Kat Von D – All In The Name Of Rock

Il 27/08/2021, di .

Kat Von D – All In The Name Of Rock

Non è stato semplice. Intervistare qualcuno che apprezzi molto e scrivere un’introduzione senza cedere alle solite lusinghe ha richiesto del tempo. Ho passato in rassegna nella mia mente tutto ciò che Kat Von D ha realizzato in questi anni, sempre al top. È stata una delle prime tatuatrici donne con un vero talento, probabilmente anche una grande ispirazione per le giovani donne. È stata un’imprenditrice, creando da zero una linea di make-up perfettamente allineata con il suo modo di essere. Oggi realizza un
sogno che teneva nel cassetto da troppo tempo, il suo primo album, che è esattamente il contrario di ciò
che tutti si aspettavano da lei.
La franchezza, i modi gentili e affabili, il suo essere so kind, sono le prime cose che ti colpiscono quando le parli e così anche l’intervista che temevo tanto, si trasforma nel racconto, onesto, del passato e del presente. È una donna forte ma anche fragile e non si vergogna mai di mostrare il suo lato
vulnerabile. Emerge e riesce in quello che fa perché la sua unicità è qualcosa di reale.
Amori passati, ex boyfriend famosi non hanno nulla a che vedere con i suoi successi, piuttosto è la tenacia e la dimostrazione che si può fare, si può cadere e rialzarsi, si può cambiare percorso per poi tornare indietro.
Dedicato a tutte le donne lì fuori che hanno sogni nel cassetto.

Cosa ti ha portato a scrivere un album per certi versi così maturo per essere un debut?
Quando ho annunciato l’uscita del disco tutti si aspettavano qualcosa di completamente diverso. Non ho mai nascosto la mia passione per il rock, il metal e dunque sembrava chiaro che se mai avessi fatto musica sarebbero state sonorità del genere. Allo stesso tempo ho sempre avuto una passione per i suoni analogici, il sound degli anni Ottanta, i sinth e in tanti sono rimasti sorpresi dal mio disco.

Infatti ci hai spiazzato completamente, è così ricco di elementi Dark Wave, Goth, a tratti Post-Punk, riferimenti culturali ben precisi. Cosa ti ha ispirato maggiormente?
Ho dei riferimenti musicali che derivano dai miei ascolti ma non proverei mai a replicare il sound di altri. I sentimenti, il romanticismo e soprattutto la componente malinconica sono stati i pilastri sui quali ho lavorato per comporre il materiale, sia musicale che in termini di lyrics.
Pensa che ho iniziato a scriverlo già dieci anni fa, in quegli anni stavo vivendo una relazione disfunzionale e molto complicata con un musicista. Lui scrisse un meraviglioso album per me e la cosa mi emozionò e commosse a tal punto da voler ricambiare con della musica scritta da me, qualcosa di profondo e intenso attraverso cui esprimere tutto quel sentimento che sentivo.
Inizia a prendere lezioni di canto regolarmente e buttare giù del materiale, poi sai all’improvviso la vita cambia, e la trasmissione televisiva ch stavo registrando all’epoca divenne talmente popolare che ero sempre piena di impegni. Ho dovuto mettere in stand-by questo progetto musicale per tanti anni ma era sempre lì, sempre il sogno da realizzare prima o poi. In seguito ho venduto la mia linea di make-up e da lì ho avuto più tempo per me. Era arrivato il momento di dedicarmi completamente a ciò che volevo fare da sempre! L’avevo atteso per cosi tanto tempo!
Finalmente oggi mi trovo a condividere questo album e rendere la musica il focus del mio mondo.

Ti capita di sentirti d’ispirazione per le donne? Hai realizzato tanto, hai fatto tantissima strada e sei stata eccellente in qualsiasi campo, un modello di tenacia da prendere come esempio…
Ho sentito di avere una responsabilità, subito dopo un periodo in cui mi stavo auto distruggendo. In quel momento non potevo e non volevo essere un esempio. Mi piace pensare che se qualcuno lì fuori si sente solo o sbagliato per il modo in cui si veste o si esprime, io posso essere in qualche modo di aiuto. Ho provato sulla mia pelle cosa significasse essere fuori dagli schemi in passato, scegliere di essere diversi, di non omologarsi. Questo comporta essere sempre una sorta di outsider.

