Killing Joke + Death Valley High @Zona Roveri – Bologna (BO), 16 novembre 2016

Il 21/11/2016, di .

Killing Joke + Death Valley High @Zona Roveri – Bologna (BO),  16  novembre 2016

Pubblico delle grandi occasioni stasera alla Zona Roveri di Bologna, per la terza, conclusiva data italiana dei Killing Joke, una formidabile e duttile band che ha saputo mettere d’accordo sempre tutti, storico anello di congiunzione tra industrial, post punk, new wave e metal e che, a mio avviso, non ha mai sbagliato un colpo in quanto a brillantezza stilistica e febbrile ispirazione. D’altronde, quando in cabina di regia si annovera una personalità irrequieta e geniale che risponde al nome di Jaz Coleman, anche l’impensabile diventa ordinaria amministrazione, il cui estro compositivo pare davvero non conoscere limiti. A maggior ragione lo scrivo e sottoscrivo se penso alle ultime pubblicazioni discografiche del gruppo londinese, tipo ‘MMXII’, ma soprattutto l’ultimo ‘Pylon’, che ce li ha restituiti in forma smagliante, il pathos che sprigiona quell’album è solenne e suggestivo, la pensione per i Killing Joke è ben lontana, fortuna nostra… Chiamati all’arduo compito di gruppo spalla i californiani Death Valley High, quartetto che ricontestualizza a modo suo, e in maniera energica e convincente, schiamazzi punk e venature gothic-wave, per un’oscura miscellanea magari non trascendentale, però piuttosto carica, e mirata a far male. Davvero una sorpresa questa band di San Francisco, autrice del nuovissimo ‘Cvlt (As Fvk)’ e particolarmente attiva sotto il punto di vista concertistico, e si vede, che è abituata a bazzicare il palcoscenico. Non ce ne vogliano però i californiani, ma stasera l’attesa è tutta per gli illustri headliner, i quali non si fan pregar troppo e, saliti sullo stage, scatenano immediatamente gli animi con la marziale ‘The Hum’, cavallo di battaglia estratto dall’umbratile ‘Revelations’, uno dei loro classici assoluti assieme a ‘Night Time’, album che con le successive ‘Love Like Blood’ ed ‘Eighties’ irrompe prepotentemente sulla scena. Sarà dunque questo il leit-motiv della serata, vale a dire un’appassionante carrellata di brani che han fatto storia e fortuna di uno tra quei gruppi che meglio raccolsero il testimone, ricavando nuova, grande linfa vitale nella Londra post-punk di fine anni Settanta. Jaz ha uno charme magnetico che destabilizza, prende in contropiede, spesso è sulle sue, pare volersi confidarsi coi suoi demoni interiori, solo un attimo prima di lanciarsi in litanie laceranti che scuotono l’audience, completamente ipnotizzata dallo sguardo e dalle movenze del frontman inglese. Il quale, assieme all’altro membro originario, il chitarrista Kevin “Geordie” Walker (un altro che non scherza in quanto a carisma storico), a Martin Glover e a Paul Ferguson, suggella una performance strabiliante per intensità emotiva e un fascino retrò che difficilmente può essere replicato, se non si hanno doti innate. Per chi scrive gli highlights totali sono e saranno sempre quei pezzi che rappresentano il loro leggendario, omonimo debut-album del 1980, quindi la magniloquenza di ‘Requiem’, lo strisciare, sinistro, di ‘The Wait’, e l’animosità di ‘War Dance’, basta un trittico di tale caratura a spostare l’ago della bilancia. Non soltanto passato per i Killing Joke, però, se è vero che alcune delle migliori fiondate dello show arrivano dal recente ‘Pylon’, album che come dicevamo l’anno scorso ha riportato in auge la band britannica. Un anthem caliginoso tipo ‘Autonomous Zone’ e lo stentoreo ‘I Am The Virus’ popoleranno ancora parecchio i nostri incubi peggiori… In definitiva, più che un concerto un autentico crescendo rossiniano. Mitologici.

Foto di ROBERTO VILLANI

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