Def Leppard – Symphony Of Rock

Il 01/06/2023, di .

Def Leppard – Symphony Of Rock

Partecipare a una conferenza stampa con il frontman di una band famosa come i Def Leppard è sempre un esperienza arricchente. In compagnia di testate come ‘Quotidiano Nazionale’, ‘Repubblica’ e ‘Rock Nation’, Metal Hammer era presente con l’inviato Dario Cattaneo. Prendendo come spunto il nuovo lavoro sinfonico, la collection ‘Drastic Symphonies’, e l’imminente calata italica con i compagni Motley Crue, ecoc il resoconto delle domande dei sei giornalisti coinvolti.
Quindi, quali sono state le tue emozioni quando finalmente hai sentito l’orchestra suonare la tua musica, lì nella prestigiosa cornice di Abbey Road?
“Beh, piuttosto intense devo dire! Tutto ciò era qualcosa che non mi sarei sinceramente aspettato quando avemmo l’idea di fare questo album. Fu due anni fa, durante la pandemia, che la storia di ‘Drastic Symphonies’ inizia. Avevamo finito di registrare ‘Diamond Star Halos’, ma non volevamo rilasciarlo durante la pandemia, quindi dal management ci hanno consigliato di preparare qualcosa per l’anno successivo, anche perché senza tour e altri obbiettivi, eravamo annoiati. Quindi ci dissero che potevamo contattare la Royal Philarmonic Orchestra, che aveva lavorato già con grandissimi artisti come Queen, Elvis e Beach Boys, e fare qualcosa con loro. L’idea ci piacque, fintanto che però avessimo avuto il pieno controllo dell’album. Sicuramente non volevamo che l’idea si trasformasse in qualcun altro che prendesse le nostre canzoni ci mettesse sopra qualche arco, e lo spacciasse per un nuovo lavoro. No, non era quello che volevamo. Quindi quello che è stato fatto è stato prendere queste nuove tecnologie, il Pro Tools, e spogliare ogni canzone di tutte le varie parti, separandole. A questo punto Eric Gorfain, grandissimo arrangiatore e compositore, ha inserito con la sua tastiera le orchestrazioni dove dovevano stare, facendoci sentire come sarebbe venuto ogni brano. Li abbiamo potuto lavorare su ogni traccia… togliere le chitarre, riregistrare la voce, cambiare qualcosa o addirittura lasciare perdere l’intero brano. E’ successo! C’erano dei brani che suonavano malissimo. Una volta comunque sistemate e scelte le sedici tracce, abbiamo avuto questa possibilità di recarci a Londra e sentire l’orchestra suonare i vari brani riarrangiati da noi e da Eric nella splendida cornice dei famosi Studios. E’ stata un’esperienza da brividi, sia per il posto che per i musicisti! Eravamo sulla balconata, proprio sopra il palco, e sentivamo il tutto prendere vita. Penso sia stata un’esperienza diversa anche per i musicisti dell’orchestra, voglio dire, loro sono abituati a leggere gli spartiti come un giornale, musica di gente morta da duecento anni… noi invece eravamo li sopra, intenti a guardarli, annuire e filmare. Il tutto è stato davvero molto intenso e interessante.”

Grazie a questa esperienza avete scoperto una sorta di contatto tra la musica classica e il mondo del rock che non vi aspettavate?
