Marillion @ Teatro Romano – Verona, 10 settembre 2016

Il 11/09/2016, di .

Marillion @ Teatro Romano – Verona, 10 settembre 2016

Il Teatro Romano di Verona è sold out, gremito di appassionati più di un’ora prima dall’inizio del concerto per l’unica data italiana dei Marillion. Nell’aria si respira impazienza, mentre scorrono in sottofondo le note dei Tears for Fears. Chi ha già assistito a un concerto in questa location è consapevole della qualità dell’acustica che si sprigiona da queste pietre antiche. Gli inglesi Marillion quasi non hanno bisogno di presentazioni. Fondati nel 1978, hanno sfornato dei veri capolavori, sia nella prima parte della loro carriera, quando il loro stile si poteva accostare a quello di Genesis e Pink Floyd, sia nel passato più recente, quando hanno assunto toni più vicini all’indie-alternative rock.
Il brano scelto per l’intro è ‘The Invisible man’ tratto da “Marbles” del 2004. Le luci sono basse, il palcoscenico quasi totalmente buio. Sul maxi schermo appare il volto di Steve Hogarth, che accompagna il canto con le sue espressioni teatrali. Il risultato, coadiuvato da straordinari effetti di luci, è visionario e lascia il pubblico ammutolito. Esplodono applausi alle primissime note di ‘The great escape’ tratta da “Brave” del 1994, che introduce il lato più struggente e dark dei Marillion. Subito dopo il frontman si siede al pianoforte e interpreta ‘Fantastic Place’ in maniera così profonda da essere commuovente.
Accompagnata da un video di grande impatto scenico, viene presentata la title track del diciottesimo album in studio,“F.e.a.r”, acronimo di “Fuck everyone and run”. Il concept attorno al quale si sviluppa il brano e l’album è attuale e affascinante. Per ‘The new Kings’ è stato creato un video dedicato agli artisti scomparsi, e così sullo schermo scorrono immagini di uomini e donne che sono entrati nella storia come Elvis, Marylin Monroe, ma anche Darrell Dimebag dei Pantera, Kurt Cobain, gli indimenticabili attori Peter Sellers e Robin William. Il più grande applauso lo riceve la foto di Lemmy Kilmister dei Motorhead. Una curiosità: in quel video, assieme a tutti quei personaggi illustri purtroppo deceduti sono apparsi anche i volti di Mike Tyson e Britney Spears. Un messaggio velato o pura ironia? I bis sono come la finale degli spettacoli pirotecnici, i Marillion sparano tre pezzi di “Misplaced Childhood” del lontano 1985 uno dietro l’altro, tra i quali risplendono ‘Kayleight’ e ‘Lavender’.
L’intera performance è intensa e impeccabile. La band sembra rispondere all’assunto che ha dato anche titolo a un loro album: “Less is more”. La chitarra di Steve Rothery in alcuni punti raggiunge quasi il calore del tocco di David Gilmour. I suoi assoli si fondono nelle composizioni, non eccedono mai in tecnicismi e questo ne determina la finezza; talvolta essi tracciano delle melodie tanto delineate che il pubblico le intona spontaneamente con la voce. Pete Trewavas dosa magistralmente la sua bravura: il basso non è mai invadente, accompagna i brani con un suono armonico ed elegante. La sessione ritmica del batterista Ian Mosley è puramente progressive, con suoni delicati ma decisi; le tastiere di Mark Kelly sono un bel pezzo di anima dei Marillion, creano atmosfere e sfumature che cambiano il mood di ogni brano.
Impossibile non restare totalmente rapiti dalla voce di Hogarth, calda, precisissima e sostenuta da una straordinaria tecnica. A cinquantasette anni non sembra affatto a corto di fiato, è sceso dal palco e si è fatto strada tra il pubblico della platea, salendo e scendendo i gradini del Teatro, per finire sdraiato sul palcoscenico continuando a cantare senza perdere colpi. Solo negli ultimi due brani la voce è si è fatta più roca, ma quel graffiato ha arricchito ulteriormente di personalità ‘Estonia’ e ‘This strange engine’. Insomma, suoni eccellenti, valorizzati dall’acustica avvolgente del Teatro Romano e uno show esplosivo, psicadelico e toccante. E visto che uno dei brani dell’album in uscita si intitola “The new kings”… Lunga vita ai Marillion.

Foto VINCENZO NICOLELLO

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