Haken + Between The Buried And Me + Cryptodira @Alcatraz, Milano 5 marzo 2023

Il 13/03/2023, di .

Haken + Between The Buried And Me + Cryptodira @Alcatraz, Milano 5 marzo 2023

E’ una serata di sonorità diverse e variegate quella che ci propone l’Alcatraz in questa fredda domenica di Marzo… ma anche una serata di sorprese e scelte inaspettate. Considerata infatti la produzione eclettica e ampia delle tre band coinvolte – Cryptodira, Between The Buried And Me e Haken – non era facile capire cosa aspettarsi. Grazie a un mix esplosivo di sonorità articolate e complesse che spaziano dal death, al metalcore, al math al progressive più classico, il piatto servito era tra i più ricchi per i ricercatori della buona musica. Vediamo attraverso le parole di Dario Cattaneo come è andata…

Arriviamo alla nota venue meneghina poco prima che il secondo gruppo della serata, gli statunitensi Between The Buried And Me. Conosciamo il gruppo della Carolina del Nord da parecchio tempo, e ne abbiamo apprezzato sia gli inizi più estremi, che la virata più melodica di ‘Coma Ecliptic’ e della seconda parte di ‘Automata’, così come il ritorno alle vecchie sonorità col recente ‘Colors II’; quindi eravamo proprio curiosi di sentirli dal vivo, peraltro per la prima volta. La nostra curiosità era poi ulteriormente solleticata dall’estrema varietà della proposta del combo americano: ogni album che hanno fatto è sempre stato caratterizzato da un ventaglio di influenze molto ampio, il che ci faceva domandare come Rogers, Waggoner e soci avrebbero utilizzato l’ora a loro disposizione: se soffermandosi su canzoni più apprezzate dal pubblico o dando grande spazio al nuovo lavoro.
Un buon equilibrio crediamo sia stata tutto sommato la soluzione corretta: anche se il concerto inizia con un relativo salto nel passato per via della più datata ‘Extremophile Elite’ (proveniente dall’album del 2012), la visita sull’attuale ‘Colors II’ non è certo breve: ‘Revolution in Limbo’, ‘Fix the Error’ e l’accoppiata ‘Never Seen/Future Shock’ ci parlano infatti delle sonorità collezionate nell’album la cui copertina capeggia dietro i cinque membri della band. La band ci pare in palla – soprattutto il frontman Rogers – i nonostante alcune critiche sentite in giro, i suoni ci paiono buoni: da dove eravamo noi siamo riusciti a sentire bene sia il poderoso growl del cantante (su questi pezzi strausato) che le note dei vari strumenti. Anzi, particolare menzione ci viene da fare al tecnico responsabile della microfonazione della batteria di Richardson: anche nell’intricatissimo solo propostoci durante ‘Fix The Error’ (ricordiamo la partecipazione di Portnoy su disco per questo brano) siamo in grado di distinguere bene tom, rullanti e pad, per una resa sonora che ci ha invero del tutto soddisfatto. ‘Coma Ecliptic’, album un po’ atipico per la band, viene giustamente omaggiato nella sezione centrale del concerto con la bella ‘Famine Wolf’ e la sua intro; ma sono le successive ‘Bad Habits’ e ‘The Future is Behind Us’ a prendersi la maggior parte degli applausi e degli spintoni, a conferma della buona risposta commerciale avuta per la loro ultima creazione in studio. Chiude le danze un estratto dal doppio ‘Automata’, la solida e variegata ‘Voice Of Trespass’, che fa muovoere di nuovo un po’ tutto il palazzetto. Un buono show dunque, che ha magari guardato poco al passato più remoto della band (il pezzo più datato era appunto del 2012) ma che ci ha mostrato un gruppo solido e ancora pieno di voglia di diversi sul palco riversando una buona quantità di energia sul pubblico. A parte forse un po’ per uno statico Paul Waggoner (bravissimo nelle sue difficilissime parti ma appunto un po’ statico) ci sentiamo di fare i complimenti alla band tutta, con menzione particolare a un ferocissimo Rogers e al tentacolare Richardson. Bravi!

