Never Obey Again – L’inizio di una nuova era

Il 20/10/2023, di .

Never Obey Again – L’inizio di una nuova era

Venerdì 22 settembre il quintetto di Voghera dei Never Obey Again ha debuttato per Scarlet Records con ‘The End Of An Era’, album intrigante che ci ha presentato un gruppo sicuramente da non considerare come una delle solite band con voce femminile fotocopie di altre. Su questo tema, così come sul nuovo disco e tante altre succulenti e future novità, il nostro Gianfranco Monese ha avuto piacere di chiacchierare con la cantante Carolina Bertelegni e il chitarrista Alessandro Tuvo, facendosi addirittura strappare in anteprima un brano per la prossima release! Di cosa si tratta? Leggete e lo scoprirete…
Ciao ragazzi, grazie della vostra disponibilità e benvenuti a Metal Hammer Italia. Come state innanzitutto?
“(Alessandro Tuvo) Da Dio!”
“(Carolina Bertelegni) Molto bene!”
Partiamo subito dal genere musicale dei Never Obey Again: dove vi collocate?
“(AT) Nel “whatever Metal is”. Non lo so, in quanto abbiamo tante diverse influenze e, nonostante questa sia una domanda che è giusto porre, noi siamo sempre in difficoltà nella descrizione del nostro genere. Potremmo parlare di influenze, che vanno dai Pantera alla scena Metal storica, quella più ritmica che solista, assieme a tante contaminazioni di progetti nuovi come ad esempio i Bring Me The Horizon, con tanta leva su Evanescence, Linkin Park… C’è poi una componente elettronica che va a creare un’atmosfera ed uno scenario che dia supporto alla “ciccia” di noi tamarri che vogliamo suonare Metal.” (ride, ndr.)
“(CB) Io lo riassumerei con Metal moderno.”
“(AT) Esatto, lei c’ha messo meno di me!” (ridono, ndr.)
Nonostante il titolo, ‘The End Of An Era’ è il vostro debutto discografico. Partiamo proprio dal titolo, a mio avviso molto potente: come mai avete optato per questa frase?
“(CB) Questa frase è partita proprio da noi due, che abbiamo un passato da musicisti, e come tali con esperienze belle, brutte, ecc… E arrivati alla nostra età sentivamo la necessità di avere finalmente un qualcosa di nostro. Quindi, ‘The End Of An Era’ significa la fine di progetti musicali che non ci hanno riempito cuore e anima come dovevano, o che non ci rappresentavano al 100%, e l’inizio di un nuovo percorso che si chiama, appunto, Never Obey Again.”


Eppure la copertina sembrerebbe lasciare poco spazio all’immaginazione, e molto alla devastazione. Ad esempio, la bambina che osserva tutto questo, cosa o chi rappresenta? Una rinascita? Un nuovo inizio? Un futuro possibilmente migliore?
“(AT) Ciò che più conta è quello che è alle spalle della bambina, e non di fronte. La bambina sta fissando per l’ultima volta tutto ciò che non la rappresenta più, ciò che apparteneva al suo passato, a cui ha dato fuoco, ed ora se ne sta per andare. L’immagine è potente perchè, chiaramente, lei rappresenta la purezza, traducibile con istinto artistico, il cui passato si è deciso di eliminare, voltandosi. Quindi quello che è importante, è ciò che sta dall’altra parte della copertina.”
Quindi non è una sorta di “armageddon”? Perchè, tra titolo e copertina, il messaggio che sembrerebbe passare è quello di un pianeta allo scatafascio…
“(CB) Anche, ma molto più introspettivo: è più un armageddon artistico interiore. La bambina potremmo benissimo essere noi, che diamo fuoco a tutto ciò che non ci rappresentava più, per dare vita a qualcosa di nuovo. Il fuoco è rappresentativo, fa ripartire tutto da zero.”
Personalmente parlando, nella vostra musica vi è una sorta di drammaticità, in linea con titolo e copertina del disco. Vale lo stesso per i testi? Da questo punto di vista, si può definire l’album una sorta di concept?
“(AT) Si, un concept involontario, nel senso che è stato uno dei processi creativi più naturali e sereni del mondo. Io e lei, facendo di mestiere i musicisti, abbiamo putroppo o per fortuna lavorato in alcuni contesti un pò più forzati, discografici, televisivi e non, e vedendoci mettere di fronte tanti paletti, questa volta ci siamo detti: “se dobbiamo fare qualcosa, facciamola di getto, di pancia”. Quindi sia dal punto di vista musicale che dei testi, è stato tutto estremamente semplice, è venuto tutto di getto, e non abbiamo voluto cambiare niente di tutto quello che è stato fatto, e conta che ci abbiamo messo una settimana.”
“(CB) Si, concordo, è nato tutto in maniera naturale, non ci siamo impostati su nulla: abbiamo buttato sul tavolo tutto quello che sentivamo.”
“(AT) Solitamente i brani nascono da delle linee vocali, ed una volta fatte quelle sotto ci si mette la parte strumentale, o un arrangiamento che più ci piace, e da lì in avanti a seconda di quello che evoca l’atmosfera dell’arrangiamento o della linea vocale, si provvede a scrivere i testi e a dare senso e continuità al tutto: ci piace che il testo sposi l’atmosfera del brano.”

