Legacy Of Silence – la forza della natura

Il 23/05/2018, di .

Legacy Of Silence – la forza della natura

L’edizione appena conclusa dell’Entropy Fest ha visto trionfare nella sezione dedicata ai gruppi originali, i torinesi Legacy Of Silence, band giovane ma che ha già saputo fare vedere spunti decisamente interessanti grazie ad un folk metal dal grande impatto emotivo e dalle mille suggestioni. Una buona occasione, quindi, per andare a scoprire i trionfatori di questo fortunato contest.

Quando nascono i Legacy of Silence?
“I Legacy Of Silence nascono nel 2015 da un progetto di Simone Macchia, Gianluca Mondo (rispettivamente chitarra solista e ritmica) e Marco Salusso (Voce leader). Il progetto dei fondatori è molto chiaro: fondere tecnica estrema e melodia in un connubio che dia vita alle classiche atmosfere che chiunque vive leggendo una fiaba. Il bosco, la foresta e le bestie che li abitano sono il centro della composizione: nel silenzio immobile della natura c’è una musica sofferta, estrema, fatta di gelo, di fame, d’istinto. Lo scopo della band dev’essere quello di attingere alle melodie delle nostre terre per dar vita ad un Folk Metal che dia voce a ciò che è silente, e che troppo spesso nel suo silenzio scompare alla vista”.
Quali sono i vostri punti di riferimento stilistici?
“I nostri punti di riferimento sono stati, sin dalle primissime fasi compositive, gli Eluveitie, i Wintersun e gli Svartsot.
In un primo momento, con la formazione originaria che vedeva presenti, oltre ai membri fondatori,Federico Cimbarle al basso, Alessandro Torchio alla batteria e Carola del Pizzo alla tastiera, si pensò di fondere folk metal e deathcore.
Il gruppo nel tempo, con i cambi di formazione, è stato poi contaminato con tendenze che vanno dal prog metal (portato dal nostro flauto traverso Luca) al djent metal (bassista e batterista). Una legge ferrea ha sempre dominato il nostro progetto: ogni artista che ne faccia parte è libero di influenzarne lo sviluppo con il proprio stile”.
Se doveste presentare la vostra musica a una persona che non vi cononsce che parole usereste?
“Per presentarci a chi non ci conosce diremmo qualcosa di molto semplice: immaginatevi di essere in un bosco di pini tra le Alpi in primavera, con la foresta che scalpita di vita e si riprende dai torpori dell’inverno. Quanti suoni indistinti, eppure così tanto silenzio tutt’attorno. Un precario equilibrio figlio di fatiche inenarrabili, di millenni di storia. Noi vogliamo tradurre in musica questo tombale e glorioso suono, perchè la musica delle nostre terre è il lascito più grande che i nostri padri ci abbiano trasmesso”.
Ci presentate il vostro percorso discografico?
“Il nostro percorso discografico è stato finora segnato dalla più completa autonomia. Abbiamo registrato i primi quattro pezzi con lo studio Vanni’s Records, mentre l’ultimo EP ‘Nightfall’, che trovate gratuitamente su youtube, è stato completamente auto prodotto”.
Come nascono le vostre canzoni?
“Bellissima domanda. Le nostre canzoni nascono quasi sempre da idee del cantante e del chitarrista solista: spesso i pezzi girano completamente attorno all’evoluzione di uno o due riff. Ogni pezzo, già nelle sue fasi più embrionali, è incentrato sul raccontare una storia. In una prima fase solo a livello di emozioni, perciò ci concentriamo sul creare con la melodia l’atmosfera che poi sarà la possente cornice in cui inserire il testo”.
A livello tematico da cosa traete ispirazione?
“Prendiamo ispirazione da leggende, miti, fiabe, libri, storia, natura, sensazioni. I temi più ricorrenti nei nostri testi, interamente curati dal cantante, sono di natura pessimista, oscura e malinconica, e mirano in tutto e per tutto a ricreare le atmosfere tipiche della fiaba centroeuropea. Molto spesso Marco cerca di scovare, spulciando qua e là, miti e leggende native del Piemonte, e nel nostro primo album diversi pezzi riprenderanno storie del folkolore piemontese”.
Ci parlate della vostra esperienza all’Entropy?
