanto ama”.
È indubbio, però che, in alcuni frangenti, ascoltando il disco di debutto degli Unisonic tornino alla mente alcune soluzioni tipiche dei primi Helloween, magari rilette in chiave più moderna e contaminata ma comunque facilmente riconducibile agli anni d’oro delle “Zucche”…
“Questo è esattamente ciò che vuole essere il disco degli Unisonic. Ci sono cose che abbiamo suonato in passato e che ancora amiamo come sound e come attitudine, quindi abbiamo cercato di cogliere l’essenza di quelle composizioni e contaminarla con influenze più recenti e moderne. Penso che sia inevitabile che, quando vengono ad incrociarsi il mio stile chitarristico con la voce di Michael, ciò che ne scaturisce non può non rimandare alla mente i primi lavori degli Helloween, però abbiamo voluto tenerci aperti a contaminazioni esterne, senza avere paura di inserire elementi più pop o rock nei nostri pezzi”
Ma ti sei già fatto un’idea di chi possa essere il perfetto fan degli Unisonic?
“Non so ancora con esattezza quale sarà il fan ideale per gli Unisonic, posso dirti cosa spero. Spero che gli Unisonic arrivino a piacere sia all’amante del metal classico ma anche a chi ascolta l’hard rock, perchè siamo riusciti a costruire un ponte in grado di collegare queste due realtà. È un progetto stilisticamente vario e per questo penso che potrà piacere anche a chi non è stato raggiunto prima d’ora dalla musica delle nostre band madri”.
Come si è sviluppato il processo di songwriting di questo lavoro?
“Abbiamo iniziato a comporre nella primavera scorsa, un processo abbastanza lungo anche perchè in mezzo ho avuto alcuni impegni con i Gamma Ray, quindi ho dovuto frammentare l’attività compositiva. Una volta che abbiamo avuto i pezzi pronti abbiamo dovuto fare una certa scrematura, abbiamo limato alcune cose, siamo intervenuti in alcune parti che non ci convincevano a pieno e questi ritocchi ci hanno portato via ulteriore tempo. Sapevamo però che questo lavoro significava molto per noi e non volevamo lasciare nulla al caso, per questo abbiamo curato tutto in ogni minimo particolare”
C’è un pezzo in questo disco che useresti come biglietto da visita per inquadrare la proposta sonora degli Unisonic?
“È difficile da dire perchè credo che una delle peculiarità di questo disco sia la sua varietà stilistica. Forse proprio il pezzo ‘Unisonic’ custodisce quegli elementi sui quali abbiamo puntato di più, quindi melodia, chitarre veloci, parti vocali importanti e una buona attitudine di fondo. Questa canzone è sicuramente un buon biglietto da visita per la nuova band, almeno fotografa fedelmente ciò che realmente siamo”
Una canzone che sicuramente non lascierà indifferenti i vostri fan è ‘Souls Alivew’…
“È una canzone che combina bene elementi tradizionali, soprattutto nelle ritmiche e nei cori, con uno spirito molto fresco. È un heavy moderno in possesso di alcune caratteristiche che le consentono di ergersi al di sopra di una normale heavy metal song”
Ma è stato difficile trovare nuove idee e nuovi stimoli per dare vita alle canzoni poi finite su ‘Unisonic’ o la novità e il fascino della nuova sfida vi ha in qualche modo agevolati in questo senso?
“Trovare nuove idee è difficilissimo perchè è innegabile che il rischio di ripetersi è elevatissimo, soprattutto dopo tutti questi anni. È giusto anche dire che bisogna avere la volontà di trovare nuove idee, perchè quando sei inquadrato in un determinato filone e la gente ti conosce e ti apprezza per quel determinato tipo di sonorità, dovresti essere folle per stravolgere tutto. Quando leggo la solita critica agli Ac/Dc ed ai loro dischi tutti uguali, mi viene da ridere perchè penso che solo un pazzo costringerebbe Angus Young a rivoluzionare il suo sound, segno che, quando qualcosa funziona, non sempre è indispensabile cambiarlo. Per alcuni versi è ciò che vale per me: ho un mio stile ben preciso e ben riconoscibile, e non mi interessa cambiarlo. La sfida semmai sta nel cercare di contaminarlo, di farlo sposare con influenze nuove e con sonorità differenti, però ad essere sincero non ho mai avvertito la necessità di fare qualcosa di nuovo. Mi metto alla prova, questo sì, ma non voglio assolutamente distaccarmi dalle mie radici”.
Quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere con gli Unisonic?
“Ovviamente suonare in uno stadio sold out! Scherzi a parte, visto la delicata situazione del mondo della musica, quando si da il via ad un progetto seppur ambizioso, è indispensabile restare con i piedi per terra e viaggiare verso il futuro facendo piccoli passi. Siamo quindi già contenti di avere inciso un disco a nostro avviso molto valido e carico di ottima musica. Se là fuori saranno in molti a pensarla come me e a seguire ciò che abbiamo fatto, allora potremo allungare di poco il passo, potremo guardare oltre e puntare a qualcosa di più, ma al momento è fondamentale non illudersi e continuare a lavorare con umiltà”
Se pensi alla tua carriera sino ad oggi, pensi che la musica ti abbia ripagato, in termini di fama, denaro e soddisfazioni, di tutti i sacrifici fatti per lei?
“Onestamente? Well, nulla potrà mai pareggiare ciò che la musica mi ha dato. Non penso di avere dato così tanto alla musica, non se comparato a ciò che lei mi ha donato. La musica mi rende felice, mi fa stare bene, è per questo che suono. E se riesco, con le mie canzoni, a fare stare bene le persone, beh, è una sorta di restituzione di un bene enorme che mi è stato donato. È un concetto molto profondo, perchè solo chi vive la musica dal di dentro lo può comprendere a pieno. Io non scrivo per la gente, io compongo e suono per me stesso, perchè è una mia necessità. Se poi ciò che faccio piace anche ad altri, è un valore aggiunto, ma io principalmente suono per stare bene con me stesso. Se la musica in tutti questi anni mi ha consentito di raggiungere questa dimensione, di fare di una mia esigenza la mia fonte di sostentamento, allora mi ha dato il regalo più grande, mi ha reso un privilegiato e per questo sarò sempre in debito con lei”.
Fa un certo effetto sentire queste parole, soprattutto da una persona considerata da molti una vera icona del metal, padre del cosiddetto power metal…insomma, da un personaggio che al mondo della musica ha dato tantissimo…
“Ti ringrazio per quello che hai detto ed è bello se la gente pensa certe cose di me, è una cosa che mi riempie di orgoglio. Questa è però una cosa che riguarda esclusivamente ‘il musicista’. Da questo punto di vista è bello sapere di avere un nutrito seguito di fan, gente che ama ciò che suoni e le canzoni che scrivi. Il discorso che ti ho fatto in precedenza, invece, andava ancora più a fondo, andando a toccare una sfera personale e tirando in ballo soprattutto ‘l’uomo’”.

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