“In termini generali non è niente di nuovo. Siamo consci di non avere inventato nulla, sono cose già sentite e fatte. In tempi recenti i Metallica hanno inciso un album con l’orchestra. Ma i Kiss fecero prima ancora un live con l’orchestra in Australia, e i Deep Purple prima ancora. Nel 1969! Però, ecco, per noi era una novità, quello sì. E ci ha riservato delle sorprese. Il rock e la musica classica lavorano bene assieme, ma dipende dalla singola canzone, non è una verità assoluta. Certe canzoni sono più belle con l’orchestra, altre sembrano essere state composte quasi con lo scopo di avere degli archi al loro interno, ma altre suonano veramente stupide una volta riarrangiate. Abbiamo provato davvero tanti brani prima dei sedici che abbiamo scelto, e abbiamo scoperto in fretta che non tutto quello che avevamo pensato si adattava a questo tipo di lavoro. Voglio dire, ‘Gods of War’, ‘Kings of the World’ erano brani che quasi chiedevano di essere scelti, ma su alcuni abbiamo dovuto lavorare. ‘Swith 625’ non suonava così bene senza un grosso lavoro dietro. Il merito della buona riuscita come ho detto prima è stato di Eric, che ha smontato e rimontato con la sua tastiera tutti i brani che gli abbiamo proposto, facendoci già sapere come sarebbero stati una volta mandati gli spartiti all’orchestra. Quell’uomo è incredibile, di un altro pianeta. Viene dal rock, tra l’altro, sai? Ascoltava Def Leppard da piccolo, e poi è entrato nella musica classica. Ma capisce entrambe le lingue! Comunque per noi è stata un’esperienza grandiosa e piena di soprese.”
In effetti guardando la tracklist del lavoro si vede che non è un semplice greatest hits di canzoni rivisitate. Ci sono ovviamente brani che tutti conoscono ma anche gemme nascoste che meritavano uno spazio. Come vi siete mossi per scegliere questi sedici vincitori?
“Ci piace complicarci le cose! In effetti avremmo potuto terminare ‘Drastic Symphonies’ in maniera più semplice, abbiamo tante canzoni che già si prestavano a un lavoro del genere. Prendi ‘Two Steps Behind’, ha già orchestrazioni e arrangiamenti nella versione originale, se ci pensi. Ma non l’abbiamo messa, c’era già ‘When Love And Hate Collide’, e volevamo solamente un certo numero di canzoni che fossero nostre vecchie hit. E nemmeno volevamo troppe canzoni con un approccio simile. Potevamo mettere ‘White Lightning’ col suo intro maestoso, ‘Billy’s got a Gun’, ‘Die Hard The Hunter’ si prestavano, ma nella tracklist sono finite ‘Switch 625’, uno strumentale, e ‘Gods of War’. Insomma, avevamo molto materiale su cui scegliere! Diverso il discorso per altri brani esclusi: alcuni non si potevano proprio riadattare. Abbiamo provato con ‘Photograph’, ‘Rock of Ages’ ma non si poteva proprio fare. Con ‘Let’s Get Rocked’ non ci abbiamo nemmeno provato, è il tipo sbagliato di canzone per un’operazione come questa.”
Alcuni brani però sono cambiati molto… ‘Pour Some Sugar On Me’ è stata del tutto rivista, più simile a una versione pianistica che uscì da un’altra artista anni fa…
“Nel caso di ‘Pour Some Sugar on Me’, la versione sinfonica iniziale che sentimmo con Eric sembrava una marcetta militare. Era ridicola, noi volevamo fare un album glorioso e drammatico, come nel concetto di musica classica. Così abbiamo cambiato totalmente arrangiamento, e ci siamo ispirati proprio a quella versione fatta al piano di Emm Gryner, che l’aveva trasformata in una ballata alla Nina Simone, diciamo. Quando l’avevamo sentita ce ne eravamo tutti innamorati, e abbiamo dirottato quell’idea, riarrangiando quella. E’ stato molto meglio.”
Pensate di dare un seguito a un’operazione come questa? Fare altri dischi con questo approccio?
“Potremmo fare un ‘Drastic Symphony II’ certamente, se ci venisse richiesto. I brani adatti, come vi dicevo ci sono. I responsi per ora sono stati molto buoni, ma tendiamo a considerarlo per adesso un lavoro isolato. Un ‘passo laterale’ se vogliamo, che arricchisce la discografia, ma non la manda avanti. Ma il materiale e l’idea sono buoni e ci sono diversi modi per valorizzarla. Un’idea tangibile è quella di fare un DVD, magari di un concerto se ne faremo uno per questi pezzi.”

