Shadows Fall – Burning The Lives

Il 07/09/2012, di .

Shadows Fall – Burning The Lives

Hanno sorpreso un po’ tutti gli statunitensi Shadows Fall con il loro nuovo ‘Fire From The Sky’. Usciti in sordina dopo tre anni di silenzio, hanno saputo conquistare le classifiche di Billboard, confermandosi tra le migliori band della nuova scena thrash statunitense. A parlarci del nuovo lavoro è il singolare singer Brian Fair.

Non è un personaggio semplice, Brian Fair. Non perché sia complessato, introverso o con atteggiamenti da spocchiosa rockstar. Non è semplice perché non è un personaggio banale, con il suo originale modo di cantare costantemente in bilico tra melodico ed arrabbiato ha indicato la via per molte band statunitensi e non, perché con quel suo look più consono ad una band jamaicana che non ad un gruppo thrash è stato tra i primi a predicare il vegetarismo in una scena basata su bistecche altre tre dita e hamburger, sino a diventare testimonial della campagna PETA a favore dei vegetariani… un personaggio non scontato, insomma, come non scontate sono le canzoni che da sempre canta, non per ultime quelle contenute su ‘Fire From The Sky’ il nuovo lavoro pubblicato con i suoi Shadows Fall.
‘Fire From The Sky’ è in circolazione ormai da qualche mese. Come è stato accolto dai fan degli Shadows Fall? Sei soddisfatto della loro reazione?
“Siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose. Le recensioni che sono uscite sono state tutte positive, sono state spese parole lusinghiere nei nostri confronti…ci speravamo ma davvero non ci aspettavamo tanto clamore. Il disco, poi, è entrato nella Top 40 di Billboard, un traguardo incredibile per noi. Mi piace pensare che sia il giusto premio per un disco nel quale abbiamo messo davvero tanto, le canzoni sono uscite eccellenti e questo era importantissimo perchè ‘Fire From The Sky’ rappresentava una sorta di prova del nove per noi, e credo che l’abbiamo superata bene”
Dopo averne tastato le qualità come ingegnere del suono, avete arruolato per la produzione del disco Adam Dutkiewicz. Come mai avete deciso di non lavorare più con Zeuss che vi aveva prodotto ‘Retribution’?
“Zeuss aveva svolto un grandissimo lavoro all’epoca di ‘Retribution’, a questo giro volevamo cambiare e volevamo lavorare con Adam perchè sapevamo come era il suo modo di operare e ne eravamo entusiasti ‘Somber Eyes to the Sky’, il nostro primo lavoro, era stato registrato in uno studio in cui Adam aveva lavorato come ingegnere del suono ed avevamo avuto modo di intuire le sue potenzialità. Oggi lo abbiamo voluto mettere alla prova su tutto l’album affidandogli la produzione perchè è incredibile, ha un orecchio pazzesco per i dettagli, ha la capacità di far emergere gli aspetti fondamentali di un brano rendendoli dirompenti. Se alcune canzoni suonano così aggressivi e brutali, è anche e soprattutto merito del lavoro di Adam che ha saputo tirare fuori tutto quello che avevamo dentro e farlo brillare”.
Un tratto saliente della musica degli Shadows Fall, che trovo abbia giovato particolarmente della produzione di Adam, è la tua voce…
“La voce è il mio strumento e mi è sempre piaciuto utilizzarla come tale. Ho sempre cercato di farmi trascinare dalla canzone plasmando la mia voce sulla base delle emozioni che il pezzo suscitava in me. Se il pezzo è violento, anche il mio cantato diventerà brutale, se ad emergere è la melodia, allora scivolerò sui passaggi clean. Ho la fortuna di potermi esprimere vocalmente su più livelli, mi piace sperimentare, mi piace variare, mettermi alla prova e cercare strade nuove, per evitare di fossilizzarmi su un unico stile e finire per risultare monotono”
Pensi si possa parlare di concept album riferendosi a ‘Fire From The Sky’?
“No, il disco non è un concept album e non c’è neppure un filo conduttore che unisce tra di loro le canzoni. Ogni brano brilla di luce propria e parla di un argomento differente. In alcuni casi vi sono metafore, toni oscuri, immagini apocalittiche che aleggiano sulla canzone lanciando messaggi non troppo confortanti.. in altri, invece, ci muoviamo su temi più concreti, si parla delle difficoltà che la vita di ogni giorno di propone, gli ostacoli che ci si parano davanti e vogliamo esortare chi ci ascolta a combattere ogni giorno le avversità e a non arrendersi mai”.
Le vostre composizioni si sono sempre contraddistinte per la loro natura multiforme. Come sono nati i brani per questo lavoro?
“Solitamente lo scheletro della canzone viene delineato dai nostri due chitarristi che gettano le basi portando dei riff generalmente molto grezzi. Tutti insieme, poi, jammando, andiamo ad elaborare la canzone, ne smussiamo gli angoli, ci aggiungiamo idee e la avviciniamo molto a quella che sarà la versione definitiva. Suonando molto dal vivo, poi, abbiamo imparato negli anni a dare al brano quell’attitudine live che difficilmente è riproducibile in studio. E’ uno spirito aggressivo e selvaggio che si apprende solamente con anni di vita on the road e credo che l’impronta dei nuovi pezzi sia fortemente rivolta verso questa direzione”
