Warrior Soul + Furious Jane @ Grind House Club, Padova, 27 marzo 2025

Il 05/04/2025, di .

Warrior Soul + Furious Jane @ Grind House Club, Padova, 27 marzo 2025

Tornano a farci visita i Warrior Soul di Kory Clarke, con una serie di date sparse lungo tutta la penisola. Ovviamente Metal Hammer non poteva mancare, così per l’occasione ci siamo recati a Padova. Per chi non fosse familiarissimo con la band, i Warrior Soul esordiscono nell’ormai lontanissimo 1990, proponendo un hard rock sporco, ruvido e decisamente punkeggiante, ma allo stesso tempo sofisticato e ricercato, con una componente di impegno politico rilevante. Il periodo storico premia sonorità fuori dagli schemi, grazie anche all’emergere del grunge e alla fase interlocutoria attraversata dal metal più classico, lasciando ampi spazi di manovra a proposte coraggiose ed originali. È così che i Warrior Soul vengono messi di fretta e furia sotto contratto dalla Geffen, una delle case discografiche top dell’epoca, per la quale Kory & Co. pubblicano ben quattro album, prima di interrompere il rapporto professionale in seguito ad una serie di “malintesi”, tensioni e contrasti che con il tempo diventano irreparabili. In questa prima fase della vita della band, i Warrior Soul riscuotono un successo non indifferente, per i motivi di cui sopra combinati con un touring incessante e in contesti anche prestigiosi (spicca un tour in supporto dei Queensryche e date sparse coi Metallica, tra cui una clamorosa alla Wembley Arena di Londra, roba datata sempre 1990) e con assidua frequentazione degli schermi televisivi grazie a continui passaggi su MTV.

Terminata la fase più “commerciale”, Kory decide di conservare il nome originale della band, ma essendosi liberato una volta per tutte da obblighi contrattuali e vincoli commerciali di varia natura, può modificare finalmente l’approccio musicale in modo da riflettere più fedelmente la sua inclinazione artistica, convergendo su un sound ancora più crudo e diretto, denominato da lui stesso come “acid punk”, e abbandonando quasi del tutto episodi più melodici e sperimentali, tanto cari alla casa discografica. ‘Space Age Playboys’, pubblicato nel 1994, è il manifesto della nuova direzione nonché l’episodio più riuscito di questo concept musicale.

Chiusa questa prima fase, in assenza delle spalle larghe di una major, Kory decide di calare il sipario sui Warrior Soul per un periodo lunghissimo, resuscitando il progetto più di un decennio dopo. In questa seconda fase, la carriera di Kory Clarke come musicista e di riflesso dei suoi Warrior Soul prosegue a singhiozzi, passando attraverso una serie lunghissima di collaborazioni con varie case discografiche nonché di musicisti impiegati. Il prodotto di questa “fase due” è rappresentato da una manciata di album, tutti di buon livello, ma decisamente di impatto inferiore in termini di riconoscimento commerciale rispetto ai tempi d’oro.

È così che giungiamo ai nostri giorni. Confesso che avendo visto la band per la prima ed unica volta esattamente 30 anni fa in occasione del loro tour successivo all’uscita di ‘Space Age Playboys’, ed avendo evitato volutamente il ricorso a YouTube per un’anticipazione, faccio fatica ad immaginarmi cosa mi sarei dovuto aspettare da Kory versione 2025, non più giovanissimo, considerando che le sue performance della prima epoca erano caratterizzate da un flusso di energia, rabbia ed intensità senza pari.

Il locale che ospita il concerto a Padova, il Grind House Club, apparentemente covo della comunità hardcore punk della zona, si presenta piccolo, quasi minuscolo, ma allo stesso tempo accogliente, familiare e ben gestito. E poi, ecco finalmente un locale dove la birra costa il giusto! Complimenti ai ragazzi. Il pubblico è commisurato al nuovo contesto commerciale della band, drammaticamente ridimensionato rispetto all’epoca di splendore massimo, siamo nell’ordine delle decine di presenze, non si arriva a cento. Anche le tempistiche sono quelle dei concerti old school, quindi sono già le 22 quando il gruppo di spalla, i napoletani Furious Jane, aprono le danze. I Furious Jane sono una band giovane ed emergente, eppure hanno già all’attivo un paio di lavori, l’EP ‘Empress’ pubblicato nel 2023 e l’LP ‘Vicious’ uscito nel 2024, quest’ultimo registrato addirittura a Los Angeles con l’ausilio del produttore Fabrizio Grossi, già noto per aver collaborato con artisti del calibro di Alice Cooper, Slash e Glenn Hughes.