Pensi che anche la tua musica possa in qualche modo aiutare a sdoganare un modo di essere anche in quei paesi dove esprimersi a pieno risulta più difficile?
Sicuramente non è facile, ma probabilmente la musica è in grado di arrivare lì dove altro fallisce.
Anche i tatuaggi hanno contribuito, voglio dire, portare questo lavoro in uno show televisivo ha mostrato il lato artistico del mondo dei tattoo. Pensa che i miei genitori erano assolutamente contrari ai tatuaggi. C’è voluto del tempo ma alla fine hanno capito, hanno capito meglio anche me.

E li hai tatuati alla fine?
Mia mamma sì! Ha ceduto! (ride, ndr.) Ma ci saranno sempre persone che non capiranno ciò che fai e va bene, voglio dire a me va bene.

Quindi non temi le critiche?
Onestamente ero preparata a ricevere tantissime critiche riguardo al nuovo disco e sono rimasta piuttosto sorpresa del contrario. In tanti mi stanno supportando e una delle cose che più mi rende entusiasta è sentire l’apprezzamento per i testi, li reputo importanti, specialmente quando ti capita di sentire testi senza senso. Volevo semplicemente riportare quel tocco di poesia.

Com’è stato registrare il disco con la tua band?
I ragazzi sono fantastici. Durante il lockdown ci siamo messi al lavoro ed è stato intenso. L’ultimo anno è stato duro dal punto di vista emotivo, abbiamo deciso di restare produttivi e mantenere alta la creatività per non cadere in depressione. Un anno è volato e siamo molto coesi adesso.
Attualmente ci stiamo preparando per un mini tour qui in California, a febbraio dovremmo iniziare il tour negli States e sperando che tutto vada per il verso giusto a maggio saremo in Europa.

Hai un pezzo in particolare che non vedi l’ora di suonare live?
Li amo tutti per ragioni diverse ma ti direi ‘Fear You’, mi piace cantarla anche perché ha un significato importante per me.

Secondo te questo lungo periodo di pandemia ha cambiato in parte il nostro modo di ascoltare la musica?
Per quanto riguarda me non molto, però ho questa idea che le persone abbiano trascorso più tempo su Netflix che ascoltando dischi.

Quindi pensi che in qualche modo ci sia stata una sorta di regressione
in ambito culturale/musicale?

Non saprei dirti, potrebbe essere solo una sensazione ma spero che con i live si riaccenda l’interesse, che si torni ad apprezzare di più la musica dal vivo e non solo.

Tornando al tuo debut album, trovo che il titolo ‘Love Made Made Me Do It’ sia molto schietto, così come i testi in generale, non hai timore di esporre i tuoi sentimenti al pubblico mi pare di capire…
Sai l’amore può essere una forza motrice che ti spinge a fare cose grandiose tipo scrivere un album, allo stesso può farti fare anche cose molto stupide. Con questo disco volevo esplorare i tanti volti dell’amore senza trasformarlo in qualcosa di “cheesy”. Il titolo è come uno statement, non poteva esserci introduzione migliore, negli anni ho imparato che essere vulnerabili è ok, non ho paura di mostrare i miei sentimenti e condividerli, so di non essere la sola e se c’è anche una sola persona che si riconosce attraverso le mie canzoni ne è valsa davvero la pena.

E cosa viene dopo, Kat?
Ci sono tante cose che vorrei fare ma ora il mio centro è la musica, so che è quella la mia direzione. Con la mia band, stiamo già preparando il materiale per il disco numero due! E poi non vediamo l’ora tornare in studio!

ASCOLTA ‘LOVE MADE ME DO IT’ SU SPOTIFY:

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