Soen – The Imperial March

Il 01/09/2022, di .

Soen – The Imperial March

“In the dark times, will there also be singing? Yes, there will also be singing. About the dark times.”  Bertold Brecht

Durante l’ultima mia intervista con Joel Ekelof ci siamo salutati con una certezza, quella di rivedere i Soen su un palco italico di lì a breve. È trascorso circa un anno e finalmente possiamo salutare il ritorno in Italia della formazione svedese, una delle band più attese di questo 2022. Nel frattempo è iniziata la prima parte del ‘Imperial Tour’ e gli appuntamenti con i festival più importanti della stagione.
Raggiungo Joel all’indomani dell’esibizione a Wacken per fare il punto e ripartire con la seconda parte del tour, quella che ci riguarda più da vicino.

Back on the road finalmente Joel, com’è stato tornare sul palco dopo tanto tempo?
“È stato un battesimo di fuoco direi! Siamo passati dalla Pandemia a suonare in America Latina con un pubblico calorosissimo, è stato pazzesco!”

E siete lanciatissimi adesso, farete una pausa prima della seconda parte dell”Imperial Tour’?
“Guarda veramente poco in realtà, una decina di giorni al massimo a casa e poi via di nuovo.”

Siete una delle pochissime band ad avere ben tre date in Italia, non è poco, sei d’accordo?
“Siamo fortunati perchè in Italia abbiamo un pubblico molto affezionato, non vedo l’ora di tornare”

Noti dei cambiamenti dell’audience durante i concerti post-pandemia?
“Direi di sì, c’è questo senso comune di gratitudine. Prima andare ad un concerto era una cosa che davi per scontata, durante la pandemia ci siamo tutti resi conto di quanto fosse importante questa parte della nostra vita e come mancava qualcosa di veramente essenziale. Le persone hanno veramente voglia di godere di un live e si percepisce.”

Fino ad oggi quali sono stati gli highlights di questi mesi di concerti?
“Ah, quelle tre date in Cile sono state incredibili, c’era un’energia potente nel pubblico e poi sì, in Turchia, mi viene la pelle d’oca se ci ripenso, c’è stato qualcosa di magico quella sera ad Instabul. Adesso davvero non vedo l’ora di vedere come sarà in Italia!”

Beh speriamo di essere altrettanto calorosi! C’è secondo te una cosa che accomuna tutti i fan dei Soen?
“Un tipico Soen fan, vediamo… È devoto e rispettoso, devo dire che siamo proprio fortunati. I nostri fan conoscono tutti i nostri pezzi, hanno una solida base di conoscenza musicale. Abbiamo una connessione durante i live, c’è tanta buona energia nell’aria.”

Esiste una dream venue dove ancora non avete suonato?
“Fammi pensare, ti dico il Cirkus a Stoccolma. Sai quando sei piccolo e vedi tutti gli artisti che ti piacciono suonare lì, sogni e ti auguri di suonarci anche tu un giorno.”

Tornando al tour, ci sono i Lizzard con voi, per la terza volta forse?
“Direi anche quarta forse” Ride “Sì gli vogliamo bene, sono cari amici e bravi musicisti. Quando sei in tour così a lungo penso che sia importante avere intorno persone, amici, con cui sei sempre a tuo agio.”

Nessuno vi impone altre band?
“Imporre direi proprio di no, abbiamo la libertà di scegliere.”

Ti immagini condividere un lungo tour con un gruppo di str**i?
Ride…”Un incubo praticamente…”

Ma dimmi la verità, è successo?
“Beh non proprio str**i str**i… I conflitti ci possono essere quando passi tanto tempo in giro. Ci sarebbero storielle divertenti da raccontare…” Ride

Adesso sto morendo di curiosità ma facciamo quelli politically correct.
“Magari un giorno scriverò un libro di memorie svelando tutti i retroscena!”

Invece parlando di gente che ci piace, il nuovo bassista, Oleksii “Zlatoyar” Kobel, vedo che si è integrato subito, sembra essere con voi da sempre.
“Sì davvero! È una grande persona al livello umano ed è stato un match perfetto!”

Zlatoyar è ucraino, immagino quando avete appreso dell’inizio della guerra…
“Tremendo, la guerra è una cosa orribile. Stiamo vivendo dei tempi davvero bui. Sai, sono grato di avere questa sorta di bolla che è la musica dove è ancora possibile trovare un po’ di conforto.”

Mi viene in mente quella frase di Bertold Brecht che recita più o meno così: “Nei tempi bui, canteremo ancora? Si, canteremo. Dei tempi bui.” Pensi che possa adattarsi bene a quello che stiamo vivendo?
“È bella si, e in qualche modo è anche un po’ la filosofia dei Soen, quello che scriviamo nei testi. Parliamo di tematiche anche molto dure e oscure ma cerchiamo sempre di aggiungere un input di speranza, di luce.”

Non vedo l’ora di vedere quella luce riflessa anche sul palco, a prestissimo allora!
“Faremo del nostro meglio, ci vediamo presto in Italia!”

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