Elvenking + Trewa @Legend Club – Milano, 10 giugno 2018

Il 11/06/2018, di .

Elvenking + Trewa @Legend Club – Milano, 10 giugno 2018

Un cielo cupo e indeciso mantiene ovattata una temperata notte estiva di una Milano all’apparenza disabitata. Diversamente il Legend Club è particolarmente vivo, animato da una festa che si sta consumando negli esterni del locale. Non sono lì per quello, ma bensì per un evento nell’evento. Dal cinque maggio infatti il locale milanese sta onorando il metal/rock con il Rock In Park festival. I concerti si sono susseguiti dal 30 maggio con band storiche e giovani promessi, traslando così dalla dalla figura storica di Pino Scotto, all’hard rock infuocato degli Hell in the Club per uno sterminato numero di gruppi che rappresentano il futuro/presente della scena italiana. Oggi invece è il turno invece di una delle più importanti realtà italiani ed internazionali del metal, gli Elvenking. Il gruppo capitanato dal duo storico, il cantante Damna e il chitarrista Aydan, è ormai al nono album. Malgrado la lunga militanza, ricordo che esordiscono nel 2001 con le note folk di ‘Heathenreel’, riescono a sorprendere di album in album con un power metal folk maledettamente centrato e seducente, persino dopo aver dato vita al loro capolavoro ‘The Pagan Manifesto’ del 2014, si ripetono ai nostri giorni con ‘Secrets Of The Magick Grimoire’ la cui energia si espande lunare e potentissima. Se gli Elvenking si ergono potenti tra gli antichi dei del metal, le band che li supportano per la serata non sono assolutamente da sottovalutare. In tal senso mi scuso con gli Atlas Pain per non essere riuscito a partecipare al loro concerto. Il gruppo suona un epic-folk metal mixato con un death melodico; il tutto ci restituisce una musica di grande energia e pathos. La loro seconda e ultima fatica ‘What The Oak Left’ è stata pubblicata nel marzo 2017 per Scarlet Records e se amate il genere vale davvero la pena di darci un ascolto. A seguire sul palco del Legend saliranno i Trewa. Il gruppo comasco, pur essendo all’esordio discografico (il primo composto solo di inediti), è ben più di una semplice promessa del rock/metal folk progressive. La loro musica, il loro stile sono già ben definiti. In ‘Beware The Selvadic’ potete trovare un mix di stili, tra l’antico (riprendono melodie di brani medievali) e il contemporaneo, tra corse a perdifiato lungo le vie magiche del folk, con lo spirito progressive dei Jethro Tull e l’energia degli Iron Maiden. I Trewa degli ultimi anni avevano in formazione due voci in perenne dialogo, quella di Lucia Amelia Emmanueli e di Claudio Galetti, diversamente da qualche tempo, Claudio ha lasciato il gruppo nello stesso periodo del batterista Mirko Soncini. Se il batterista è stato sostituito da Mirko Fustinoni dei Furor Gallico, la voce maschile al momento non ha trovato un sostituto (e verrà mai sostituito?). Le premesse non fanno altro che aumentare il desiderio di scoprire quali sorprese ci riserverà la serata, pertanto non ci rimane che scoprire come sono andate in definitiva le cose. Let’s Fok’n Roll!