“Che dire, ci siamo iscritti all’Entropy per gioco, e questo festival, come un treno in corsa, ci ha investiti ai duecento all’ora. Ci stiamo ancora riprendendo! Come esperienza per una band che muove i primi passi come formazione (il bassista è con noi da circa quattro mesi) è stata incredibile: siamo stati seguiti sin dall’iscrizione a 360 gradi, dai fonici che cogliamo l’occasione per ringraziare nuovamente, da Collettivo Pinerock e da TRS radio che ci hanno intervistati, dalle varie testate che hanno fatto articoli su di noi, dagli organizzatori che in parte conoscevamo (i Legio Invicta) e che in parte abbiamo con piacere conosciuto diventandone amici (quel matto di Douglas r. Docker, che salutiamo con affetto).
E’ stata un’esperienza pazzesca, soprattutto per le possibilità di crescita che ci ha offerto. Non capita tutti i giorni di esibirsi davanti a una giuria che esamini in maniera tecnica ogni aspetto della tua performance, ma ammettiamo che tutto questo non ha fatto altro che spingerci a dare il duemila per cento!
Per concludere riguardo all’Entropy: E’ incredibile che ci siano persone disposte a credere nell’underground, nei progetti nuovi che molte band propongono ogni giorno e che troppo spesso vengono ignorati e finiscono per sparire. Il prossimo anno faremo pubblicità al festival a 360 gradi, e non dubitiamo che molte band, anche fuori da Torino, faranno di tutto per partecipare”.
Vi aspettavate di vincere?
“Si e no. Avevamo avversari formidabili nella finale, e temevamo che il nostro genere estremo rispetto a quello delle altre band ci avrebbe sfavoriti. Sapevamo di poter contare in buona misura sulla bravura tecnica di alcuni componenti della band per arrivare al primo premio, ma non ci aspettavamo di riuscire a battere sul campo tutti gli altri finalisti”.
Pensate che la vostra dimensione ideale sia in studio o live?
“Domandona. Il fatto che alcuni membri della band direbbero studio ed altri live ci porta a scrivere che vi sia di fatto un equilibrio che fa si che la band si trovi a suo agio in entrambe le situazioni: ci piace, in studio, osare, progettare, collaborare con altri artisti, creare suoni e cercarne altri da inserire nel pezzo per costruire le giuste atmosfere, mentre in live il contatto con il pubblico è una droga di cui non possiamo fare a meno. Il nostro primo ed ultimo pensiero è quello di trasmettere qualcosa a chi ci ascolta, perciò se riusciremo a farlo sia con un pezzo online che raccontandone la storia di persona avremo centrato in pieno il nostro obbiettivo”.
Quali sono i vostri prossimi passi?
“Il nostro prossimo passo sarà quello di iniziare gli imponenti lavori che abbiamo programmato per la realizzazione del primo album, e sarà un lavoro che ci porterà via tantissimo tempo. Abbiamo grosse novità che bollono in pentola, e le annunceremo nei prossimi mesi sulla nostra pagina Facebook.
Nel frattempo vorremmo continuare ad organizzare live con la band torinesi con cui spesso suoniamo, tra le quali citiamo i Dead White Rose ed i kNowhere, ed espandere le nostre amicizie con altre band Folk del territorio per organizzare live all’insegna del paganesimo!
Presto suoneremo con i Calico Jack di Milano e con i Blodiga Skald di Roma, band semplicemente fantastiche che ci teniamo a salutare!”
Per concludere?
“Per concludere vorremmo ricordare a tutti di seguirci sulla nostra pagina Facebook e Instagram e di ascoltare i nostri pezzi su youtube. Vogiamo inoltre Ringraziare tutti coloro che ci hanno sempre sostenuti, amici, maestri, gli organizzatori dell’Entropy fest, le band con cui abbiamo condiviso il palco, i giornali e le radio che hanno parlato di noi dandoci spazio e visibilità.
Una persona in particolare è stata fondamentale per il percorso della band, sarebbe troppo lungo elencare tutto ciò che ha fatto per noi finora, lo ringraziamo semplicemente chiamandolo Maestro, perchè è quel che è stato per tutti noi”.

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