Setlist:
Extremophile Elite
Revolution in Limbo
Fix the Error
Never Seen/Future Shock
Dim Ignition
Famine Wolf
Bad Habits
The Future Is Behind Us
Voice of Trespass

Dopo l’ abbuffata appena terminata di riff tecnici, urla growl e tempi dispari, ci apprestiamo ad ascoltare ben altre sonorità dagli headliner della serata, i britannici Haken. Se da un lato infatti la musica contenuta nei recenti ‘Vector’ e ‘Virus’ si è progressivamente indurita e vestita di una pesantezza e un vigore inediti sui primi lavori, dall’altro le canzoni presenti invece  sul recente Fauna – nonchè l’ingombrante carico di brani attesi dai fans provenienti da ‘Acquarius’ o ‘The Mountain’ –  ci parlano di ben altro genere musicale. Meno metal estremo e più sonorità prog settantiane è quello che ci aspettavamo, e le nostre attese sono state, almeno in parte, esaudite. Diciamo almeno in parte perché – a conti fatti – un po’ la setlist ci ha stupito: a guardarla adesso sembra quasi che il protagonista principale fosse il (comunque buono) album ‘Virus’ di due anni fa, piuttosto che il variopinto ‘Fauna’. La coppia ‘Prosthetic’  e ‘Invasion’ infatti apre lo show, il quale viene poi chiuso da ‘Carousel’ e da tutte e cinque le parto dell’intera suite ‘The Messiah Complex’: quaranta minuti larghi su un show che non ne è durato nemmeno 75, una scelta che non in molti hanno gradito. Il resto della scaletta viene prevedibilmente assegnato a vari estratti di ‘Fauna’ (‘The Alphabet of Me’, ‘Taurus’ e ‘Lovebite’) e solo due brani, benché lunghi, rappresentano il resto della discografia dei Nostri: ‘The Endless Knot’ da ‘Affinity’ e la acclamatissima ‘Falling Back o Earth’ dal masterpiece ‘The Mountain’. Il tutto con buona pace (mica tanto) dei fans della prima ora.
Ma – scaletta a parte – come hanno suonato i cinque simpatici figuri in camicia colorata? Su quello in effetti c’è poco da dire: la perfezione esecutiva sul palco è sempre stata una loro prerogativa. Tutti i brani sono stati suonati con una precisione che ricalca quanto inciso su disco, e anche l’energia riversata sul pubblico è risultata comunque buona. Fuori di testa e energico Jennings come ce lo aspettavamo, simpatico e sornione il bravissimo Henshall, un po’ burbero e in disparte il sodale Griffith e partecipe e sorridente il rientrante Peter Jones: ognuno dei sei musicisti sul palco ha comunque contribuito con la propria sensibilità e personalità, facendo capire al pubblico che erano davvero presenti allo show, e non stavano suonando solo per contratto, diciamo. D’altro canto,  anche i pubblico si è erto spesso ad assoluto protagonista: la partecipazione è stata ottima, nonostante appunto i mugugni per le stravaganti scelte in scaletta, e diversi mosh pit e circle pit si sono creati qui e la, portando sul pavimento dell’Alcatraz un pogo che ci aspettavamo più a un concerto di Exodus e Overkill piuttosto che degli Haken. Senza nemmeno un bis i Nostri chiudono infine la serata, forse un po’ troppo presto. Non ci sentiamo di imputargli niente, lo show e la partecipazione sono stati ottimi, ma in effetti qualche brontolio in più rispetto al solido show dei BTBAM lo abbiamo sentito. Sicuri comunque di esserci divertiti e di avere assistito comunque a un buono show con dei buoni suoni, non abbiamo fatto ritorno a casa insoddisfatti.  Li aspetteremo magari a qualche festival estivo con qualche brano storico in più, mettiamola così.

Setlist:
Prosthetic
Invasion
The Alphabet of Me
Falling Back to Earth
Taurus
The Endless Knot
Lovebite
Carousel
Messiah Complex I: Ivory Tower
Messiah Complex II: A Glutton for Punishment
Messiah Complex III: Marigold
Messiah Complex IV: The Sect
Messiah Complex V: Ectobius Rex

 

 

Galleria fotografica a cura di Piero Paravidino

Leggi di più su: Haken, Between The Buried And Me.