C’è un testo il cui messaggio, più di altri, vi piacerebbe passasse?
“(CB) Personalmente, dato che l’ho scritto in parte io, sono legata a ‘Underdog’, che come da titolo parla delle persone che partono sempre da sfavorite, come nella MMA (le arti marziali miste, ndr.), dove appunto c’è questo underdog che parte svantaggiato, ma poi alla fine spacca il culo! (ridono, ndr.) Quindi, nonostante le insicurezze, nonostante le voci che senti attorno che ti aggrediscono, che parlano male di te, trovare la forza di reagire è, secondo me, fondamentale, quindi per me questo brano ha quel messaggio che mi piacerebbe filtrasse.”
“(AT) Devo essere onesto, tolto ‘The Storm’, che parla di attualità, di guerre ecc…, tutti i testi sono più introspettivi, rivolti alla salute mentale, crisi personali e tematiche affini. Quindi temi, diciamo, un pò più pesanti rispetto al Metal normale, che solitamente è un pò più leggero.” (ride, ndr.)
Tornando al vostro sound, a farla da padrone sono le due chitarre, ma fondamentale risulta anche l’elettronica, nonostante abbia un ruolo in apparenza marginale. Cosa potete dirmi a riguardo?
“(AT) Dunque, il progetto iniziale era uno spin-off di una nostra cover band di quattro elementi: io alla chitarra, Carolina alla voce, poi basso e batteria. Dopo un pò di tempo, però, necessitavamo di uno “Shinoda” di turno (Mike Shinoda, fondatore e polistrumentista dei Linkin Park, ndr.), che fortunatamente abbiamo trovato in Alex, un talento pazzesco perchè, nonostante la giovane età, è davvero un ottimo chitarrista ed è anche tosto per quanto concerne la produzione di musica elettronica, tanto che aveva un progetto parallelo di EBM. Lui si è inserito perfettamente nel progetto, e mi fa piacere che tu abbia notato questo, perchè la componente elettronica era quella che ci mancava e che volevamo fosse presente, senza che fosse preponderante sul resto: rock, metal, con un pò di elettronica a creare una sorta di “landscapes” (paesaggi, ndr.), facendo rientrare il tutto in una sorta di metal moderno.”
“(CB) Essendo fan del Metalcore, e dei Bring Me The Horizon, con testi e musiche molto profondi, quella componente elettronica che desse un pò più d’introspezione ai brani che già di per sè sono intimi ci mancava proprio.”
“(AT) Non ti nascondo che questo fattore ci fa un pò paura, perchè essendo sotto Scarlet Records, una casa discografica che ha un imprinting abbastanza power/epic Metal, possiamo immaginare come il fruitore, appunto, dell’epic o dello speed Metal possa storcere il naso, un pò per una concezione generale, da “metallaro medio”, secondo la quale tutto ciò prodotto nel nuovo millennio sia da considerare emo, e quindi da buttare via. (ride, ndr.) Quindi non ti nascondo che, consapevoli di questo e in vista anche di nuove recensioni, abbiamo paura che ci taglino la testa.” (ridono, ndr.)
‘Wake Up’, ad esempio, secondo singolo estratto, mi ricorda molto i Korn, e nello specifico quelli di dieci anni fa di ‘The Paradigm Shift’: c’è quel sound, quell’elettronica minimale ma fondamentale…
“(AT) Infatti è l’unico brano della tracklist ad avere un’accordatura di chitarre così bassa, in sol diesis: volevamo che fosse proprio “deep”. E credo che i sample usati per l’elettronica si rifacciano molto ad un qualcosa in stile Korn, quindi mi piace che il tutto sia arrivato alle tue orecchie.”
“(CB) Se posso essere onesta, mi fa piacere che sia stato menzionato un gruppo come i Korn, perchè data la mia presenza alla voce veniamo spesso paragonati a progetti con voci femminili, ad esempio i Lacuna Coil, per i quali abbiamo una stima ed un rispetto massimi, ma con cui poco c’entriamo stilisticamente parlando. Ma sai, molte volte non si scava in profondità, ci si ferma a dire: “C’è una cantante donna, quindi il genere che suonano è quello, stop.” Ma a me non sembra, è che si tende a fare di tutta l’erba un fascio. Quindi grazie per aver nominato i Korn, mi fa molto piacere.”
“(AT) Dipende anche molto dal look: se io mi facessi la frangia, ecco che verrei etichettato come emo.” (ride, ndr.)

