Folkstone – una ‘Natura Morta’ di vita pulsante!

Il 10/04/2025, di .

Folkstone – una ‘Natura Morta’ di vita pulsante!

Dopo un percorso artistico durato oltre vent’anni, i Folkstone di Lorenzo “Lore” Marchesi tornano a scuotere gli animi con un nuovo album dall’indiscutibile sapore nostrano. ‘Natura Morta’ si delinea come un insieme di pennellate musicali atte a dipingere la contingenza attraverso un impressionismo ed espressionismo artistico che non possono lasciare indifferenti all’ascolto. Nel più autentico stile sonoro del gruppo, che annovera sonorità antiche derivanti da strumenti come cornamuse, arpa, flauti, bouzouki e ghironda, emerge nell’album una ricca venatura aurea insita non solo nella ricercatezza lessicale dei testi e nei temi trattati, ma soprattutto nell’impatto sonoro della sezione ritmica dove si delinea una dominante Metal indiscutibile. Le contaminazioni di sonorità parallele, portate da collaborazioni con noti artisti del panorama musicale italiano, aggiungono armoniche ed interessanti sfumature ad un quadro già ben delineato per impatto sonoro e potenza.
Nei giorni scorsi siamo stati fortunati ospiti dei Folkstone al GERMI di Milano, confrontandoci direttamente con Lorenzo Marchesi (Voce, Cornamuse, Bombarde) e Roberta Rota (Cornamuse, Bombarde, Voce, Arpa); il fascino accogliente e vagamente retrò del locale sui Navigli, arricchito da una forte impronta culturale che ne permeava ogni parete, hanno creato il contesto ideale per spaziare nella creatività del gruppo bergamasco.

Partiamo dal 2023 dal momento in cui tornate sulla scena in grande stile e non vi fermate un attimo: Tour, mini-tour, doppio LP, adesso l’album anticipato da diversi singoli! Cos’è scattato?
“(Lorenzo) [Ridendo] Mah in realtà non doveva essere così! Ci siamo riuniti per fare qualche data… in realtà era UNA data, solo una…poi abbiamo visto un’esplosione di affetto ed una carica nostra quando siamo saliti sul palco…era come se non fossimo mai scesi anche se erano passati 4 anni e non avevamo proprio fatto niente! E quindi abbiamo detto “facciamo un pezzo” e facciamo un tour nei club visto che tanti non avevano potuto essere a Milano e ci chiedevano di poter avere un’opportunità, abbiamo cercato di fare i quattro angoli: Milano, Roma, passando per il Veneto, Piemonte e Lombardia. Da lì poi una risposta che non ci aspettavamo assolutamente in quelle quattro date e da lì poi…”
“(Roberta) …si è proprio liberato qualcosa…”
“(Lorenzo)…e abbiamo cominciato a scrivere e a fare…e così abbiamo costruito ‘Natura Morta’!”

