Enemy Inside – Veleno da sputare

Il 25/04/2025, di .

Enemy Inside – Veleno da sputare

Gli Enemy Inside tornano il 28 febbraio con Venom, un album che non ha paura di osare. Sonorità graffianti, influenze coraggiose e scelte audaci rendono questo lavoro una vera sfinge. Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Nastassja ed Evan per scoprire cosa si nasconde dietro la loro ultima fatica: dal processo creativo ai retroscena, fino a cosa ci aspetta nei loro prossimi live.
Allora ragazzi, raccontateci qualcosa sulle vostre origini. Come vi siete conosciuti? Come è nato il progetto?
“(Nastassja) Io ed Evan ci siamo incontrati nel 2013, perché studiavamo musica insieme all’università. Il primo giorno ci hanno chiesto di formare delle band, di trovare altri musicisti. Io ho visto Evan e ho pensato: ‘Ecco un altro metalhead!’ e l’ho salutato. Così abbiamo cominciato a fare musica insieme. All’inizio era più un progetto universitario e non avevamo ancora il nome ‘Enemy Inside’, ma avevamo già iniziato a scrivere delle canzoni. Poi, nel 2017, abbiamo deciso di trasformarlo in una band vera e propria, di trovare altri membri. Dominik, il nostro bassista, l’ho conosciuto sempre nel 2013, quando ho preso il posto del suo cantante per un tour con i Beyond the Bridge. David, l’altro chitarrista, è un mio amico di lunga data, ci conosciamo da quando eravamo bambini. Quindi la decisione di formare la band è stata davvero facile.”
Bello! Il vostro primo album, Phoenix, era praticamente un progetto di laurea insomma?
“(Nastassja) Esatto, sì.”
E quando paragonate i vostri album, cosa pensate che differenzi questo nuovo dagli altri?
“(Nastassja) Molte cose! Penso che in questo album siamo stati più liberi nel processo di scrittura. Non ci siamo imposti limiti creativi, come per esempio ‘che genere è questa canzone?’, ‘è troppo hip-hop?’, ‘ha influenze rap?’. Per esempio, quando abbiamo scritto ‘Sayonara’, sapevamo che probabilmente non sarebbe piaciuta a tutti i nostri fan.”
È molto energica! Mi piace!
“(Nastassja) Sì, anche a noi, ma sapevamo che non sarebbe piaciuta a tutti. È una canzone che divide, non è una canzone che tutti ameranno. È un po’ ‘amala o odiala’.”

Ma a noi piacciono le scelte audaci, giusto?
“(Nastassja) Esatto. In questo album abbiamo fatto tante scelte audaci. Abbiamo pensato: ‘Ok, vogliamo scrivere ciò che ci piace prima di tutto’, perché certo, facciamo musica anche per attrarre nuovi fan, ma prima di tutto la facciamo per noi stessi, per quello che vogliamo ascoltare. E questo è il miglior modo per farlo, no?”
È sano non ascoltare sempre le stesse cose…
“(Evan) Sì, è vero! E penso che questo album sia anche più divertente rispetto ai precedenti, perché i nostri primi due album erano più pesanti, tristi, più cupi, mentre in questo ci sono anche canzoni più divertenti, più energiche, che rendono tanto anche nei concerti dal vivo.”
Voglio chiedervi una cosa, perché sono un’ amante dei concerti e adoro i festival, soprattuto in Germania. Penso che abbiate alcuni tra gli eventi migliori al mondo e una community metal molto forte. Perché secondo voi è così?
“(Evan) Non saprei. Non direi che la Germania ha più fan del metal rispetto a, per esempio, la Scandinavia. È solo un paese grande, sai? Il metal, poi, è molto influenzato dalla cultura dell’Europa del nord, quindi magari è per questo. Però è vero che la Germania è molto conosciuta per il rock e il metal. Anche se non so esattamente il perché. Anche in Grecia la scena metal è forte, ma la musica tradizionale è più radicata, quindi non lascia molto spazio agli altri generi.”
È vero! I Rotting Christ sono un esempio fantastico di come si può integrare un’influenza greca nel metal. E voi come vi approcciate al songwriting? Lavorate tutti insieme o ognuno porta qualcosa?
“(Evan) Non abbiamo una ricetta fissa. A volte Nastassja porta una nuova idea, altre volte parte tutto da un riff che mi ispira. La cosa certa è che cominciamo sempre dalla musica e dalle melodie, e solo dopo arrivano i testi.”
Quando sarete in tour il prossimo anno, cosa possono aspettarsi i fan dai vostri concerti?
“(Evan) Musica come l’album, con pochi cambiamenti. Non improvvisiamo troppo sul palco, vogliamo che i fan ascoltino quello che hanno già sentito. Ma vogliamo portare lo show al massimo livello, con luci nuove e altri elementi scenici. Non vogliamo comportarci come una band alle prime armi.”
Descrivetemi questo album in tre parole?
“(Nastassja) Audace, potente, provocatorio.”
E c’è qualche aneddoto divertente legato alla produzione di Venom che volete raccontarci?
“(Nastassja) Ah, sì! Per esempio, ‘Fuck That Party’ è stata scritta in un songwriting camp con i membri dei Lord of the Lost. E poi abbiamo anche un ospite speciale, Zak Tell dei Clawfinger. Lo abbiamo incontrato nel 2022 quando li abbiamo supportati e abbiamo continuato a restare in contatto.”
Ultima domanda: qual è la vostra canzone preferita dell’album?
“(Evan) È difficile! È come scegliere tra i propri figli… Ma direi ‘Should Have Known Better’ e ‘Fuck That Party’.”
E per te, Nastassja?
“(Nastassja) Non dico le stesse di Evan…’Venom’ e ‘Don’t Call Me An Angel’.”
Grazie ragazzi, è stato un piacere parlare con voi. A presto.
“(Enemy Inside) Grazie! Speriamo di vederci presto in Italia!”
Vi aspettiamo!

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