Ecco, spostandoci appunto verso un tema più live… suonerete a Milano, città del famosissimo Teatro La Scala. Questo non vi fa pensare alla possibilità di un intero tour con l’orchestra?
“No, no. Non per questo particolare tour con i Motley Crue almeno. Come ho detto prima, questo lavoro è un po’ un episodio discografico a sè stante; l’album a cui stiamo facendo promozione è ‘Diamond Star Halos’, ed è un album rock. Può esserci un’idea di suonare dal vivo queste canzoni con l’orchestra, ma non c’è finora niente di scritto, nemmeno con la matita, figuriamoci con l’inchiostro. Ti ripeto, l’idea c’è, ma non sarà un tour, al massimo qualche serata in location specifiche, cornici adatte alla proposta. L’Albert Hall a Londra, l’Hollywood Bowl… forse anche Milano o Vienna, comunque posti con una tradizione di musica classica che possano ospitare uno show particolare dei Leppard per un paio di notti… ma chi può dirlo ora? Non abbiamo niente di pianificato veramente.”
Quindi suonerete pezzi dall’ultimo album possiamo dedurre…
“Si, certo. L’album in promozione alla fine è quello, ed era in promozione già quando decidemmo di lavorare e rilasciare ‘Drastic Symphonies’. Però l’idea del tour degli stadi con i Motley era precedente: se questo tour si fosse svolto nel 2020 come pianificato prima della pandemia, non ci sarebbero stati brani nuovi. C’era già qualcosa di composto, ma non c’era l’album! Quello che abbiamo fatto è stato girare una situazione negativa in una positiva, e ora con il tour che già era in programma possiamo anche promuovere il nuovo album, mostrando un repertorio ulteriormente rinnovato. Non è più un legacy tour quindi, anzi, è di fatto il tour del nuovo lavoro. Non potranno certo mancare i brani che tutti i fan si aspettano, perché siamo consci che un concerto è intrattenimento per i fans anche vecchi, e non vogliamo annoiare suonando per intero “Diamond”, altrimenti la gente andrebbe al bar o a comprarsi una maglietta, eh eh (ridacchia, ndR).”
Visto che stiamo andando a parlare di rock, show e concerti, mi attacco a questo tema che hai peraltro introdotto parlando di ‘vecchi fans’. Negli Anni ’80, e nella decade successiva, immagino che ai vostri concerti ci sia stata parecchia gente giovane, piena di energia. Adesso, vedendo alcuni show recenti, non si può non notare come il pubblico si sia differenziato: a vedervi ora ci sono dai bambini di 10 anni fino a persone con cinquanta e più anni… dal vostro punto di vista dal palco, come vivete questa differenza? Ricevete la stessa energia dal pubblico dei vostri concerti?
“E’ vero il pubblico è cambiato, assolutamente. Ma non è cambiato in peggio anzi, direi in meglio. E non c’è gente di cinquant’anni come hai detto, ma anche sessanta o settanta… abbiamo iniziato a suonare che eravamo nemmeno ventenni, e il grosso dell’audience di allora erano coetanei, quindi sono cresciuti con noi. E questo è bellissimo. Vedi… sono diventati genitori, hanno portato i loro bambini ai nostri concerti, e a loro volta quei bambini hanno portato i loro, anni dopo. Mi hai fatto ricordare di un concerto degli Stones al quale assistetti dalla zona del banco mixer… e vicino a me c’erano un nonno, forse di cinquantacinque anni, suo figlio di trenta e il nipote, un bambino. E cantavano tutti e tre ‘Jumpin Jack Flash’. E lì ho pensato: ‘potrebbe capitare anche a noi, in un futuro’.  Beh, a quanto mi dici è così! Comunque questo discorso è fisiologico… negli Anni ’80 cominciavamo ad essere famosi, e il nostro seguito erano principalmente persone giovani… poi è arrivato il successo in America, e magari sono arrivate altre persone… e nel frattempo alcuni dei nostri fan del decennio prima diminuivano. E’ un discorso anche finanziario… non di noia. Cresci, cominci ad avere un mutuo da pagare, le rate di una macchina… poi però magari le cose si sistemano e questi fan sono tornati a vederci, e magari con i propri figli come ti dicevo. E cosi l’audience si incrementa ancora. Il periodo attuale, questo dopo la pandemia, è un altro periodo di espansione. Dopo due anni in cui qualcosa cui tieni, come la musica, ti è stata praticamente portata via, tutti voglio riabbracciarla, rivivere quelle sensazioni che per due anni gli sono state negate. E quindi l’audience di questo particolare tour è enorme, forse la più grande degli ultimi 30 anni per noi. E tutto questo è incredibile, bellissimo.”