Con ‘Fire From The Sky’ tagliate i quindici anni di carriera discografica. Se dovessi tracciare un bilancio della vostra vita artistica sino ad oggi, quali pensi siano stati i vostri highlight e quali i momenti da dimenticare?
“Ci capita spesso di guardarci alle spalle e pensare ai punti salienti della nostra carriera ed a quelli negativi… Tra i primi l’highlight assoluto è stato senza dubbio poterci esibire al Download Festival di Donnington insieme agli Iron Maiden, ovvero l’essenza più pura del metal. E anche la nostra esperienza giapponese con Slayer e Pantera è stato qualcosa di incredibile. Era la prima volta che ci esibivamo in Giappone e con noi c’erano dei gruppi mostruosi, che ci hanno influenzato tantissimo ed hanno rappresentato un punto di riferimento per noi, quindi poter condividere con loro il palco è stato un sogno divenuto realtà. Tra i momenti negativi metto al primo posto gli incidenti con il tourbus hanno minato il nostro percorso… o semplicemente dei tour allestiti con troppa superficialità che si sono alla fine rivelati dei fallimenti”.
Come ti sei avvicinato alla musica e, più specificatamente, al canto?
“Mi sono avvicinato al rock quando ero un ragazzino grazie a mio fratello, che mi ha fatto conoscerei Kiss, gli Aerosmith ed i Black Sabbath. E’ stato però quando ho compiuto 13 anni ed ho iniziato a frequentare gli ambienti degli skaters che mi sono appassionato al punk, gettando le basi per quell’attitudine che mi accompagna ancora adesso. A quel tempo ero completamente fuori per gruppi come i Sex Pistols ed i Black Flag, mi piaceva il loro modo di essere, le loro idee di rottura… ero un ribelle costantemente controcorrente e con quei gruppi avevo trovato ciò che faceva al caso mio. La naturale evoluzione dal punk è stato il thrash, con quei gruppi della Bay Area che alla fine si sono rivelati importantissimi nella nascita del sound degli Shadows Fall. Come ti ho detto prima, però, a me piace guardare, essere di ampie vedute, ed infatti anche a livello di ascolti non disdegno il reggae ed il jazz, stili distanti da ciò che da sempre suono ma utili a tenere allenata mente ed orecchie”
Quanto è cambiata la scena musicale rispetto a quando avete esordito sul mercato discografico quindici anni or sono?
“Oggi le cose sono cambiate radicalmente. Oggi è tutto molto più difficile, le label non hanno più soldi da investire nella promozione di un gruppo, e purtroppo chi non ci è dentro e non vive determinate situazioni fa fatica a comprendere cosa stanno passando oggigiorno le band come la nostra. Spesso ci viene detto che dovremmo mettere la nostra musica gratis in rete e tirare su i soldi necessari per andare avanti dai concerti… ma non è così che funzionano le cose, perché con la crisi attuale soldi per andare ai concerti non ce ne sono più…prima del divertimento ci sono le bollette da pagare, la rata del mutuo da coprire… e se avanza qualcosa, bisogna scegliere quale concerto andare a vedere, magari sperando nella riduzione del prezzo del biglietto. E’ un cane che si morde la coda da solo, e ti assicuro che per una band spesso è un vero incubo”
Sei stato uno dei primi artisti della scena metal a professarti vegetariano. Quanto è difficile rimanere fedele a questa condizione ed allo stesso tempo vivere la vita da musicista rock?
“Molto più semplice di quanto si creda, almeno negli ultimi tempi. All’inizio confesso che non era facile, perché il mondo del rock non era abituato ad un’alimentazione senza carne… oggi sono molti i musicisti sulla scena rock ad essere vegetariani e vegani, quindi anche nei catering dei concerti c’è una vasta scelta di alimenti per noi… a volte il supplizio è addirittura per chi non è vegetariano, perché faticano a trovare carne nel camerino… il problema c’è nei lunghi trasferimenti, perché capita di doverci portare dietro degli alimenti particolari e non avendo un congelatore sul van per poterli conservare, ci dobbiamo adattare alla meno peggio”
Ora ‘Fire From The Sky’ verrà promosso con un lungo tour statunitense. Ma è vero che originariamente avreste dovuto suonare in accoppiata con i Fear Factory?
“Si, è vero, ma purtroppo per motivi di natura tecnica non siamo riusciti a definire la cosa. E’ un peccato ma per nostra fortuna siamo riusciti a allestire ugualmente un tour molto valido con i God Forbid, che ci terrà occupati sino alla fine dell’anno. Se le cose andranno poi come devono, nel 2013 dovremmo sbarcare anche in Europa…”
Perché questi dubbi? Qualcosa potrebbe non funzionare?
“Beh, stando a quanto predetto dai Maya, il mondo non dovrebbe andare oltre il 21 dicembre. Ed infatti, tanto per esorcizzare questa profezia, abbiamo ribattezzato il nostro tour ‘Party To The Apocalypse 2012’. Se però i Maya dovessero fallire, allora saremmo pronti per far sentire la nostra voce anche da voi”

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