Come sappiamo, ‘The End Of An Era’ termina con una cover, ‘Zombie’ dei The Cranberries, che personalmente ritengo abbiate riadattato in maniera diversa e, per questo, interessante: come vi siete approcciati su di essa?
“(AT) Guarda, ti rispondo onestamente, e sei il primo a cui lo faccio: noi siamo una band nuova, e come tanti esperti di marketing musicale si paragona una band ad una stanza di casa propria. La difficoltà è far entrare le persone in quella stanza, perchè poi di interessante lì dentro, o di caratteristico, può esserci lo stile con cui l’hai arredata, come rappresenta la tua personalità, ecc… Il sound è l’arredamento della nostra stanza, che può essere stata arredata dal personaggio più figo come da te stesso, ma se nessuno ci entra, chi si accorge dell’arredamento? Quindi, ‘Zombie’ è stato il biglietto promozionale per entrare nella nostra stanza, come a dire: “questo è il nostro sound.” Mi fa molto piacere che a te piaccia com’è stata riarrangiata; l’idea è stata quella di prendere un grande classico che tutti sanno, anche la nonna, e di vestirlo con il nostro sound, così io ti do modo di sentire qualcosa che al tuo orecchio è già piacevole perchè già lo conosci, ma lo senti vestito in una maniera diversa, e questo ti fa apprezzare anche me musicista, creando una sorta di passaparola per il quale poi più persone si affezionano al progetto, e magari poi si vanno ad ascoltare anche gli altri brani.”
Dato che di ‘Zombie’ esistono molte cover, quando l’avete scelta non vi siete preoccupati che forse, più di un fruitore avrebbe potuto dire di non essere stati molto originali? Magari, senza pensare a brani di nicchia che non vi darebbero la visibilità di cui necessitate, degli stessi irlandesi avreste potuto coverizzare un altro brano…
“(CB) Non ci sono stati questi ragionamenti. ‘Zombie’ è nata perchè noi, nel suonarla spesso con la nostra cover band, anche nella serata più “povera”, abbiamo constatato che risveglia chiunque. Quindi l’abbiamo preso come un segno, nonostante sapessimo comunque l’importanza che il brano ha nel panorama musicale. Tuttavia, quando prima abbiamo detto che il disco è nato da sé, questa è un’ulteriore conferma: tutte le decisioni prese sono state naturali, e neanche combattute tra l’altro. E pensa che il fratello di Dolores si è persino messo a piangere quando ha visto il video! Bello no?! Cioè ci sono critici che hanno commentato dicendo che non sarò mai Dolores, mentre suo fratello l’ha ricondiviso tra le lacrime! E’ stata una scelta azzardata, ne prendo atto, però è venuta fuori così, in modo naturale.”
“(AT) Sai, tutti criticano tutto e va bene così: non si può piacere a tutti, però se sei sicuro, contento e fiero della tua scelta, di com’è venuto il brano e di come suona, tu sei a posto. D’altronde ci sono persone che criticano gli Iron Maiden, i Pantera, i Måneskin, Taylor Swift, e va bene così: criticate anche noi e a me non può che far piacere, perchè almeno se ne parla. (ride, ndr.) L’alternativa era ‘All The Things She Said’ delle t.A.T.u., però ‘Zombie’ per noi era un segno: bisognava fare quella.”
Allora ci tengo che ‘All The Things She Said’ la mettiate sul secondo disco.
“(CB) Va bene.”
“(AT) Promesso!”