Parlando di tempo che scorre, vedete qualcuno che possa portare in avanti la bandiera del rock, tra le nuove leve?
“Si, ce ne sono di sicuro destinati a raccogliere l’eredità delle band degli Anni ’70 e ’80, e credo che i Greta Van Fleet siano al momento quelli più instradati su questo cammino. Riempiono arene in diverse parti del mondo. Sono in giro da una decina di anni ma li ho scoperti abbastanza di recente. Non capisco come gli Struts non siano ancora giganteschi dal punto di vista del successo (‘massive’, ndR). Poi anche su queste band si sentono le critiche… Luke è come Freddy Mercury (come atteggiamento immagino, ndR) e i Greta Van Fleet sono troppo simili ai Led Zeppelin… Ma che male c’è? I Queen e gli Zeps non fanno più musica, che male c’è se la fa qualcun altro? Anche gli Airborne sono simili agli AC/DC… ma non vedo il problema. Non mi importa. Come devo ammettere che non cerco molta musica nuova ultimamente, quindi non conosco troppi nomi.”
Un tempo proprio tu, Joe, scrivesti sul muro di una venue della tua città natale ‘I Def Leppard suoneranno qui entro i prossimi due anni’. E poi l’avete fatto. Siete sempre stati convinti di quello che volevate, avete sempre avuto il successo come mira per questa band. Ma ora che il successo mondiale l’avete ottenuto, ripensandoci era qualcosa che davate davvero per assodato o vi stupite ancora di cosa siete riusciti a ottenere in quarant’anni di carriera?
“La nostra carriera musicale dimostra che se hai ambizione puoi davvero raggiungere il successo. Ragionaci: se non compri un biglietto non puoi vincere alla lotteria… ecco, noi abbiamo davvero comprato quel biglietto. Era vincente e siamo stati tra i più grandi di tutti, nel 1988 sicuramente lo eravamo. E’ stata dura, e sicuramente sapevamo che non sarebbe durata per sempre. Abbiamo attraversato momenti difficili, ci siamo separati, ma siamo riusciti a restare insieme nonostante tanti eventi drammatici. Sono cose che fanno parte della nostra storia: Rick ha perso un braccio in un incidente, Steve ha perso la vita, Vivian ha avuto il cancro dal quale per fortuna sta guarendo, io ho perso la voce. Sono cose possono succedere quando passi 46 anni insieme, e devi superarli stando gli uni accanto agli altri. Abbiamo avuto forse più momenti buoni che cattivi, abbiamo passato davvero momenti bellissimi. Però la vita è un continuo viaggio, non trovi sempre il sole, anzi spesso il tempo che ti accompagna freddo, piovoso e ventoso. Posso dire che noi abbiamo una sorta di cameratismo tra di noi, ci vogliamo bene, e ci rispettiamo. Suoniamo, ridiamo, scherziamo, facciamo concerti con le nostre canzoni per condividerle con il nostro pubblico, e spero che tutto ciò continui a lungo. Comunque il successo è quello che abbiamo sempre voluto, e per averlo devi averlo desiderato fortemente.”

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