Siete tornati ad un’attività live come se non foste mai scesi, con un apprezzamento immenso da parte del pubblico!”
“(Lorenzo) Si, per noi è stato davvero immenso! Bisogna sempre ricordare che i Folkstone sono una band underground: ci siamo sempre prodotti tutto, appoggiandoci solo a distribuzione, ma anche ‘Natura Morta’ esce sotto Folkstone Records, quindi è stato veramente qualcosa di grande per noi!”
Oserei dire anche qualcosa di “spontaneo” sia da parte vostra che da parte del pubblico! ‘Natura Morta’ è senza dubbio un album molto maturo. Com’è stato il flusso di composizione che parte da un singolo molto importante come ‘Macerie’ e che si è poi sviluppato in un album?
“(Roberta) Mi sento di dire che sia stato un flusso naturale e, soprattutto direi, anche piuttosto rapido! In un anno alla fine…ci sentivamo talmente carichi di idee perché da tante piccole cose nascevano idee e si concatenavano ad altre e nuove idee! Poi eravamo molto in sintonia con Mauri che ha prodotto l’album e quindi c’è stato uno scambio di energie oltre che di idee! Il lavoro è stato molto fluido!”
“(Lorenzo) Erano anche cinque anni che non scrivevamo più niente…abbiamo respirato in maniera diversa: siamo stati lontani dai palchi e dalla routine che ti dava avere un lavoro, avere la musica e noi sempre in una specie di circolo…un po’ ci si rotolava addosso, non so se rendo l’idea. Invece questo spazio ci ha fatto respirare quindi tutto è andato via molto liscio.”
Un po’ come il buon vino: è decantato naturalmente!
“(Lorenzo&Roberta) [ridono] Esatto!”
Quando è uscito ‘Macerie’ c’erano tante idee ma non c’era nulla di definito per l’album, tuttavia, possiamo dire che è stato anticipatorio per tanti versi di alcune tematiche anche importanti che vengono trattate, andando a costituire una sorta di leitmotiv all’interno di ‘Natura Morta’.
“(Roberta)Diciamo che noi abbiamo sempre cercato di descrivere la nostra realtà, il nostro vissuto passando per i temi dell’attualità, senza lo sguardo critico di chi lo valuta…”
“(Lorenzo)…anche con uno sguardo sul mondo, con lo sguardo di chi lo vive…
“(Roberta) …con lo sguardo di chi lo sta vivendo. ‘Macerie’ è arrivato in un momento in cui è scoppiato un altro mondo: da dopo il COVID c’è stata la guerra in Ucraina, tutti eventi che hanno cambiato il mondo e la sua prospettiva e tutto questo ha fatto la base del letto del fiume dei nostri pensieri, da cui è generato l’album…”
“(Lorenzo) …si è costruito poi su quello. Essendo una canzone sulla guerra, un urlo di denuncia, poi lì è cresciuta ‘Natura Morta’ che secondo me è proprio un raccontare in modo romantico e disilluso la nostra società e dove andremo a finire…non lo sappiamo, però il succo di quest’album è proprio l’essere in un mondo che va troppo verso un materialismo e neanche un pragmatismo! Proprio un essere materiali ed un “io faccio questo così tu mi dai quello”, diamine! Ci sono ancora i sentimenti, la passione, il romanticismo, avere delle idee anche irrealizzabili? Le utopie sono tutte crollate ma cos’è rimasto? Il punto di domanda è quello: qual è l’orizzonte che ci possiamo porre anche musicalmente? Noi certamente facciamo musica non per vendere ma perché ci si vuole esprimere!”

Proprio in questa direzione, una tematica ricorrente in molte canzoni  è la “mancanza di autenticità”; nella ‘Fabbrica dei Perdenti’ c’è un contrasto importante fra bugie e sogni infranti…se prendiamo ‘Macerie’, si parla di un sacrificio per una causa autentica. In ‘Alabastro’ si percepisce una sorta di rifiuto della parte poetica del mondo…in particolare, una frase di ‘Vuoto a Perdere’ ci ha toccato particolarmente: si parla di un bambino che “sotto le tante maschere indossate ha conservato un po’ di sé”. I Folkstone sono riusciti a conservare la loro natura in questo senso?
“(Lorenzo) [Ride] Direi di si o almeno ci proviamo!”
“(Roberta) [annuendo a Lorenzo] assolutamente!”
“(Lorenzo) Nelle canzoni non si può mentire! Già ognuno deve indossare la propria maschera ogni giorno, dovendo lavorare per vivere…in una canzone no, almeno lì!”
“(Roberta) …poi siamo sempre stati liberi di scrivere quello che volevamo senza dover seguire regole di alcun genere”
“(Lorenzo) anche stilisticamente!”
“(Roberta)…e quindi c’è un po’ un dualismo nel raccontare questa autenticità che ogni essere umano vorrebbe avere ma poi è costretto da mille costrizioni che obbligano la quotidianità ad indossare maschere…è la vita…ma quindi è bello nelle canzoni raccontare questa cosa con il monito però di puntare a sognare, punta comunque ad esprimerti come senti…”

