Entropy IV – La parola a Douglas R. Docker

Il 04/02/2020, di .

Entropy IV – La parola a Douglas R. Docker

Ha preso ufficialmente il via con la prima eliminatoria la quarta edizione dell’Entropy Festival, il contest musicale dedicato a gruppi originali e tributi, riuscito a diventare nel giro di quattro anni da evento di dimensione locale a concorso di caratura nazionale, con band provenienti da tutta Italia. La prima serata ha visto imporsi i modenesi Vertical Lines, mandati in finale sia dalla giuria tecnica che da quella popolare. Passano anche i Fede Jon Laba & The Electric Co. e gli I-Dea mentre salutano il contest gli Hands Off Cain da La Spezia.
A presentare la quarta edizione dell’Entropy è il vulcanico Douglas R. Docker, patron della Black Swan, ideatore del festival, nonchè musicista attivissimo su più fronti, primo fra tutti i suoi Docker’s Guild, band che quest’anno ha tenuto a battesimo il contest.

Quarta edizione dell’Entropy, una realtà ormai consolidata nel panorama musicale piemontese e non solo. Con che spirito ti sei approcciato a questa nuova sfida?
Intanto un forte saluto a Metal Hammer e a tutti i lettori! La Black Swan e gli organizzatori del festival sono contentissimi di tornare per la quarta volta e sostenere la scena nazionale emergente, mai ci saremmo aspettati che il festival arrivasse a questo traguardo, soprattutto alla luce della grave crisi del live che sta imperversando un po’ dappertutto. Siamo partiti con piccolo festival/concorso per le band della nostra zona per arrivare a gruppi partecipanti da tutta Italia e non possiamo che esserne contenti. Dopo 4 anni, l’organizzazione è ormai molto affiatata e a fuoco, abbiamo trovato una formula lavorativa molto efficiente, ma continuiamo a lavorare su ogni dettaglio migliorabile per rendere l’Entropy Fest sempre più divertente e utile per il pubblico e per i gruppi partecipanti.

Come riesci a far progredire una simile manifestazione edizione dopo edizione?
A livello di gruppi, il successo è cresciuto pian piano in maniera direi quasi automatica. Le candidature arrivano numerose e spontanee grazie anche alla nostra collaborazione con iLiveMusic che ci aiuta a trovare una buona parte dei gruppi originali. Quest’anno abbiamo avuto 55 gruppi iscritti da selezionare con solo 24 spazi a disposizione. E’ stata dura, soprattutto per la categoria originali dove abbiamo dovuto a malincuore eliminare moltissimi gruppi davvero validi.

Che cosa sta dicendo la quarta edizione dell’Entropy?
Credo che la novità principale di questo nuovo Entropy Fest sia la varietà dei generi tra i vari gruppi. Nelle edizioni passate abbiamo avuto davvero tantissimi gruppi di metal estremo ed alternativo. Quest’anno volevamo ampliare gli orizzonti, e ci siamo quindi aperti ad altre forme di rock. Abbiamo per esempio almeno tre gruppi new wave, dark rock e gothic rock e addirittura un gruppo di soul music. Mille novità quindi per sorprendere ed appassionare sempre di più il pubblico.

Come giudichi la risposta del pubblico sino ad oggi?
Siamo appena partiti, è quindi ancora troppo presto a inizio festival per analizzare la situazione pubblico. Ogni anno si parte piuttosto lenti fino al pienone delle ultime date e delle finali. L’inaugurazione Docker’s Guild ha avuto un buon riscontro per esempio. In generale le eliminatorie categoria originali e con gruppi da lontano hanno meno pubblico, mentre le serate cover con gruppi locali sono molto più gremite. Siamo ben coscienti che stiamo remando contro corrente in un momento storico difficile sia per il rock che per il live in generale, ma finora in questi quattro anni i risultati hanno ampiamente premiato i nostri sforzi.

E soprattutto come giudichi il livello delle band coinvolte? Stanno rispettando le aspettative?
Da questo punto di vista il festival è cresciuto di anno in anno in maniera costante. Ci sono tantissimi gruppi di livello già professionale e aumentando le adesioni, il livello generale sul palco non poteva che salire. Il che è un grande problema per la giuria, visto che è sempre più difficile ogni volta scegliere un vincitore che passi in finale mentre dobbiamo mandare a casa altri gruppi altrettanto validi. Il regolamento purtroppo è chiaro al riguardo e ci tocca fare scelte difficili.

C’è qualcosa che ti sta sorprendendo di questa edizione dell’Entropy?
Anche qui per adesso direi che è ancora presto, abbiamo fatto una sola eliminatoria. Se devo essere brutalmente sincero, la sorpresa maggiore è l’assenza pressoché totale della scena pinerolese a livello di gruppi e pubblico. Preferisco non infierire per non fomentare inutili polemiche, ma non bisogna poi lamentarsi che nessuno va ai loro concerti o che in città non succede mai nulla. Per fortuna, in un modo o nell’altro, esiste un altro pubblico che si presenta fedele di volta in volta.

In un modo o nell’altro l’Entropy è sempre più legato al tuo progetto Docker’s Guild. Cosa bolle in pentola in questo senso?
In realtà l’unico legame diretto è il nome, visto che il prossimo album Docker’s Guild si chiamerà ‘The Age of Entropy’. Tutte le cose che faccio in musica (album, sessions per altri, eventi, ecc.) è collegato da un sottile tema che non è mai esplicitato, ma che esiste. Questo detto, quest’anno sono stati proprio i Docker’s Guild ad aprire il festival per l’inaugurazione, con un scaletta tutta rinnovata rispetto all’ultima esibizione di settembre al Tony Mills Festival e una formazione tutta italiana di alto livello. In studio invece, sono finalmente ripartito con la produzione del nuovo album, rimasto fermo per anni a causa dei decessi di mio papà e in seguito di Tony Mills, che hanno paralizzato per lungo tempo un po’ tutto. E’ stata soprattutto dura lavorare sui brani che Tony avrebbe dovuto cantare sull’album.

Tu sei sempre attivissimo a livello musicale su più fronti. Cosa ha in serbo per te il futuro?
Per me, questo sarà “l’anno del monaco”, priorità assoluta è infatti chiudersi in studio e finire l’album Docker’s Guild. Tutto il resto passa in secondo piano, e mi sono già tolto, da un anno a questa parte, da molte collaborazioni esterne che mi prendevano troppo tempo, una su tutte il Vivaldi Metal Project. Saremo invece più attivi sul fronte live con i Docker’s Guild, quindi rimanete sintonizzati. Sono anche attivo come lyricist per una space metal opera italiana di cui non posso ancora fare il nome, ma di cui sentirete parlare a breve, e che comprende musicisti italiani di livello nazionale. Inoltre, incredibile ma vero, sembra che sia in programma una ristampa dell’ormai storico album ‘Let the Games Begin’ dei Biloxi, il gruppo di Los Angeles nel quale ho militato nei primi anni ’90. Sul fronte tributi invece, conto di rimettere in piedi i Cheap Prick, unico tributo europeo ai Cheap Trick, maestri indiscussi del power pop made in USA. Insomma, come al solito sono sopraffatto dagli eventi e dalle note. Un grande grazie a Metal Hammer per il supporto all’Entropy Fest e a tutte le attività della Black Swan!

Prossimo appuntamento al Al Luppolo Saloon di Roletto (TO) per il 6 febbraio per la prima eliminatoria categoria covers/tributi.