Dark Quarterer – Pompei

Il 21/12/2020, di .

Gruppo: Dark Quarterer

Titolo Album: Pompei

Genere: ,

Durata: 47 min.

Etichetta: Cruz del Sur

Distributore: Audioglobe

80

Doverosissima premessa: per me i Dark Quarterer sono dei veri e propri artigiani della musica. Non è solo un giudizio che esprimo con piglio nostalgico per il glorioso passato di uno dei pilastri dell’HM italico, tutt’altro: è una definizione che racchiude tutto il riconoscimento per un ensemble che non si è mai adagiato sugli allori, continuando a proporre composizioni di alto livello e al contempo ad alzare l’ideale asticella della propria proposta. Eh sì, perché i Dark Quarterer hanno solcato gli anni Ottanta con un taglio affine a quanto fatto Oltreoceano da gente come i Manilla Road, una caratteristica che ne fece dall’inizio gli alfieri della via italiana all’epic prog, combinando in maniera magistrale le due componenti in una maniera incredibilmente congeniale alla sensibilità tricolore, con l’estro che è proprio dei grandi della nostra tradizione artistica. A partire dall’omonimo disco e dal mitologico ‘The Etruscan Prophecy’, la band ha snocciolato varie gemme nel corso dei decenni, fino a giungere nel 2015 alla pubblicazione di ‘Ithaca’, che per quanto mi riguarda rappresenta l’apice di una fase di maturità che continua tuttora.
Ecco, l’unico neo di ‘Pompei’ è quello di arrivare dopo un lavoro eccelso come il predecessore: mi rendo conto che si tratta di un dettaglio, di una faccenda di gusti personali, poiché amerò questo disco alla stessa maniera del precedente, ma mentre su ‘Ithaca’ la band proponeva continuamente soluzioni inusuali, col cantato di Gianni Nepi che prediligeva i registri più profondi abbracciando con un sol colpo l’argomento trattato e gli ornamenti musicali proposti, cinque anni dopo i Dark Quarterer tendono a guardarsi indietro, a ripescare dinamiche e soluzioni del passato. Tutto giusto, tutto legittimo e in generale tutto molto gradito, e forse la motivazione per l’indulgere del quartetto su formule legate agli esordi va ricercata nella particolarità dell’argomento trattato, tutto qui.
Non fraintendetemi neppure per un attimo, però: quell’intensità drammatica di cui sopra non è andata affatto dispersa nell’ambito di quello che è a tutti gli effetti un nuovo corso per i toscani, con la formazione a quattro che aggiunge spessore a una proposta che era già affascinante di suo, riscrivendone i canoni e gli stilemi in una continua ricerca musicale, pur negli inevitabili connubi tra il passato e il futuro.
È tempo dunque di volgere lo sguardo a ‘Pompei’: anche stavolta l’ispirazione per il concept è squisitamente letteraria, ricalcando ‘I tre giorni di Pompei’ di Alberto Angela; apprezzabilissima la scelta di organizzare il tutto come un coro a più voci, con il Vesuvio a prendere la parola in prima persona, incurante delle vicende umane, proprio nell’opener dedicata al fatale vulcano. I richiami ai tecnicismi di scuola Megadeth / Annihilator – già emersi nel disco precedente su ‘Mind Torture’ – tornano qui a farsi sentire, pur in un ambiente sonoro mitigato dal flavour Seventies delle tastiere; una formula di interscambio tra i due strumenti solisti che riemerge con ancora maggiore convinzione su ‘Welcome to the Day of Death’, campo di battaglia per un duello tra l’epicità degli assoli di chitarra e il mood vintage dell’organo.
‘Panic’, poi, è la dimostrazione di come si possa creare un’atmosfera anche con i soli due accordi introduttivi, sorta di leitmotiv che torna dopo le evoluzioni hard/prog delle strofe, con le chitarre di Francesco Sozzi e le tastiere di Francesco Longhi a spartirsi il consueto bottino di assoli, fino all’ariosissima apertura, inattesa come quelle melodie di ‘Gladiator’ che lasciano ben presto spazio alla coda marziale di ordinanza, o come il crescendo oscuro della conclusiva ‘Forever’, che in coda si affida alla maestria del succitato Sozzi, reminiscente della migliore tradizione prog italiana (compreso il Dodi Battaglia di ‘Parsifal’, ovviamente!).
‘Pompei’ è tutto questo, fino alla curiosa scelta di introdurre la narrazione di Plinio il Vecchio con un incedere tipicamente hard rock, salvo poi regalarci uno struggente break di pianoforte che si evolve in maniera inattesa e spiazzante, con atmosfere che non hanno nulla da invidiare a quelle dei migliori Symphony X. È un po’ questa la cifra di un disco dei Dark Quarterer: arrangiamenti mai scontati e un lavoro di cesello continuo sulle composizioni, con l’ascoltatore che ha tutto da guadagnare dalla loro fruizione, meglio ancora se legate da un concept come avviene di sovente. I veterani di Piombino ci hanno regalato un nuovo capolavoro, ora non resta che godercelo.

Tracklist

01. Vesuvius
02. Welcome to the Day of Death
03. Panic
04. Plinius the Elder
05. Gladiator
06. Forever

Lineup

Gianni Nepi: vocals, bass
Francesco Sozzi: guitar
Paolo Ninci: drums
Francesco Longhi: keyboards