Soprattutto in alcune canzoni abbiamo percepito un lessico molto ricercato anche più del solito e qualche figura immaginifica che va a ripercorrere solchi un po’ più antichi (ad esempio, in ‘Alabastro’, le due monete poggiate sopra gli occhi).
“(Lorenzo) Si, un suo immaginario che va a creare un solco potente in effetti!”
“(Roberta) Ci piaceva l’idea di lavorare con le figure e con parole per creare questi effetti evocativi non usuali…”
E’ una ricercatezza che permea tutto l’album in effetti. Tornando alle tematiche che avete espresso, mi soffermerei su quella della Natura: cito ‘Appennino’ e ‘Mediterraneo’ ma ci sono vari richiami in diverse canzoni, richiamando una sorta di ritorno alla natura come ritorno ad una spontaneità dell’essere e del vivere che oggi non si sente più. Rispetto quello che è la società moderna, mi sembra che l’album esprima uno “slow down” a livello tematico, e questa tematica sembra essere quasi una proposta: ripartiamo da quello che siamo, dalla natura delle cose. Sarà mai possibile secondo voi, al di là del fatto che possa essere una bella utopia?
“(Roberta) Eeeh…indietro non si tornerà di sicuro, si va sempre avanti come direzione – è normale che sia così-, però, mi auguro che si vada avanti con una consapevolezza sempre maggiore di quello che abbiamo attorno, magari, anche solo una speranza che si possa avere un rispetto più profondo del mondo che ci sta ospitando perché poi torna indietro: la natura ti dà “l’ossigeno” ma non solo quello che respiri ma anche l’ossigeno d’anima.”
“(Lorenzo) E’ una bellezza da cui bisogna lasciarsi stupire e che offre l’opportunità di ritrovarsi! Quando abbiamo scritto ‘Appennino’ Mauri ci aveva mandato il pezzo senza voce dicendoci “io ho questa suggestione!”… noi ci trovavamo per puro caso sull’Appennino Tosco-Romagnolo (avevamo 5 giorni di ferie, per puro caso!). Ci siamo trovati alla sera a fare due passi…ma soprattutto a respirare e ci siamo detti di parlare di quello che vedevamo: quello che stavamo vedendo e vivendo, e così è nata ‘Appennino’, una suggestione che ci fa respirare nel senso proprio di slow down, calma, che riusciamo a portarla fuori anche in un mondo dove c’è tutto un delirio in continuo movimento!”
Parliamo ora della musica: sempre ricercata, sempre con strumenti inusuali che costituiscono un marchio di fabbrica dei Folkstone; mi sento di dire che c’è stato un cambiamento in questo senso: è un album molto ritmato, che -senza mezzi termini-pesta parecchio! Per quanto ci sia oggettivamente un evoluzione anche musicale, a livello stilistico si avvicina ad una prima fase compositiva dei Folkstone, con una potenza ed un impeto che ci si avvicina. Come lo avete percepito intanto che lo componevate?
“(Roberta) E’ stato tutto istinto!”
“(Lorenzo) E’ andata così, non ci abbiamo pensato molto! Abbiamo sicuramente effettuato una produzione che spinge molto su basso, chitarra e batteria e il risultato è che spinge!”
“(Roberta) Probabilmente, a livello inconscio, essendo stati fermi, si è accumulata questa voglia di fare e di comporre e quando è esplosa, è esplosa anche nella ricerca musicale che ha ricalcato quello che dentro avevamo!”
“(Lorenzo) Comunque, risentendo l’album, devo dire che oltre ad un ritorno alle origini c’è anche un approccio ad una certa modernità, con soluzioni che non avevamo mai adottato: la canzone ‘Persian’, ad esempio, è in 7/8, assolutamente inusuale, è quasi prog! O abbiamo inserito degli sporadici pezzi di elettronica in ‘Alabastro’ che non avevamo mai utilizzato oppure dei breakdown in alcuni pezzi. Per cui: si ritorno alle origini, ma con qualcosa di nuovo…”
Come giustamente dicevate prima: non si torna mai indietro ma si va avanti col rispetto di ciò che è stato! Un ultima cosa: collaborazioni importanti con diversi artisti che originano da mondi completamente differenti e disparati! Come sono nate?
“(Roberta) Mah sai, sono artisti che sembrano lontani ma fanno tutti parte delle nostre influenze giovanili! Punkreas, Modena, etc sono tutte band che abbiamo visto quando eravamo fringuellini! Con i Modena ad esempio, ci siamo sentiti sempre vicini, come tematiche, come modo di affrontare la scrittura dei testi, affrontano anche loro tematiche di attualità e di come vivono ed anche come suonano dal vivo con strumenti particolari e disparati!”
“(Lorenzo) Anche Trevor! Noi veniamo comunque da un background noto ma la mia adolescenza è stata intrisa anche da black metal e death metal, negli anni di questa scena. E secondo me questo metal in senso stretto è molto romantico, nel senso che nasce e deriva pienamente da un’urgenza artistica lasciando perdere tutti i ricami e le figure immaginifiche che vi si associano abitualmente…”
I Folkstone che si raccontano quindi anche attraverso le esperienze avute con le altre band?
“(Lorenzo&Roberta): precisamente!”

 

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