Dato che lo state provando sulla vostra pelle, com’è suonare e investire su un genere musicale che in Italia dovrà sempre sgomitare per ottenere i giusti spazi e meriti?
“(CB) Ti basta un sospiro? (ridono, ndr.) E’ dura.”
“(AT) Guarda, sarò onesto, io vengo da parecchi anni nei quali ho suonato questo genere, avevo un progetto con il quale ci siamo tolti molte soddisfazioni, suonando ad esempio più volte all’estero con Parkway Drive, Suicide Silence ecc… Ma il punto è: non c’è mai una direzione giusta da seguire, come dimostrano quelle che, ad oggi, sono le due realtà italiane più immerse, seppur in due “campionati” diversi, nella scena musicale mondiale, ovvero Lacuna Coil e Måneskin. Sarebbe comunque stupito cercare di seguire le loro orme, perchè se loro ce l’hanno fatta vuol dire che in quel preciso momento, per la loro proposta andava bene. L’unica cosa su cui noi possiamo concentrarci è testa bassa, fare bene, passare le notti su internet a vedere se si riesce a trovare qualche contatto, come girare al meglio i prossimi video, come scrivere meglio i prossimi brani, come organizzare il tutto, e per tutto intendo quello che dipende da noi. Di negativo ce n’è talmente tanto in giro che se lo avessi ascoltato non avrei certo fatto partire il progetto. Quindi, vediamo di accogliere a braccia aperte tutto lo schifo, sapendo che c’è anche del positivo, e ce lo andiamo a cercare.”
“(CB) Dobbiamo essere onesti: si soffre un pò il fatto di essere in Italia, perchè capiamo che non è un terreno fertile, non a caso abbiamo cercato di rendere la proposta il più internazionale possibile, parlando sui social in inglese, con sottotitoli in italiano, perchè capiamo che qui la scena è quello che è. E tuttavia, ad essere onesti, abbiamo dei riscontri anche qui, perchè vedere dei ragazzi appena ventenni che ti comprano il merch a concerto finito vuol comunque dire molto.”
Ed ora, come promuoverete ‘The End Of An Era’? Cosa avete annotato sulla vostra agenda?
“(AT) Abbiamo ottenuto un ottimo riscontro dalle date del 21 settembre all’Headbangers Pub di Milano, una sorta di pre-release party con alcuni brani suonati in acustico, oltre che il disco ascoltato nella sua interezza, e del 30 settembre, quando nell’official release party abbiamo suonato tutto l’album per intero. Chiaramente, speriamo che queste due date siano servite per diffondere un pò il tutto. Ora, il nostro obiettivo è quello di suonare tanto dal vivo, inoltre stiamo già lavorando al secondo disco, in quanto sappiamo che oggigiorno un certo tipo di produttività e continuità sono estremamente importanti per poter essere grossi sui social e su internet, avendo poi un buon riscontro nella realtà. Siamo anche ben disposti a suonare a piccoli venti, certo non più come in passato perchè sappiamo bene che il numero di presenti non sarebbe come quello in discoteca, dove indipendentemente dal dj si presenta comunque un minimo di clientela. Per la musica dal vivo non funziona più così, quindi dovremmo cercare di puntare a date mirate, magari con band più grandi di noi, includendo date all’estero e qualcuna in Italia. Non abbiamo ancora nulla di certo, siamo con Hero Booking, e speriamo che l’unione con Scarlet Records oltre che con il lavoro che faremo noi in autonomia porti a dei buoni risultati. Per ora l’idea è quella di suonare parecchio.”
“(CB) Nonostante questa sia l’era dei social, e si debba martellare in quella direzione, crediamo fortemente nei live e nei “contatti” che si creano quando si è sul palco. Io spero che ritorni la voglia di incontrarsi, di assistere a qualcosa e di godersi le cose, non più dietro uno schermo.”
Bene Carolina e Alessandro, l’intervista è finita. Ringraziandovi ancora per la vostra disponibilità, se c’è qualcosa che volete aggiungere per i lettori di Metal Hammer Italia, questo spazio è tutto vostro!
“(CB) Raga, ascoltate ‘The End Of An Era’: è una bomba! (ride, ndr.) Lascio la parola ad Alessandro: è lui quello dei discorsi importanti.” (ride, ndr.)
“(AT) Dietro ad ogni progetto, come anche quest’intervista, c’è del lavoro pazzesco. E’ molto difficile avere una visione oggettiva e distaccata di ciò. Per quanto possibile, io credo si possa trovare il tempo per ascoltarsi un disco senza pregiudizi, e penso che il nostro possa soddisfare anche un solo aspetto di ciascun ascoltatore, grazie ai testi o alle melodie o alla potenza di alcuni riff. Cercate il bello, perchè noi ci abbiamo messo veramente tutto affinchè ‘The End Of An Era’ possa piacervi.”

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