Serenity – Cuori Di Leone

Il 11/12/2017, di .

Serenity – Cuori Di Leone

Un po’ a sorpresa ritornano alla ribalta i sympho-metaller Serenity, forti di un nuovo concept ancora una volta intrecciato e avvolto nella vita e nei gesti di una importante figura storica. Ci mettiamo quindi sulle tracce dei Crociati e del loro Re, Riccardo I Cuor di Leone, per un viaggio che ci conduce dalle lande inglesi fino alle coste dell’attuale Turchia e della Terra Santa. A guidarci con le sue parole attraverso i segreti della creatività dei Serenity c’è il bassista Fabio D’Amore.

‘Lionheart’ è davvero vicino, in termini di tempo, al suo predecessore… Ci pare di capire che avete composto nuove canzoni in un tempo breve! Cosa si nasconde dietro quest’esplosione di creatività?
“In realtà il tour di ‘Codex Atlanticus’ ha avuto un certo successo, e i risultati anche a livello di cirtica sono arrivati molto in fretta. Questo ci ha dato la spinta e la motivazione a ‘battere il ferro fino a che è caldo’ per così dire, ed eccoci qua. Non c’è alcune formula magica nascosta… soltanto cavalcare l’onda e sfruttare la meglio la magia del momento!”

Forse a causa proprio di questa vicinanza, le coordinate stilistiche di ‘Lionheart’ ci paiono molto simili a quelle di ‘Codex Atlanticus’.Alcune canzoni – almeno per la parte strumentale – erano state composte per ‘Codex’ e poi riadattate o è tutto materiale nuovo, composto nell’ultimo periodo?
“È tutto materiale nuovo. Non lavoriamo con pezzi pregressi… siamo abituati a resettare tutto per così dire e cominciare da zero, almeno quando si tratta di un nuovo lavoro”.

Ma l’ispirazione per comporre lavori e musica sempre nuovi da dove arriva? C’è un qualche modo che usate per favorire la creazione di nuove canzoni o testi?
“Direi che dipende sempre dal tema scelta, e soprattutto dal tipo di album che vogliamo creare. Questo è molto importante. Una volta delineato il tutto… beh, l’ispirazione arriva da sé. Direi che è un processo assolutamente naturale e spontaneo”.

Nel processo di creazione di una nuova canzone, in genere, iniziate da un riff, da una melodia vocale o da qualcosa d’altro? Cosa fa partire la produzione di un nuovo brano dei Serenity?
“Scelto il concept e definita la storia – o perlomeno il tema –  di cui si vuole parlare nell’album partono svariati modi di concepire. Alle volte è un idea generica, alle volte un riff, oppure anche un testo con delle liriche interessanti. Alle volte i processi sono anche mescolati… non c’è un vero e proprio ordine. Un processo spontaneo, come dicevamo in apertura”.

Durante il processo di scrittura, sentite alle volte il dovere – per così dire – di bilanciare la musica? Non so, per esempio se un pezzo una volta terminato un brano, riascoltandolo questo vi sembra eccessivamente sinfonico, o magari al contrario troppo asciutto? Vi capita mai di tornare su qualche pezzo per dargli un taglio diverso?
“Può succedere, ma direi che il nostro processo di scrittura è più organico di così. Credo che in ogni lavoro che abbiamo prodotto finora esista questo bilanciamento sostanziale tra gli elementi che hai giustamente elencato nella domanda. Forse alcuni album hanno privilegiato l’aspetto heavy su quello sinfonico e così come altri hanno fatto il contrario, ma il risultato direi che è sempre… bilanciato, appunto. In generale il taglio dell’album lo capiamo abbastanza presto, già dalle pre-produzioni, quando le canzoni stanno prendendo forma, e si può quindi intuire quale risultato globale stiamo andando a ottenere”.

Ritenete sia difficile per voi creare nuova musica in questo campo? Voglio dire, per quanto riguarda il metal sinfonico – sia con cantato maschile che femminile – è già stato detto tanto nell’ultimo paio di decenni…
“In realtà devi avere ben chiaro cosa vuoi ottenere dalla tua musica. Vedi, noi non cerchiamo di intraprendere nuove strade, non cerchiamo di inventare un nuovo genere, o di essere pionieri di qualcosa che non è ancora stato detto… non è semplicemente uno dei nostri obbiettivi. Noi facciamo fondamentalmente quello che ci piace a livello musicale, e pensiamo di aver trovato una nostra dimensione specifica, su disco ma soprattutto sul palco. I fan dei Serenity trovano nella nostra proposta tanta melodia e tante potenza, che sono il carattere distintivo delle nostra canzoni. Dal vivo questi elementi coerentemente li ritrovi tutti, grazie anche al fatto che cantiamo sempre tutti assieme”.

