Bell Witch and Aerial Ruin – Stygian Bough – Volume I

Il 13/07/2020, di .

Gruppo: Bell Witch

Titolo Album: Stygian Bough – Volume I

Genere: ,

Durata: 64 min.

Etichetta: Profound Lore

75

“A full-length of profound lows and delicate highs”. Ve l’ho detto in precedenza, non sono avvezzo a far miei i dettami delle note promozionali a un disco, ma ci sono frasi che colgono inaspettatamente l’essenza di un discorso musicale più di quanto possa fare il recensore avvezzo a scendere nei dettagli e a dispiegare le proprie emozioni. Tanto più che personalmente mi sono avvicinato a un album come ‘Stygian Bough – Volume I’ più per curiosità che per reale conoscenza della storia del progetto a esso legato, vuoi anche per l’irresistibile richiamo al Fato Misericordioso che ha esercitato un monicker come Bell Witch. Certo, nulla di convenzionale emerge dai solchi virtuali di questo lavoro, e un po’ c’era da aspettarselo, vista la durata dilatata di almeno quattro delle cinque tracce incluse; tuttavia, una parte di quell’oscurità evocata dalla leggenda della Strega dei Bell permane nella formula del duo dello Stato di Washington, in questa sede coadiuvato dall’operato di Erik Moggridge (essenzialmente la mente dietro il progetto dark / folk Aerial Ruin), per un connubio che unisce il funeral doom dei Bell Witch con le suggestioni elegiache del cantastorie di Portland.
Il risultato è un progetto che spesso dà voce alternativamente all’una o all’altra componente, pur tendendo in generale a mitigare le asperità “estreme” della band di Desmond e Schreibman, prediligendo dunque i momenti atmosferici e di attesa, straniante e soffocante come si conviene all’effetto ricercato. Dunque, un ulteriore passo in avanti rispetto a quella ‘Rows (of Endless Waves)’ che otto anni fa marchiò per la prima volta la collaborazione tra i due progetti, in occasione di ‘Longing’ dei Bell Witch, con un bagaglio di estremismo facilmente riconoscibile. Va comunque detto che – per quanto fossi preparato – non ero comunque avvezzo alla peculiare interpretazione postmoderna del termine “folk” tanto in voga Oltreoceano, visto che la mia idea di avanguardia in questo campo si ferma ai galiziani Sangre De Muerdago, chiara espressione di quel tipico mood europeo con decise aperture verso la Porta dell’Est, laddove l’approccio nordamericano tende ad essere più riflessivo e “glaciale”. Certo, all’ascoltatore impaziente basterà la sola ‘The Bastard Wind’ per farsi un’idea di un sound che pesca a piene mani dalle radici del Male per addolcirsi appena incontra la tradizione del doom nordeuropeo o quella delle contaminazioni con il gothic, senza abbandonare mai una traccia psichedelica che accompagna i sessanta e più minuti di durata di ‘Stygian Bough – Volume I’, come un basso continuo.
Lo riconosco, ‘Heaven Torn Low I’ lascia perplessi con il suo dipanarsi dilatato e affidato essenzialmente alla chitarra di Moggridge, con la seconda parte che indugia ancor più sui tre accordi che ne compongono la struttura, ma la cifra stilistica è questa: prendere o lasciare. Lo stesso discorso vale per il duetto tra basso e chitarra che anima il ‘Prelude’, per poi lasciare spazio alla magniloquente ‘The Unbodied Air’, che nella costruzione dei riff ricorda il minimalismo chitarristico dei primi My Dying Bride, finché a metà inizia l’elegia folk, quella che si fa richiamo universale, rarefatta com’è dalle corde che accompagnano senza fretta i cantori dell’ineluttabile. Con una coda sottolineata e accentuata dall’organo, che amplia gli orizzonti dei modelli candlemassiani per abbracciare soprattutto il gothic novantiano. Un lavoro zeppo di pieni e vuoti, di contraddizioni insanabili, esemplare metafora di un’umanità che trascina stanca le sue catene senza però dimenticare di levare le sue invocazioni.

Tracklist

01. The Bastard Wind
02. Heaven Torn Low I (the passage)
03. Heaven Torn Low II (the toll)
04. Prelude
05. The Unbodied Air

Lineup

Dylan Desmond: bass, vocals
Jesse Schreibman: drums, vocals
Erik Moggridge: guitars, vocals