Reece – Cacophony of Souls

Il 13/03/2020, di .

Gruppo: Reece

Titolo Album: Cacophony of Souls

Genere:

Durata: 48:23 min.

Etichetta: El Puerto Records

Distributore: Soulfood Music

62

Finora mi ero occupato tre volte di David Reece: la prima per cultura personale, leggendo del suo ingresso negli Accept in occasione della prima separazione tra Udo e il resto della band; la seconda, sempre legata agli Accept, quando in occasione del loro roboante ritorno ‘Blood of the Nations’ mi decisi ad ascoltare ‘Eat the Heat’ – l’unico contributo di Reece alla voce per i tedeschi – senza esserne minimamente impressionato (per non parlare dei video live in cui si cimentava sui classici della band…); e non nego che tutto ciò ebbe paradossalmente l’effetto di farmi accettare più di buon grado l’ingresso del ciclone Tornillo!
E la terza? Fu quella volta in cui, usciti dalla sala prove alla fine di una jam, il buon Matt mi chiese “la butto lì… che ne diresti di andare a vedere David Reece dal vivo? Suona tutti i classici del periodo ‘Eat the Heat’, può essere divertente…”. Neanche per scherzo, risposi. Tuttavia, ero incuriosito dall’uscita di questo ‘Cacophony of Souls’: un po’ per l’amarcord (sia del 2010 che del 1989) un po’ per l’etichetta “Ex-Accept meets Ex-U.D.O.”, che mette l’accento sulla collaborazione con Andy Susemihl, storico chitarrista degli U.D.O. all’epoca di ‘Mean Machine’. Tuttavia, il clamore dello slogan è giustificato solo in parte, dato che Reece e Susemihl vantano una collaborazione iniziata in occasione del primo disco solista del singer (‘Universal Language’, del 2009) e poi continuata nella comune militanza nei Bangalore Choir.
Dunque, che dire di questo quarto capitolo a nome Reece? Beh, che non sia un disco che lascia gridare al miracolo credo sia chiaro già a tutti sin dalle premesse, qui corroborate dai quasi cinquanta minuti di durata (davvero troppi), dal continuo riciclo di riff a spese delle tradizioni HM euroamericane e dunque dal fatto che siamo dinanzi a un lavoro “di mestiere”, tutto qui.
La cosa strana è che, nel confronto con le precedenti esperienze da solista, come ‘Universal Language’, il buon David lascia qui parzialmente da parte la timbrica rock statunitense per scimmiottare (incredibilmente) proprio Dirkschneider, come non aveva fatto neanche sui solchi di ‘Eat the Heat’! Il tutto magari asservito all’obiettivo di aprirsi una certa credibilità tra il pubblico del Vecchio Continente, con il volpone Susemihl che realizza per lui le atmosfere ben congegnate di ‘Collective Anaesthesia’, episodi priestiani come ‘Metal Voice’ o la title track in apertura, con il suo riff riciclato da ‘Slave to the Grind’ che però manca assolutamente di carica anthemica, e la ballad ‘Another Life Another Time’, che ricorda il Dickinson solista della prima metà dei ’90 (una sensazione che affiorerà anche su altri episodi).
Tuttavia, non tutto l’album è da buttare, anzi… bisogna arrivare a ‘Over and Over’ per avere uno scossone di quelli micidiali, per un mid tempo che ha finalmente qualcosa da dire, nonostante sia stato scelto come ottava (ottava!) traccia; e le sorprese non finiscono qui, poiché sono degne di nota anche la successiva ‘Back in the Days’, col suo riffing di scuola Annihilator sulla strofa dickinsoniana che però apre a un refrain che sembra partorito dai Rainbow di Bonnet o Turner.
Su tutto, l’ottimo lavoro di lead guitar che marchia a fuoco anche ‘A Perfect World’, e ci guida all’inevitabile conclusione: tirando le somme e parafrasando Renato Carosone, quando David Reece gioca a fare “l’europeo” risulta meno credibile che quando veste il completo a stelle e strisce. Se saprà recuperare appieno la sua identità, anche la sua piccola nicchia risulterà linda e ben apparecchiata per il Thanksgiving Day…

Tracklist

01. Chasing the Shadows
02. Blood on our Hands
03. Judgement Day
04. Collective Anaesthesia
05. Cacophony of Souls
06. Another Life Another Time
07. Metal Voice
08. Over and Over
09. Back in the Days
10. A Perfect World
11. Bleed
12. No Disguise

Lineup

David Reece: vocals
Andy Susemihl: guitars
Malte Frederik Burkert: bass
Andrea Gianangeli: drums