Già da prima della ‘svolta concept’ i Serenity dedicavamo molto spazio a testi incentrati su figure storiche. ‘Codex Atlanticus’ poi è stato dedicato per intero a Leonardo da Vinci. Ora ci presentate un personaggio se possibile ancora più evocativo, Re Riccardo il Cuor di Leone. Da cosa deriva la vostra tendenza ad appoggiarvi su fatti e personaggi realmente esistiti?
“Come ti ho già detto in altre risposte, anche questo è un processo decisamente naturale. Il tema di questo volta, il Cuor di Leone, è stato propost sempre da Georg (Neuhauser, cantante, ndr.), il nostro leader, ma anche il nostro storico principale. Devi sapere che Georg è docente di Storia e Geografia all’Università di Innsbruck, quindi ha decisamente una propensione personale verso certi temi! Mi ricordo che, in particolare, la decisione di incentare la narrazione di ‘Lionheart’ su Re Riccardo venne presa durante una cena, subito dopo aver suonato a supporto dei Powerwolf… credo proprio che fosse Madrid!”.

Però su Re Riccardo Cuor di Leone si posso riempire libri e libri di storie e racconti, che spesso e volentieri si fondono poi in mito e leggenda. Voglio dire… è una figura piena, con molto, forse fin troppo, di cui parlare. Come vi dividete il lavoro di ricerca per liriche verosimili? Come avete scelto gli aspetti di cui parlare che ci stessero in un album di ‘solo’ un ora di durata?
“Appunto, ci siamo divisi il lavoro, come dici tu. In maniera più o meno equa, infatti io mi sono occupato principalmente di quattro dei brani dell’album. Per quanto riguarda i temi, abbiamo come hai intuito preferito concentrarci su alcuni aspetti del personaggio, non su tutti. Abbiamo dato spazio alle sue debolezze, alle scelte difficili, agli errori e anche alle speranze che il Re riponeva nella sua Fede. Volevamo sottolineare come un errori diventa tale se visto dai posteri, analizzandone soprattutto il lato umano. Certo, le vicende che lo hanno visto protagonista sono tutte verosimili, ma non si può dire che non abbiamo usato anche una buona dose immaginativa nel lavorarci!”.

Da Vinci era italiano, la tua patria… Il Cuor di Leone è, invece, un monarca inglese. Ci potremo mai aspettare in futuro un concept su un personaggio storico Austriaco, la patria di Georg? Dal suo paese provengono fiori di scenziati e soprattutto di musicisti come Mozart… non sarebbe un idea papabile?
“Beh… perché no? Anzi, sai che ti dico? È un buono spunto per lavori future…”.

Sai, in realtà l’ho chiesto perche sono sempre interessato a capire come i luoghi in cui un artista vive influenzano la scrittura e la composizione di quel detto artista…
“Sicuramente far parte di una band che annovera membri da tre paesi diversi come l’Italia, l’Austria e la Germania fa capire quanto siamo vicini tra noi, ma estremamente lontani almeno dal punto di vista culturale. Ognuno di noi ha i propri gusti e le proprie preferenze, e la nostra sfida principale è farle convergere in un flusso energetico comune e sinergico”.

Terminando col tema dei testi… non è che Georg, o tu, o qualcuno di voialtri avete aspirazioni di diventare scrittori in altri campi, tipo quello del saggista o del romanziere? O magari un blogger…
“A me personalmente non è mai passato per la testa. Mah, chissà, forse un domani però qualcun altro della band potrà decidere di diventare un famoso scrittore… chissà!”

Un’ultima domanda. Finora in carriera avrete vissuto grandi momenti e anche immagino qualche batosta. Mi sapresti dire qualche vostro ‘highlight’, verso l’alto e verso il basso?
“Di rimpianti in una vita d’artista ce ne possono essere tanti, ma in genere non vanno presi troppo in considerazione: io penso che se nella vita è andata in un certo modo, alla fine un motivo dietro più o meno nascosto doveva esserci. Penso sia meglio analizzare i risultati ottenuti, e contestualizzarli nel presente, nel periodo in cui si sta vivendo. Anni fa non ci saremmo aspettati i risultati che abbiamo ottenuto agli inizi, dopo non ci saremmo aspettati di andare in tour così a lungo e così lontano. Adesso non ci saremmo aspettati di entrare in qualche classifica, addirittura al numero #29 in Germiania! E chissà a questo punto cosa ci riserva il futuro…”.

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