I ragazzi non godono di certo dei favori del pronostico, tenendo conto del combinato disposto di orario, attesa snervante e voglia malcelata del pubblico presente di ricongiungersi con i suoi Warrior Soul, eppure con lo scorrere dei brani i quattro ragazzi dei Furious Jane riescono a coinvolgere sapientemente e con la giusta pazienza il pubblico presente. Peraltro, la proposta musicale non è tra le più originali, altro elemento che potenzialmente può rappresentare un ostacolo per una band emergente: i Furious Jane possono essere facilmente catalogati come street rock californiano, sicuramente già sentito ma comunque sporco, efficace e coinvolgente, grazie anche ad una coesione e capacità di esibizione decisamente all’altezza.  Il sound richiama fin troppo fedelmente i giganti del genere, vengono spontaneamente alla mente band quali Velvet Revolver ed L.A. Guns, per citare solo le somiglianze più immediate. La band esegue in rapida successione una manciata di brani estratti dai loro due lavori, tra cui spiccano senza dubbio ‘Killers of Rock ‘n Roll’ e ‘Rodeo 69’. La mezz’ora circa allocata ai Furious Jane scorre via fin troppo velocemente, lasciandoci con la sensazione che questi ragazzi faranno parlare di sé andando avanti.

Fortunatamente trascorre poco tempo tra la fine della performance del gruppo spalla e l’ingresso sul palco da parte di Kory (che brandisce l’immancabile bottiglia di vino rosso a lui tanto caro) ed il resto della band, che avviene alle 23 esatte da una porticina laterale letteralmente attaccata al palco stesso. E per chi come me è curioso di verificare lo stato di salute e la credibilità della nuova incarnazione dei Warrior Soul ha potuto mettere in soffitta ogni preoccupazione nel giro di pochi attimi! Kory scandisce ripetutamente il famoso motto We Are The Government! prima di catapultarsi violentemente nell’esecuzione della cover dei Joy Division ‘Interzone’, brano di apertura dell’album d’esordio della band. Il piccolo locale si trasforma d’improvviso in un’arena, o almeno così deve apparire attraverso gli occhi di Kory, perché a quanto pare per lui non solo non sembrano essere trascorsi 30 anni dai tempi d’oro, ma non è cambiato di una virgola nemmeno il suo approccio ai live shows. Il frontman emana un’energia difficile da descrivere, coinvolgendo tutto il pubblico, per quanto scarso, nel suo personale rituale incentrato sulla celebrazione della musica dei suoi Warrior Soul.

La scaletta, composta da ben 16 brani se ho contato correttamente, rappresenta una sorta di ‘Best of’ dei Warrior Soul, con presenza preponderante di materiale estratto dai primi quattro album, e qualche richiamo a lavori più recenti. Inutile soffermarsi su singoli brani: l’esecuzione dall’inizio alla fine da parte di Kory Clarke è coinvolgente e la sua energia è dannatamente contagiosa. Kory trasmette al pubblico presente un misto di sentimenti che vanno dall’incazzato al divertito, dal violento al sarcastico, dal disperato al solidale. A lui non interessa che invece dei 4.000 fans a cui era abituato negli anni ‘90 stasera ce ne siano 40, perché lui non è qui per i soldi, di questo possiamo esserne matematicamente certi, lui è qui per la musica, per l’arte. Lui è qui per noi, e per sé stesso. Ed in tal senso Kory Clarke rappresenta l’artista vero, quello con la A maiuscola. Colui che si esibisce per il bisogno di comunicare e di creare ponti di collegamento con il suo pubblico, che per lui sono i suoi amici, la sua famiglia estesa. Non si spiega altrimenti un’esibizione che difficilmente possa essere ricondotta o associata ad un uomo di 60 e più anni che non si chiami Iggy Pop, Lemmy Kilmister o Mick Jagger.

Si susseguono uno dopo l’altro tutti gli episodi più fortunati della carriera della band, tra cui meritano senz’altro menzione ‘Love Destruction’, ‘Punk and Belligerent’, ‘Jump For Joy’, ‘The Party’ e una meravigliosa ‘Downtown’.

Kory è un uomo posseduto, non si ferma letteralmente neanche per un attimo, cantando le sue canzoni e comunicando continuamente con il suo pubblico tra un’esecuzione e l’altra. Per fortuna, il frontman è anche ben accompagnato, supportato più che adeguatamente da una band decisamente all’altezza, tra cui figura alla chitarra anche il prodotto “local” Gigi, responsabile della Jetglow Recordings, che tra le varie produzioni recenti ha anche curato la ristampa in vinile di alcuni lavori dei Warrior Soul.

Nonostante la tarda ora, ci si avvia verso il termine dello show, ma non prima di esserci goduti le ultime due perle della serata, ovvero la meravigliosa ‘The Losers’, eseguita con intenso e coinvolgente trasporto da parte di Kory… here’s to the losers, the substance abusers, to the rejects, all the imperfects, ‘cause I think we’re beautiful… seguita dall’immancabile ‘The Wasteland’.

Lasciamo il Grind House Club quando sono quasi le due del mattino, stanchi ma soddisfatti, consci di aver assistito ad uno spettacolo davvero speciale, con musica autentica eseguita da un artista vero, evento sempre più raro nel contesto del music business contemporaneo.

Foto di Federico Benussi

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