Trewa

Salgono sul palco ed hanno da subito l’attenzione dei presenti, segno che la loro musica ha sedotto già in molti. Eppure il violino non ne vuole sapere. Diabolico e mancino ci lascia con il fiato sospeso, quando Filippo Pedretti, membro storico e fondatore dei Trewa, riesce infine a far brillare note in fuga, restituendo così il sorriso ai presenti. Ed è un nulla che ci troviamo persi in ‘The Woodwose’ nel sali e scendi epico folk di uno dei brani più lunghi di ‘Beware The Selvadic’. Un inizio di grande coraggio ed è eseguito con la consueta perizia. La voce di Lucia riesce a incantare e ad inserirsi con grazia nelle trame tessute dai suoi valorosi compagni, anche quando i Trewa sfrecciano nell’iper spazio folk di ‘Where The Hawks Wait Ready’. Eppure la festa non è finita, ma solo ricominciata nelle note della meravigliosa ‘The Awakening’. Poi un’altra scelta che in fondo sorprende, i Trewa suonano ‘Figlio della Luna’ del gruppo pop spagnolo Mecano (il brano è tratto dalla versione italiana dell’album ‘Descanso Dominical’ da noi tradotto e distribuito come ‘Figlio della Luna’ nel 1989). Dai colori pallidi e delicati della luna, ai fendenti di ‘White Sail’, per poi chiudere nelle danze della sempiterna ‘Clayton’ in grado ancora una volta di dimostrare quanto i Trewa riescano a dare vita ad una musica davvero fine seducendo il pubblico con un spettacolo che comunque è trasversale tra i generi ed in ultimo adatto ad un pubblico eterogeneo. Alla prossima!

Elvenking

Tempo di rivoluzione pagana, accorgete gente! Ne abbiamo davvero bisogno. Ed abbiamo bisogno di più band come gli Elvenking. Per chi non avesse mai preso parte ad un loro concerto provo a spiegarmi…quando le cose vanno male, una serata storta può capitare (no?), ti ritrovi comunque a cantare a tutta brani trascinanti che ormai dal vivo (e non) sono dei classici potentissimi, ma quando le cose funzionano? C’è da rimanere esterrefatti, proprio come stasera, con suoni dal perfetto equilibrio (necessario in composizioni così sature di note) e con un Damna in forma smagliante, a tenere testa ad una band in formissima (da tenere poi presente alla batteria stasera c’è Gabriele Boz, dei Inira e dei Blood On Asphalt, che in poco meno di due settimana ha imparato un’intera set-list!). Così ‘Invoking the Woodland Spirit’ apre le danze, pur essendo parte del nuovo album ‘Secrets of the Magick Grimoire’ uscito quest’anno, pare lì da sempre, uno dei tanti brani nuovi predestinati. Una cavalcata power a rianimare gli antichi spiriti ormai perduti in questi giorni incerti e caotici. ‘Draugen’s Maelstrom’ segue, come nella track-list del nuovo album e lo fa con una forza trascinante, con l’energia del power, del folk e dell’hard rock che si mescolano a descrivere mondi norreni colmi di mistero e poesia. Senza tregua, gli Elvenking, corrono nell’alfabeto arcaico di ‘Runereader’ per poi cedere il passo ai cori manifesto di ‘Pagan Revolution’. Un brano ormai classico in sede live tratto da ‘The Pagan Manifesto’, ma ci saranno sorprese in tal senso. Infatti gli Elvenking recuperano brani meno suonati in sede live come ‘Grandier’s Funeral Pyre’ oppure ‘Black Roses For The Wicked One’. E funzionano alla grande, a ricordarci l’incredibile qualità di quell’album uscito quattro anni fa. Eppure anche quando si torna indietro nel tempo con ‘Skywards’ ogni cosa appare in perfetto equilibrio, i venti del folk spirano forti come non mai. Damna li cavalca e invoca a sé le legioni di fan che accorrono sempre entusiaste ai loro concerti. E’ tempo di ‘Elvenlegions’ che deflagra in una corsa power da ritmi indiavolati, ma di certo non c’è tempo per prendere fiato. Non nel duo tratto da ‘Winter’s Wake’, con la splendida ‘The Neverending Nights’ e nemmeno nella stellare ‘The Wanderer’ (che in realtà chiude il concerto). Con la mente e il cuore immersi nella poesia lunatica di ‘The Loser’, posso solo ribadire come il concerto di stasera (circa due ore!) degli Elvenking sia il migliore tra quelli visti sino a oggi e probabilmente anche tra i migliori di quest’anno.

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