Monolithe – Nebula Septem

Il 25/01/2018, di .

Gruppo: Monolithe

Titolo Album: Nebula Septem

Genere: ,

Durata: 49 min.

Etichetta: Les Acteurs De L'Ombre Productions

72

A due anni di distanza dalla pubblicazione di ‘Zeta Reticuli’, tornano i transalpini Monolithe. Lo fanno con un album in cui il minimo comune multiplo è il 7: disco numero 7, 7 musicisti coinvolti, 7 canzoni, 7 minuti a brano e le 7 prime lettere dell’alfabeto utilizzate per iniziare ogni titolo! Tutto questo fa apparire una cosuccia da miserabili il ‘Seventh Son Of Seventh Son’ di maideniana memoria! In attesa di capire se l’ex Anthemon Sylvain Bégot soffra o meno di un disturbo ossessivo compulsivo, ci tuffiamo nell’ascolto di quest’opera, che si presenta bene sin dal packaging impreziosito dalla mano del norvegese Robert Høyem. La prima cosa che salta all’orecchio è una sostanziale apertura alla melodia con parziale abbandono delle sonorità funeral doom che avevano contraddistinto soprattutto i primi “monoltici” volumi della saga Monolithe. Oggi i punti di riferimento dei francesi sono tutti quei gruppi che sono esplosi negli anni 90, soprattutto in casa Peaceville. Mi riferisco a Pardaise Lsot, My Dying Bride, Anathema e Katatonia. Band capaci di rileggere il doom in chiave gotica e decadente. Sonorità che stanno tornando di moda, con il successo di Tribulation e band simili. ‘Nebula Septem’ non provoca quella sensazione di soffocamento dei primi parti dei Monolithe (vi ricordo che la tetralogia iniziale conteneva singole tracce dalla durata di un’oretta, mentre i successivi ‘Epsilon Aurigae’ e ‘Zeta Reticuli’ raccoglievano ognuno tre composizioni da quindici minuti l’una!), ma aggredisce l’inconscio, cerando più che altro una sensazione di malumore. Ed estraniazione, perché i Monolithe di oggi hanno un qualcosa che ti porta oltre la dimensione terrestre per catapultarti nello spazio profondo. Dovendo sintetizzare i contenuti di queste sette tracce da sette minuti, che partono con ‘Anechoic Aberration’ e finiscono con la strumentale ‘Gravity Flood’, potremmo parlare di una fusione ben riuscita di doom inglese anni 90 con una versione light dei Samael epoca ‘Passage’ / ‘Eternal’. Probabilmente i fan della prima ora, gli ortodossi del funeral doom, storceranno un po’ il muso, ma credo che al matematico Sylvain Bégot questo possa interessare poco quanto niente.

Tracklist

01. Anechoic Aberration
02. Burst in the Event Horizon
03. Coil Shaped Volutions
04. Delta Scuti
05. Engineering the Rip
06. Fathom the Deep
07. Gravity Flood

Lineup

Benoît Blin: guitars
Sylvain Bégot: guitars, keyboards, programming
Olivier Defives: bass
Thibault Faucher: drums
Rémi Brochard: vocals, guitars
Matthieu Marchand: keyboards